Il cerchio della sera: i giovani e la luce di un futuro possibile
Qualche giorno fa, sostando nei pressi del campetto di Sferracavallo, un quartiere di Orvieto, il crepuscolo si distendeva come un manto dorato, avvolgendo la scena in un abbraccio di luce. Sulle panchine, un gruppo di giovani anime, appena adolescenti, formava un cerchio intimo, quasi sacro. Bisbigliavano tra loro, i sorrisi rischiaravano volti ancora ingenui, mentre nei loro occhi danzava una felicità cristallina, figlia di un tempo che sembra non avere fretta di sfiorire. Ricordavano giorni appena trascorsi, intrisi di calore: tombolate intrecciate a risate argentine, il profumo dolce e avvolgente dei dolci natalizi, e quell’abbraccio invisibile ma potente che lega chi si sente parte di una comunità.
Cari adulti, fermiamoci. Contempliamo questa immagine come un frammento prezioso, una lezione muta eppure eloquente. Spesso cerchiamo risposte nei labirinti delle teorie, nei meccanismi complicati delle nostre strategie, dimenticando che il senso profondo si nasconde nei gesti più semplici. È in uno sguardo che rassicura, in una parola che non si impone ma accoglie, in un linguaggio silenzioso che fluisce tra le generazioni. Non servono sistemi rigidi, né nostalgie pedagogiche; è la tenerezza del dialogo sincero, capace di adattarsi al presente, la chiave per trasmettere ciò che conta davvero.
Ma non basta contemplare. Riflettiamo su come i giovani sappiano generare bellezza, purché trovino spazi liberi in cui sbocciare. Non hanno bisogno di contesti preconfezionati, né di politiche vincolate a bandi spesso intrappolati in logiche burocratiche o affidati nelle mani di qualche impresario sociale. I giovani non chiedono sovrastrutture ma ascolto, spazi aperti dove il loro guizzo libero progettuale possa trovare forma, dove i sogni si trasformino in realtà condivise. Hanno intuizioni che sanno di primavera, energie che possono ridisegnare il mondo se solo permettiamo loro di farsi strada.
E allora, poniamoci una domanda: siamo pronti a lasciare il timone e affidarci alla loro rotta, sicuri che il loro slancio, se guidato dalla fiducia, possa condurci verso orizzonti che ancora non riusciamo a immaginare? Il futuro non è un sentiero tracciato da altri, ma una danza che si impara camminando fianco a fianco.