Rinviata la discussione in Consiglio sulla costituzione della TeMa bis. Intanto la Coop. Carli avanza preoccupazioni
È stato rinviato l'atto deliberativo per la costituzione di un'associazione culturale per la gestione a rete dei beni culturali comunali (Pozzo di San Patrizio, Rocca dell'Albornoz, Palazzo del Capitano del Popolo, Torre del Moro, Palazzo dei Sette, Chiesa di San Francesco) di cui abbiamo già parlato in una precedente notizia. Ma l'amministrazione dichiara che il rinvio non ha nulla a che fare con la petizione presentata dalle associazioni di categoria e da alcuni cittadini, che chiedevano la partecipazione di un argomento così cruciale all'interno del QSV, ma con approfondimenti tecnici che si sono delineati come necessari, soprattutto in relazione alla redditività dei beni.
La questione, in effetti, come fa notare anche un fine commentatore alla nostra notizia fornendo tra l'altro un interessante link, è tutt'altro che semplice e può apparire non privo di rischi procedere nel senso indicato dalla Giunta senza accurati approfondimenti. Possono davvero, tali servizi, essere ritenuti privi di rilevanza economica tanto da poter essere affidati in gestione diretta a un'associazione culturale?
In ogni caso, mentre si sta approfondendo, continuano a emergere alcuni aspetti su come l'associazione dovrebbe essere costituita. Pare sia stata accantonata l'idea di garantire il capitale sociale con il 51% delle quote a carico del Comune e che le quote dovranno essere paritarie per tutti i soci; ma il Comune, d'altra parte, dovrebbe poter controllare il previsto CdA di cinque membri con almeno tre di nomina diretta.
Intanto, mentre si sta approfondendo, il 31 dicembre scade la convenzione che il Comune di Orvieto ha in essere con la Cooperativa sociale "Luigi Carli" per la gestione della Torre del Moro e la custodia del Palazzo dei Sette: gli ultimi beni, tra quelli inseriti nell'asset turistico-culturale da affidare, da ricondurre al pieno e libero possesso comunale.
L'argomento, dunque, riguarda anche il futuro della Cooperativa Carli, che nella discussione in corso desidera porre l'accento su quello che vuol dire penalizzare ulteriormente la cooperativa stessa, già duramente provata dal mancato pagamento di crediti per oltre 600 mila euro vantati nei confronti della Fondazione Centro Studi Città di Orvieto e dalla perdita di altri servizi prestati, che ha portato alla contrazione di circa 30 posti di lavoro che la Carli riusciva ad assicurare. Non che la cooperativa voglia condizionare il futuro dell'assegnazione dei beni culturali di Orvieto, ma tiene almeno a sottolineare come intorno alla gestione della Torre e alla custodia del Palazzo ruotino sei ulteriori posti di lavoro: particolarmente preziosi, da un punto di vista sociale, perché hanno permesso, nel tempo, l'inserimento nel lavoro di persone svantaggiate attraverso i servizi del SAL e borse terapeutiche in collaborazione con i servizi territoriali SIM e SERT. Per la Carli, inoltre, la gestione della Torre del Moro ha sempre rappresentato il fiore all'occhiello da un punto di vista turistico-culturale, permettendo alla cooperativa - che in prevalenza esercita servizi di custodia, pulizia e organizzazione di attività a carattere sociale - altre collaborazioni in questo asset.
Depotenziare la Carli, in ogni caso - questo tiene a sottolineare soprattutto la cooperativa - significa depotenziare anche e soprattutto la valenza sociale e terapeutica che può avere l'inserimento al lavoro di persone svantaggiate, dato che su 73 unità lavorative il 35% è rappresentato da lavoratori svantaggiati.
In ogni caso la TeMa bis - così è ormai denominata la costituenda associazione culturale - potrebbe anche continuare ad avvalersi, con nuove forme da stabilire, dei lavoratori della Carli attualmente occupati alla Torre, dato che dovrà comunque affidare a terzi i servizi che gestirà. E proprio nell'ambito dei servizi da affidare, operando a sistema dovrebbe sanare anche alcune situazioni di cassa integrazione nella TeMa.
Tutto, in ogni caso, è ancora molto fluido. Non ultimo il piano politico. Perché sulla TeMa bis gli equilibri, anche in maggioranza, sono molto instabili e delicati, e il rinvio potrebbe tornare a rimescolare le carte.