cronaca
Un ricordo di Luigi Barzini
giovedì 18 maggio 2006
Il Premio è l’occasione per ricordare una delle figure più affascinanti e avventurose del giornalismo italiano, ripercorrendo episodi ed eventi passati alla storia, attraversando il racconto di una famiglia e della sua vocazione al giornalismo.
Luigi Barzini, nato ad Orvieto nel 1874, lasciò la sua città nel 1898 e poco dopo cominciò a raccontare i piccoli e grandi fatti del mondo. “Alcuni suoi reportages, come quello sul terremoto di Messina, sul raid automobilistico Pechino-Parigi e sulla guerra russo-giapponese, sono dei classici del giornalismo viaggiante, anzi del giornalismo senza qualifiche - scrive Ugo Stille - esemplari di una professionalità assai brillante”. Di se stesso era solito dire che era diventato giornalista per caso e in modo strano e inaspettato. Lui che “era nato il più grande giornalista viaggiante” e che per primo applicò l’arte letteraria ai grandi avvenimenti del mondo.
“Luigi Barzini era un avventuroso viaggiatore che, contrariamente a molti altri uomini d’azione, scriveva in modo mirabile. Aveva visto tutti i paesi del mondo, dove era diventato amico intimo di grandi personaggi, testimone oculare dei principali avvenimenti storici, conoscitore di gelosi segreti politici e militari, sapiente scrutatore nelle ombre del futuro” ricorda suo figlio, Luigi Barzini jr, anche lui grande inviato del Corriere della Sera. “I grandi viaggi, le descrizioni di battaglie, le rivoluzioni, il crollo di imperi, le avventure esotiche erano la materia che lo ispirava. (...) Alcune sue pagine sono più memorabili e durevoli di quelle di molti letterati del suo tempo.” Anche perché scriveva quando il tempo non consumava così rapidamente tutti gli eventi e il tempo stesso contava meno. “Articoli e servizi viaggiavano spesso per ferrovia e piroscafo. Non perdevano nulla del loro interesse e si leggevano con avidità anche dopo diversi giorni.”
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