Il mondo a portata di mano
sociale

Attraversamenti. Un augurio laico di Pasqua

mercoledì 16 aprile 2025
di Angelo Palmieri

C'è una parola che ogni anno ritorna: delicata come un’invocazione, tenace come un grido trattenuto, fragile e potente come una domanda che non smette di bussare. Pasqua. Nella sua radice più antica – passaggio, attraversamento, oltrepassare – non c'è solo un ricordo liturgico o religioso.

C'è una richiesta laica e urgente di senso, un bisogno di risalita che si fa coro silenzioso. Un anelito che abita i margini, eppure spinge verso l’alto. È da tempo che seguo, per questa testata, la rubrica Un mondo a portata di mano. Un titolo che apre più che chiude. O forse, una misera provocazione.

E oggi, con l’approssimarsi della Pasqua, vorrei che le mani che tendiamo — e quelle che non riusciamo ancora ad afferrare, forse perché troppo callose o gelide — diventassero il centro di un gesto di prossimità. Un augurio che non ha colore di fede, né bandiere ideologiche, ma carne viva, volti sfumati, domande mai pleonastiche.

Penso a Francesco, che ogni giorno mi chiede se sia giusto assumere così tanta Sertralina e Clomipramina per combattere i suoi disturbi ossessivi compulsivi. Non parla mai della morte, come se l’avesse già sfiorata, nelle notti buie della sua erranza insonne e mai sedata.

Ma quando tace, si sente il rumore dell’abbandono: quello che viene da un sistema sanitario trasformato in una catena di montaggio, dove le prestazioni sono spesso cronometrate, i codici diventano identità, e i linguaggi, verbali e non, richiedono di essere decifrati. Eppure, lui resiste. Anche nel suo silenzio cadenzato, dove le sue ciglia, irte, parlano al posto degli occhi.

Penso a Giorgio, che fa la spesa come se giocasse alla roulette russa, girando tra supermercati per raccattare le offerte migliori: latte, pasta, un po’ di carne per i suoi figli. E ogni euro risparmiato ha il peso di una resistenza muta, come un respiro trattenuto tra le corsie.

Penso a nonno Vincenzo, camionista di una vita, che ora scommette i suoi ultimi risparmi su un “gratta e vinci” come fosse una preghiera storta.

A Simona, che mastica solo briciole, e non per fame, ma per paura di ingrassare: un corpo che rifugge, che si misconosce, dimentico di essere profondamente bios, vita pulsante. Quel guscio fragile e potente che è diventato bolla di aporie, in una società che insegna a trasfigurarlo secondo il festival del corpo bello, tonico, performante.

Ecco, in questo mosaico di vite piegate e piagate, viene da chiedersi: siamo ancora un noi collettivo? Oppure la parola stessa, comunità, è ormai una reliquia, un cimelio narrativo buono solo per disquisire nei tempi beneducati del consenso pubblico?

La Chiesa, oggi, indossa ancora il “grembiule del servizio”, come il Maestro del Vangelo, o ha scelto la postura stanca di chi osserva da lontano? E la politica locale, quella che dovrebbe conoscere per nome queste storie, è forse ripiegata nel fortilizio delle proprie urgenze procedurali, o rintanata nei salotti dell’intellighenzia borghese, intenta a difendere con eleganza i propri privilegi?

La soglia da attraversare, allora, potrebbe essere proprio questo: un passaggio eversivo e radicale oltre l’indifferenza, un oltrepassare le forme svuotate per restituire loro sapienza, nel senso etimologico del termine, un attraversare le ferite per restare accanto, con la delicatezza di una madre che si fa cura.

Non è il miracolo dell’istante, ma una presenza umana che parla di sé.
Un desiderio consegnato che si fa carne quando ci ricordiamo che le risurrezioni cominciano dalle piccole cose: un nome ricordato, una porta che non si chiude, un “eccomi” che non si ritrae davanti alla fatica.

Non servono eroi, né santi in mostra. Solo uomini e donne che, ogni giorno, scelgono di restare.

Anche quando tutto dice: “Scappa”. Anche quando la luce vacilla e pare solo un trucco della mente stanca.

Buona Pasqua, allora, a chi attraversa e si lascia attraversare.
Buona Pasqua a chi non si volta dall’altra parte.
Buona Pasqua a chi sceglie, ogni giorno, di esserci.

Buona Pasqua.
Un augurio laico di attraversamenti.

 

Nota della Redazione: Orvietonews, giornale online registrato presso il Tribunale di Orvieto (TR) nr. 94 del 14/12/2000, non è una bacheca pubblica. Pur mantenendo fede alla disponibilità e allo spirito di servizio che ci ha sempre contraddistinto risultando di gran lunga l’organo di informazione più seguito e letto del nostro territorio, la pubblicazione di comunicati politici, note stampa e altri contributi inviati alla redazione avviene a discrezione della direzione, che si riserva il diritto di selezionare e modificare i contenuti in base a criteri giornalistici e di rilevanza per i lettori.