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Orvietana sconfitta con attenuanti, 40 giorni di stop per Alessandro Berardi

lunedì 2 dicembre 2024
di Roberto Pace

Quella di Figline è la seconda sconfitta in trasferta dopo quattordici giornate. Non male, tenendo sempre ben presente la salvezza quale obiettivo principale. Peccato che, nella colonna' partite in casa', sia la voce sconfitte (4) a rubare la scena. I numeri tradiscono difficilmente e quello di migliorare il trend casalingo si pone quale intento primario. Rizzolo, nell’intervista post partita, ha difeso il modo in cui la squadra ha condotto la gara fino al momento dell’infortunio, con espulsione, di Berardi. Lo sfortunato centrale ne avrà per circa un mese avendo riportato una sub lussazione alla spalla dx.

Chi ha seguito in televisione la partita e i pochi sostenitori presenti a Figline potranno essere più o meno d’accordo con il tecnico.  E’ verità la gestione dl match, tutto sommato tranquilla fino a quel momento, ma bisognerebbe aggiungere qualcosa sul gioco, meno incisivo e più prevedibile rispetto a quanto visto in altre trasferte nelle quali le occasioni per segnare  avevano sfiorato più volte la doppia cifra. Ragionevole, concludere che, alcuni degli uomini scesi in campo, di cui si conosce il valore, non siano riusciti o siano stati impossibilitati a far meglio. A questo vanno aggiunti gli errori individuali. Ce n’è stato più di uno, fanno parte del gioco e devono essere accettati.

Inoltre, guai a ignorare che il campionato sia vicino alla metà, con molte squadre che viaggiano a pieno regime e altre, fatto tesoro degli errori iniziali, si siano attrezzate o lo stiano facendo per rimettersi in corsa. Oramai, l’effetto sorpresa, virtù che l’Orvietana era riuscita a far propria, sembra in via d’esaurimento. Gli altri hanno imparato e adesso riescono a organizzare adeguate contromisure. Servirà appuntire quanto fatto e ben assimilato, naturalmente senza stravolgerlo, pena il rischio di fare il passo del gambero. Forse, o quasi certamente c’eravamo un po’ tutti abituati al meglio. Sarà bene ripiegare verso il mondo degli umili, abituati a lottare per la conquista del pane quotidiano.