Il mondo a portata di mano
sociale

Lo scandalo della tenerezza

venerdì 14 marzo 2025
di Angelo Palmieri

Mai come oggi certe parole risuonano scomode, inquietanti, vive. Parole che mettono in discussione certezze, che ribaltano le logiche dominanti. Oggi lo scandalo non è più il dolore, ma la tenerezza. Ci spiazza chi si abbassa, chi si sporca le mani con l’umanità ferita, chi spezza il pane senza chiedere il conto. Ci turba chi ama senza difese, chi resta quando sarebbe più facile andarsene, chi si ostina a credere che nessuno sia di troppo.

Viviamo tempi in cui la generosità appare sovversiva, la prossimità una follia, il perdono un lusso per pochi. E c’è ancora chi non si scandalizza di un amore che non calcola, di una carezza che non ha paura di sfiorare le piaghe, di una mano tesa che non si chiede se sia il momento giusto per afferrarne un’altra.

Siamo figli di un’epoca inquieta, dove la paura alza muri e il sospetto scava distanze. Diffidiamo della gratuità, temiamo la fragilità, scambiamo la prossimità per un rischio da evitare. E nonostante tutto, il gesto più rivoluzionario non è la forza, ma la tenerezza; non è il dominio, ma il coraggio di restare accanto, disarmati. Perché la vera lotta oggi non è imporsi, ma aprire le braccia.

La vera vittoria è avere uno sguardo abbastanza vasto da accogliere l’altro. Eppure, ci spiazza più un abbraccio che un confine chiuso, più una mano tesa che un viso distolto. Sono una sfida i migranti che solcano il mare senza promessa di approdo, un paradosso i poveri che bussano sapendo che la porta resterà serrata, gli scartati che osano chiedere dignità in un mondo che li vuole invisibili.

È scandalo vedere i corpi piegati dalla solitudine, dalle strade gelide, dalle sbarre che imprigionano più delle mura. Ma è proprio nei margini dimenticati, nelle ferite della storia, nelle periferie del cuore, che si gioca la misura dell’umanità. La più profonda trasformazione appartiene a chi sceglie di non scandalizzarsi della compassione, a chi intuisce che il potere non è dominio, ma prossimità.

Il vero rischio non è perdere, ma diventare indifferenti. È chiudere gli occhi, sigillare il cuore, credere che la tenerezza sia debolezza e non l’unico atto di forza capace di rovesciare il mondo. E poi accade qualcosa. Un istante in cui il silenzio si rompe, uno sguardo che si posa, un gesto che apre una breccia nell’indifferenza. È in quel frammento di vita che tutto cambia, che il dono prende forma, che il miracolo si compie. 

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