Un evento sul cinema horror per sostenere il disagio emotivo, Telefono Amico Italia ne parla con noi

Disagio emotivo e famigliare, bullismo, cyberbullismo, violenze di vario genere, discriminazioni e molto altro: Telefono Amico Italia (TAI) è una realtà nazionale che offre un supporto concreto di ascolto e aiuto da oltre sessant’anni. Con oltre 350 chiamate giornaliere, TAI può essere definito anche un “termometro” dello stato emotivo del Paese. Inoltre, sabato 22 marzo parteciperà a un evento/progetto qui a Orvieto con il Liceo Artistico, l’Associazione CiCasco e le Podcasters di “Nuovi Incubi” e la Libreria Sovrappensieri sul cinema Horror. Martina Tagliapietra, formatrice nazionale e referente progetto scuole TAI, ci racconta qualcosa in più di questa realtà.
Che cosa è Telefono Amico Italia e a chi si rivolge?
Telefono Amico è un servizio di aiuto attraverso l’ascolto e il dialogo telefonico: chiunque stia vivendo un momento di difficoltà emotiva, può trovare una persona con cui condividerlo nel completo anonimato, nell‘accoglienza e nel rispetto dei suoi pensieri, qualsiasi essi siano. Una persona che, senza paura e senza giudizio, si siede accanto a quel dolore, per esplorarlo insieme.
È un servizio di contrasto alla solitudine e di prevenzione al suicidio. Non ha un target specifico, ma può chiamare chiunque e per qualsiasi motivo. Spesso chi chiama ha bisogno “solo” di sfogarsi e di sentirsi accolto e ascoltato; a volte si riesce a ricomporre quel puzzle che si è distrutto e a vedere con più chiarezza la situazione; altre volte possono essere momenti di crisi più intensa con pensieri suicidari. Molte persone che chiamano soffrono di disagio psichico e, spesso, sono seguite da specialisti.
Le persone possono contattarci in tre modi: telefono, WhatsApp, email. I servizi si differenziano anche per la fascia di età dell’utenza: i più giovani, per esempio, preferiscono usare la chat o la mail, ma negli ultimi anni (dalla pandemia) hanno cominciato a contattarci anche attraverso il telefono.
I fenomeni che portano al disagio emotivo di un individuo sono molti e TAI li intercetta tutti, dando anche consigli utili sul proprio sito. Si registra anche, ad esempio, che i casi di suicidio in Italia siano lievemente aumentati nel 2024. Com’è la situazione “emotiva” del nostro Paese secondo il vostro osservatorio?
Le richieste di aiuto a tema suicidario nel 2023 sono state oltre 7000, nel 2024 leggermente meno, ma sono numeri molto alti se si pensa che, fino a prima della pandemia, le telefonate di questo tipo erano circa 1000 all’anno. Il periodo di isolamento ha acuito le fragilità già esistenti e i pensieri suicidari come soluzione alle sofferenze.
Crede che ci sia una maggiore sensibilità a questo tipo di problematiche rispetto al passato? Chi vi sostiene maggiormente?
Nonostante sia ancora difficile parlare di suicidio (un po’ è ancora tabù), credo che qualcosa sia cambiato: le persone hanno imparato sempre più a chiedere aiuto e a chiamare le cose col loro nome. Soprattutto nelle persone più giovani c’è meno timore. La prima forma di prevenzione è aumentare la consapevolezza che se ne può parlare, che non è una colpa il sentire di non farcela più. Dobbiamo però imparare ad ascoltare quel dolore senza paura, per far sentire libero di esprimersi chi lo prova. Credo sia cambiata – stia cambiando – la narrativa attorno al tema del suicidio.
Il 10 settembre è la Giornata mondiale di prevenzione al suicidio e T.A.I scende in tutte le piazze delle città in cui è presente un centro T.A. con delle iniziative di sensibilizzazione con l’ #nonparlarneèunsuicidio. Inoltre, in quell’occasione, vengono illuminati di blu, colore di T.A. alcuni monumenti delle città. Economicamente ci auto sosteniamo. Non abbiamo contributi statali, ma ci sosteniamo con le quote dei volontari, attraverso il cinque x mille e qualche donazione da privati. Come volontari il sostegno è dato dalla formazione permanente, dalla supervisione, dal sostegno che si riceve in gruppo. Questo sia per la parte emotiva che per quel che riguarda le tematiche più difficili.
Guardando la mappa dei vostri 20 centri, a parte quello virtuale, si nota una maggiore diffusione nel nord Italia. Anche gli utenti del Telefono Amico sono suddivisi prevalentemente in questo modo? Esistono differenze o “barriere” geografiche su chi decide di ricorrere a questo aiuto?
Premesso che non chiediamo alle persone da dove ci chiamano, la nostra statistica non è precisa, ma direi che non c’è differenza: ci chiamano persone da tutta Italia. Non direi che ci sono barriere geografiche.
Il servizio che offrite è costituito da volontari. Che tipo di profilo e che formazione hanno?
Per diventare volontari è necessario partecipare a un corso di formazione, che è selettivo e nel complesso è abbastanza lungo. Può partecipare al corso chiunque sia maggiorenne e sia disposto a fare un percorso prima di tutto personale, per poi poter aiutare gli altri; che sia disponibile a mettersi in discussione per vedere se sia in grado di accogliere qualunque persona chiami. Non è richiesto un profilo professionale specifico.
Ci si confronta con i propri valori, soprattutto con il tema della morte; durante il corso, la prima cosa è capire quanto si è disposti ad accogliere e ascoltare anche quello che non appartiene a noi, al nostro modo di vedere. L’approccio di T.A. è centrato sull’altro e sulla fiducia nelle sue potenzialità: il non dare giudizi o non dare consigli- soluzioni è qualcosa che spesso si sposta dalla modalità quotidiana delle persone e non è facile da abbracciare. Inoltre, l’aspirante volontario deve mettere in conto che T.A. è un servizio impegnativo, sia a livello di tempo che di energie: il tempo dei turni, delle formazioni e l’investimento mentale ed emotivo. La ricompensa all’impegno è comunque molta: l’incontro con l’altro (anche se non fisico: noi non incontriamo le persone che ci chiamano), lo scambio di momenti anche molto intensi, è un grandissimo arricchimento per il volontario.
Il 22 marzo prossimo a Orvieto parteciperete a un evento con l’Associazione CiCasco, le autrici del Podcast “Nuovi Incubi”, il Liceo Artistico di Orvieto e la libreria Sovrappensieri sul cinema horror, con particolare attenzione alla famiglia nella sua sessione mattutina con la scuola, e al il disagio mentale e l’esperienza femminile nel genere cinematografico in quella pomeridiana in libreria. Come mai questo tema e questa iniziativa?
Abbiamo deciso di accettare di partecipare a questo evento perché ci è sembrata una lente molto interessante e nuova per noi da cui guardare le paure, le ansie e i conflitti che ci portiamo dentro e affrontarle alla luce anche dei condizionamenti con i quali la società ci influenza.
Inoltre, questa iniziativa ci offre la possibilità di far conoscere il nostro servizio e di diffondere la cultura dell’ascolto ai ragazzi nelle scuole: questo è uno degli obiettivi della nostra associazione. Imparare ad ascoltare aiuta nelle relazioni di tutti i giorni, non solo nelle situazioni di emergenza al telefono È un circolo virtuoso: se riusciamo ad ascoltare, chi è in difficoltà riuscirà ad aprirsi e quel male, che è umano sentire, può diventare meno pesante.

Nota della Redazione: Orvietonews, giornale online registrato presso il Tribunale di Orvieto (TR) nr. 94 del 14/12/2000, non è una bacheca pubblica. Pur mantenendo fede alla disponibilità e allo spirito di servizio che ci ha sempre contraddistinto risultando di gran lunga l’organo di informazione più seguito e letto del nostro territorio, la pubblicazione di comunicati politici, note stampa e altri contributi inviati alla redazione avviene a discrezione della direzione, che si riserva il diritto di selezionare e modificare i contenuti in base a criteri giornalistici e di rilevanza per i lettori.