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Alla Castellana il trio Manni: tre fratelli, un'unica passione

lunedì 21 ottobre 2024
di R.P.

Alla Castellana è anche l’anno dei fratelli. Ci sono i due orvietani, Filippo e Faustino Ferretti, ai quali, rimanendo in zona, si aggiunge il trio veloce di Todi, i fratelli Manni: Ludovico, Damiano e Leonardo, in ordine anagrafico, dalla città del Colle. La formazione, Lu-Da-Le non rispecchia esattamente l’anzianità di servizio nel motorsport, in quanto, il più esperto e navigato è Damiano, habitué della salita di Orvieto che gareggia da molto anni con  macchine a ruote scoperte e ha avuto modo di prendersi delle belle soddisfazioni.

Corre con una F 3 - Fiat Mygale - motore Ftp, originale in ogni particolare. Alla Castellana, ogni qualvolta vi ha preso parte, è  riuscito a far bene conseguendo risultati di rilievo anche nelle due ultime  edizioni. In quella n. 49 del 2022 si infilò bravamente  tra i primi dieci (nono assoluto). Notevole, pure il riscontro del 2023: primo nella classifica di classe.

Giuseppe, che non corre, è il papà dei tre “ragazzi”. Nessuno dei tre è novellino, ma solo per l’anagrafe, perché hanno tutti uno spirito giovanile ad accomunarli. Giuseppe, da quest’anno si vede costretto a starsene solo sulla linea di partenza dopo la decisione presa da Leonardo di infilare casco  e tuta per mettersi alla guida di una Seat Ibiza Cup. La Castellana, salvo errori, sarà la sua quarta gara.

Ludovico, il più grande, è sulla piazza dal 2008. Nel 2020 ha iniziato l’avventura motoristica con la Renault Clio Rs3 alla cronoscalata di Gubbio. E’ tuttora  fedele alla francese che è  auto da strada adattata cat. RS. Sarà con tale macchina  anche a Orvieto, dove, nell’edizione del cinquantenario fu brillante secondo nella classifica di classe. All’unanimità, Ludovico ne è portavoce, Damiano si aggiudica il primato  quale "il più bravo" di casa Manni. I più grandi, Ludovico e Damiano vestono  i colori della Speed Motor, la scuderia eugubina di Tiziano Brunetti. Leonardo, invece gareggia sotto la bandiera di VF corse di Giovanni Grasso.