cultura

Brillante, ironica e "moltiplicata" Anna Marchesini torna in Umbria. Al Morlacchi con La cerimonia del massaggio

lunedì 5 dicembre 2005
di Davide Pompei

Lo scorso anno è stata a Milano. Dopo aver girato per i teatri di Recanati, Firenze e Roma, l’orvietana Anna Marchesini approda al Teatro Morlacchi di Perugia, portando in scena dal 6 all’11 dicembre il suo fortunato “La cerimonia del massaggio”, un’esilarante commedia degli equivoci e delle allusioni, tratta da un delizioso libretto di Alan Bennett, di cui ha curato contemporaneamente traduzione, adattamento e regia. Avida frequentatrice dell’autore inglese, di cui ha già portato in scena tre testi (Una patatina nello zucchero, Un letto di lenticchie e L’occasione d’oro), Anna Marchesini torna ad affrontarlo per la quarta volta.
Piccolo capolavoro di stile, ironia e intelligenza, lo spettacolo è la cronaca di un servizio funebre “senza cadavere”, rito tipicamente inglese in cui si ricordano i talenti e gli affetti del defunto: nel caso specifico, le doti celebrate sono quelle del 34enne Clive Dunlop, pittoresco fisioterapista e instancabile dispensatore di favori sessuali, cui la folta platea intervenuta alle esequie pare aver fatto ampiamente ricorso, sacerdote compreso. I personaggi riuniti sono tutti turbati, non tanto per la prematura morte, quanto per l’ipotesi – quasi una certezza – che questa sia da attribuirsi all’aids e per il timore di essere stati contagiati durante qualche particolare seduta.

Vestita di un bizzarro abito talare, in una scena austera e rigorosa, arredata solo da un leggio e qualche panca, senza pause o rallentamenti, per un’ora e venti la Marchesini dà spessore all’affollato canovaccio, con un tono volutamente un po’ querulo, passando con disinvoltura dagli accenti romani a quelli piemontesi, senza escludere un accenno di finta parlata nipponica.
Alternando la narrazione all’invenzione interpretativa, l’attrice si moltiplica nelle voci di Padre Geoffrey, l’ambiguo sacerdote (sulla cui tesina alla Facoltà di Teologia il tutor aveva scritto “Salta all’occhio una certa confusione fra Dio e Joan Crawford”), della vecchia che si finge zia di tutti quelli di cui assiste al funerale, di un giapponese di passaggio, di un arcidiacono venuto a controllare il sottoposto, e di una vasta schiera di falsamente rispettabili appartenenti al mondo ricco e patinato.
Il rito assume quasi l’andamento di una riunione mondana, tra cuochi famosi e star della televisione che chiedono se è permesso fumare e scambiano l’acquasantiera per un posacenere. Attori di fama, giornalisti rampanti, ministri in carica, mezzobusti televisivi, avvocati e funzionari, mariti, mogli e amanti, “una piccola folla eccelsa e avariata, spaccato tipico dell’Inghilterra di oggi”.

In un crescendo di surreali equivoci, ambigue ammissioni di connivenza erotica e isterismi suscitati da possibili contagi, Anna Marchesini dà sfoggio delle sue doti di interprete eclettica e intensa, cui la valenza drammaturgica del testo originale offre la “meravigliosa possibilità di diventare un ‘condominio parlante’, un quartiere, un paesaggio dentro e fuori, milleteste e un’anima balorda, la voce pensiero, i rumori di sottofondo, le voci dentro e fuori campo, due persone in una”.
L’attrice, grazie alle sue capacità trasformistiche, dà vita a una ventina di personaggi molto diversi tra loro, compiendo una vera e propria acrobazia verbale. Il risultato è una farsa intelligente, colta, teatrale, sofisticata, resa ancora più divertente proprio perché inserita nel rito di una commemorazione funebre.
Come ha detto qualcuno, “ha qualche sfumatura di giallo, solo che invece di capire chi ha ucciso il giovane massaggiatore, si è stimolati a scoprire cosa è stato”.

Da martedì 6 a domenica 11 dicembre – con una doppia recita giovedì 8 alle 17 e alle 21 - al Teatro Morlacchi.
In occasione dello spettacolo, mercoledì 7 dicembre alle 17.30, sempre al teatro Morlacchi, Anna Marchesini incontra il pubblico.

Anna Marchesini, un’orvietana tanto caruccia