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Artem Onishchenko, storie di calcio che insegnano

mercoledì 8 novembre 2023
di Roberto Pace

Artem è un ragazzo "genuino". Così lo inquadra il direttore sportivo biancorosso, Severino Capretti. Lui, che conosce molto bene l’italiano, non conferma né smentisce. Dice soltanto: "Se lo ha detto il direttore, allora va bene". Onishchenko, con lui che stiamo parlando, è tornato a vestire la maglia biancorossa dell’Orvietana per la seconda volta. Era già successo l'anno scorso, per un periodo troppo breve e complicato per trarre conclusioni sul reale valore calcistico, prima di riprendere la strada di Perugia.

Artem viene dall’Ucraina, lasciata cinque anni fa. Lì, vive ancora la sua famiglia composta dai genitori, papà Anatolii, mamma Elena e dai due fratelli, Denis il più grande e Anna la più piccola del gruppo. Innamorato del pallone fin da bambino, iniziò a tirare i primi calci nella scuola calcio della sua città, situata nella parte orientale dell’Ucraina, abbastanza prossima ai confini con la Russia. A tal proposito, mentre confida ardentemente in una rapida conclusione del conflitto rimane in continuo contatto con quelli di casa. Il padre ha un’attività in proprio, Denis lavora, Anna è ancora impegnata negli studi, la mamma è la padrona di casa. Denis, da parte sua, ha già vissuto un momento calcistico importante.

Giocava nella Serie A ucraina ed ebbe modo di saggiare anche il tappeto di San Siro in una trasferta per le Coppe europee. A tarpargli le ali due infortuni seri, da convincerlo ad appendere le scarpette al chiodo. Anna è ancora studentessa. In Ucraina, ci racconta Artem, il  ciclo di studi dura undici anni, prima di accedere all’Università. La scuola superiore ha un indirizzo unico, al termine del quale le scelte sono quasi obbligate: studi universitari o servizio militare.
Il centrocampista, è questo il suo ruolo, aveva già deciso per la prosecuzione degli studi, iscrivendosi a un corso telematico. Aspira ad essere un futuro interprete.

Non può mancare, a questo punto, la consueta domandina maliziosa sull’attuale rendimento scolastico. Ci pensa, prima di rispondere: "I professori non si lamentano". Calcisticamente, dal suo arrivo in Italia, ha passato degli steps che sono propri del mondo pallonaro e servono a riflettere. Inizio, alla Paolo Rossi Academy di Chiugiana, periferia di Perugia. Da lì, il primo tesseramento con il Perugia Calcio, società per la quale giocherà nei campionati Under 17 e Primavera. Comincia a sentire il profumo della prima squadra, Castori allenatore.

Da quanto racconta, il mister "lo vede". Tradotto: è un ragazzo sul quale si può puntare. Fa la preparazione con la prima squadra, viene schierato in un paio di amichevoli precampionato compresa quella con il Napoli. Purtroppo, la prima squadra del Grifone non decolla e la corrente indotta si ripercuote anche sui giocatori. Rimane per un po’ di tempo nel "limbo", viene poi mandato al Casale (Serie D) in prestito. Anche volendolo, il Perugia non può tesserarlo in quanto federalmente "extracomunitario". Ha, comunque, un contratto, ma non gioca mai.

E’ presa in considerazione la richiesta dell’Orvietana. Siamo verso la metà di settembre dell’anno scorso. “Va bene – dicono al Perugia- con l’impegno di farti tornare con noi tra due o tre mesi”. Il ragazzo accetta, arriva nella città del Duomo. E’ giovane e, come tutti quelli della sua età, continua a sognare in grande, com’è giusto e naturale che sia.
A Orvieto trova l’ambiente giusto. Ma, sono i due emisferi del cervello a viaggiare su binari diversi. Da una parte c’è ancora il Perugia e, comunque, il calcio professionistico.

Dall’altra, l’atmosfera che ben si confà al suo carattere con il rischio, però, di dover mettere da parte i sogni. Complice, non di poco conto, il periodo nero dell’undici biancorosso. Lo stato d’animo ha effetti sul campo per l’alternarsi di “numeri” da scuola superiore e pause imbarazzanti. Al termine del periodo “a tempo” fa ritorno nel capoluogo di Regione. Lì pure, calcisticamente parlando, le cose vanno anche peggio. Viene messo in disparte e lo stesso trattamento è riservato ad altri ragazzi come lui, fino ad allora impegnati in un medesimo percorso.

Ecco il sovrapporsi di una caduta dalla bici. Ne esce con un leggero trauma cranico e la frattura di una clavicola. Lunga convalescenza e rescissione del contratto che lo legava al Perugia Calcio. Siamo in estate, il Siena è in Eccellenza ma la sua storia attira. Va in Toscana, ma presto si rende conto di quanto poco sia apprezzata la sua serietà. Da qui, la decisione di cambiare aria. A Orvieto è stato bene, conosce già l’ambiente e alcuni dei compagni.

Senza trascurare la categoria, attualmente superiore a quella senese. L’accoglienza è quella che si aspettava e ciò gli infonde serenità. Deve recuperare il tempo perduto. Si è allenato, gli mancano i minutaggi e il clima che solo la partita ti può dare. Spera arrivi il giorno in cui riuscirà a mettere "in difficoltà" Fiorucci al momento di fare le scelte. Ha imparato tanto, a proprie spese, e sa benissimo che nella vita serve anche un po’ di pazienza.