Si è concluso sabato 22 marzo il Viaggio del Ricordo dell'Istituto di Istruzione Superiore Artistica Classica e Professionale di Orvieto. È la prima volta che è stato indetto il Viaggio del Ricordo, l'iniziativa di andare anche «di là» sulle tracce della storia tangibile della nostra millenaria presenza italiana nelle terre d'Istria. Il gruppo era composto da trentadue studenti e quattro professori: gli allievi meritevoli delle classi quinte di tutti e tre gli indirizzi della scuola più una esigua classe di ragazzi dell'Istituto Professionale che non aveva avuto la possibilità di partecipare ad alcun Viaggio di Istruzione.

Il Ministero dell'Istruzione e del Merito ha provveduto ad assegnare alle Istituzioni scolastiche risorse previste dalla Legge del 21 Febbraio del 2024 n. 16 finalizzate a promuovere e a incentivare la conoscenza storica e culturale degli eventi legati alle Foibe e all'Esodo giuliano-dalmata attraverso i Viaggi del Ricordo nelle terre di origine degli Esuli.
L'Istituto ha inviato la sua candidatura ed ha ottenuto il finanziamento indicando uno dei percorsi proposti da Federesuli, scelti per valorizzare tra le nuove generazioni gli aspetti più rilevanti della storia giuliana, fiumana e dalmata. L'itinerario prevedeva: Mestre (M9) – Trieste – Pirano – Rovigno – Pola. Il viaggio è stato totalmente finanziato da Federesuli senza nessuna spesa a carico degli alunni. È stata un'esperienza meravigliosa e coinvolgente, al di là delle aspettative, per gli incontri, le visite, le emozioni e il fascino incantevole dei luoghi.
Partendo lunedì 17 marzo dal Museo M9 di Mestre, dove il gruppo ha partecipato ad una lezione laboratoriale sulla Storia della Frontiera adriatica, la prima tappa è stata Trieste e i luoghi simbolo del popolo degli Esuli: la Foiba di Basovizza e il CPR di Padriciano. L'incontro pomeridiano nella sede dell'Associazione delle Comunità Istriane di via Belpoggio con Erminia Dionis Bernobi, esule di Visinada, è stato forse il momento più commovente e formativo della lunga settimana di visite. Erminia ha incentrato il suo racconto sugli ostacoli al suo regolare corso di studi nella condizione prima di italiana in un'Istria ormai yugoslava, poi di profuga, anzi, per anni, di apolide.

Non si può descrivere lo stupore e il silenzio dei ragazzi durante la narrazione viva e precisa delle privazioni subite, indelebili nella memoria fino all'età di novantaquattro anni. Nella testimonianza di una ex ragazzina esule, la libertà di studiare, di esprimersi nella lingua materna e di costruire a scuola il futuro a cui aspirava le fu negata per anni, oggi è un diritto acquisito, ma non scontato, su cui i nostri giovani non riflettono mai. Poi ci sono state le visite a Pirano, presso la Casa Giuseppe Tartini, sede della Comunità italiana, attesi per una magistrale lezione di Storia del professor Kristjan Knez, vicepresidente della Comunità piranese. A Pola, nei due giorni di permanenza, abbiamo incontrato altre persone speciali, amici speciali: la professoressa Debora Radolovic, preside della Scuola «Dante Alighieri» ci ha paragonato alle prime «rondini italiane» arrivate a Pola.
La nostra bellissima scuola italiana difende, conserva, tramanda la nostra lingua e la nostra cultura raccogliendo i ragazzi della Comunità polesana, ma anche dei piccoli centri limitrofi. La Preside ha spiegato il sistema scolastico in cui si inserisce il piano di Studi della Scuola Superiore italiana. Si è parlato del Progetto MLHISTRIA di cui è promotrice, un ponte importante tra le due sponde dell'Adriatico, un successo che si ripete ogni anno, che tutela e promuove la lingua italiana, il nostro più grande patrimonio culturale per cui il gruppo di volontari lavora al di sopra di ogni politica.

L'accoglienza affettuosa, il bilancio della dirigente sulle numerose attività degli iscritti e sulla qualità degli studi, lo scambio di doni e di riflessioni, con gli interventi e le curiosità degli studenti, hanno reso la mattinata un momento di serenità e di fiducia per la nostra sopravvivenza in quest'area istriana. Ma a Pola ci aspettava anche un amico orvietano, un esule di seconda generazione di Pola: il dottor Samuele Tognarini che è stata la nostra guida nella «sua» città di origine, testimone di ricordi della tormentata vicenda familiare di esuli e di rimasti.
Rovigno è stata l'ultima tappa istriana: una cittadina fiabesca sospesa sull'acqua di cristallo, ancora avvolta nel torpore dell'attesa dell'estate turistica. Siamo stati ricevuti nella splendida sede del Centro di Ricerche Storiche e nella «Casa della Batana», un Ecomuseo della Comunità italiana con una mostra multimediale, annoverato dall'UNESCO tra le migliori pratiche di tutela del patrimonio immateriale mondiale: l'antica tradizione della «batana», la barca tipica, ancora in uso, dei pescatori di Rovigno e la loro lingua istriota.
La visita a Pola è stata, come a Pirano e a Rovigno, un procedere tra la familiarità dei palazzi veneziani e quasi un ritrovarsi tra le vestigia romane: tutta la città è una narrazione che non si può negare. Sulla via del ritorno ci siamo fermati al Sacrario di Redipuglia: un silenzio assordante sulle guerre degli uomini, un monito al valore della vita e della giovinezza, all'impegno a ricordare e ad essere sentinelle di pace.