I Bartender rientrano in Italia, dopo la tournée ad Hong Kong
"Appena atterrati non avevamo idea di cosa ci aspettasse. Ma durante il volo e nei giorni che precedono la partenza abbiamo cercato di immaginarla. Eppure la realtà, forse quella di ogni viaggio in un luogo denso e complesso, è che una città così ti sorprende e ti cambia. E quando torni a casa capisci che il tuo sguardo sul mondo è cambiato. Per sempre. Una città enorme, estrema, in cui ad ogni angolo siamo stati sorpresi da rumori nuovi e assordanti, dalle luci potenti che illuminano la notte. E gli odori. Così diversi, densi di una cultura che sapevamo non avremmo avuto il tempo di comprendere davvero. E allora ci siamo lasciati cullare e ci siamo ritrovati a ruotare la testa come bambini in un luna park".
Trattengono a fatica l'emozione, David Tordi, chitarrista e voce principale, Gabriele Tardiolo a.k.a. Svedonio, chitarrista ed arrangiatore, Valerio Bellocchio, il più giovane, anche lui chitarrista, meglio noti, insieme, come "Bartender". Apprezzato non solo in Italia, il trio è volato in Cina per l'annunciata tournée orientale che li ha visti suonare domenica 12 novembre allo Spiaggia Restaurant e poi lunedì 13 e martedì 14 novembre al Grappa’s Cellar, mercoledì 15 novembre al Gecko Lounge, giovedì 16 novembre al Ned Kelly’s Last Stand, sabato 18 novembre al Senses 99 e domenica 19 novembre al Grappa’s Queen’s Road East.
"Siamo italiani - dicono - siamo occidentali. Abbiamo suonato in tanti posti ritrovando sempre radici comuni, similitudini di pensiero. Ma Honk Kong è altro. E’ come viaggiare in una macchina del tempo che ti porta in una dimensione parallela. Tra passato e futuro. Forse è una proiezione delle trasformazioni che attendono molte metropoli. Ma è un luogo che, con integrità, mantiene i propri principi e le proprie tradizioni.
E anche il rapporto col pubblico è stato nuovo ed emozionante. Erano tutti, davvero, tutti quanti attenti, curiosi, precisi nell’osservare i dettagli, affamati di sfumature. E si sono appassionati, ci hanno appassionato, testimoniando ancora una volta che il contatto vero col pubblico, l’empatia, è il punto focale di chi come noi ama suonare dal vivo. L’ascolto attivo, la partecipazione, trasformano e amplificano le capacità, migliorano lo spettacolo. Abbiamo dato il massimo perché abbiamo ricevuto il massimo. E il risultato ha sorpreso noi e loro. Un successo non filtrato da preconcetti.
Non si sono chiesti se fossimo conosciuti, famosi, non hanno giudicato ciò che sapevano o non sapevano di noi. Hanno ascoltato e guardato il nostro show. Ci hanno seguiti concerto dopo concerto. E ci hanno premiato per quello che abbiamo saputo dare. Non è esattamente l’accoglienza a cui siamo abituati in Italia, dove spesso sembra di non fare abbastanza e che sia impossibile spiccare il volo. A Hong Kong non solo è possibile. Ci è successo. Ed è per questo che non vediamo l’ora di ripetere questa esperienza. Il prima possibile".