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Andrea Stella ovvero messaggi che lasciano il segno

venerdì 27 dicembre 2024
di Roberto Pace

A quanto emerso di avvincente, coinvolgente, formativo/istruttivo, orientativo, nell'annunciato incontro con l'ingegnere Andrea Stella al Palazzo del Capitano del Popolo, mancava la "bolla medievale" a certificarne il successo. Il documento, non in pergamena, ma via telefonino, al passo con il mutare dei tempi, è pervenuto questa mattina.

A chiamare, una professionista orvietana della quale riassumiamo la domanda "Roberto buongiorno. Mi dice, per favore, se è possibile trovare l’intervista a Andrea Stella su qualche canale televisivo visibile in altre parti d’Italia? Gradirei, io la ho già seguita, offrire l’opportunità di ascoltarla ad amici residenti in altre parti d’Italia che hanno bambini e ragazzi cui ritengo possa fare solo del bene sentire quanto detto dall’Ingegnere a mio parere persona veramente  speciale. Difficile trovarne altri come lui, se non altro per la grande umiltà che fa la differenza". 

Un segnale forte e chiaro di come l'ex numero 10 (numero dei fuoriclasse) dell’Orvieto Scalo possa aver colpito nel modo che aveva più a cuore. Per maggiore chiarezza, sveliamo un piccolo antefatto. Prima dell’evento, in un messaggio  mi aveva svelato la sua preoccupazione per il timore che la manifestazione assumesse toni troppo celebrativi e popolari. Storicamente, rifugge da ogni  qualsiasi forma troppo elogiativa o sfarzosa riguardante il mestiere che esercita e la sua persona. Insomma, era suo desiderio provare a costruire qualcosa preferibilmente utile al prossimo. 

Poche parole, comunque esaustive per colpire nel segno e indirizzare la chiacchierata in ambiti solo all’apparenza distanti ma connettibili anche alla F1. Onestamente, sapendo il personaggio e l’attenzione dedicata dai media locali all’evento qualche dubbio lo avevamo avuto pure noi. Logico, di conseguenza, girare il messaggio agli attori incaricati di interloquire con l’Ing., ma impossibile e poco logico trasmetterlo ai quattrocento e passa testimoni (Sala dei Quattrocetno), in attesa, con largo anticipo, fuori dal Palazzo. 

Com’è finita tutti lo sanno: la "celebrazione" c’è stata risultando quasi obbligata. Per le  quasi due ore di completa attenzione a quanto giungeva dai microfoni, per i numerosi e calorosi applausi, per l’affetto  di grandi e piccini pronti a mettersi in fila per una foto e/o un autografo  da mostrare per dire a tutti "C’ero anch’io".  Sarà, ma osservandolo da vicino azzardiamo la presunzione del successo per l’accoglienza tributata dagli orvietani. L’uomo dei colori Papaya s’è dovuto inchinare, come sempre con stile e affetto. Grande Andrea!