Giornata di Gastrosofia "Dalla mezzadria al contadino custode all'Intelligenza Artificiale"
Un ritorno alle origini, alle radici, alla terra, alle tradizioni. Un viaggio nella conoscenza e nella consapevolezza che muove "Dalla mezzadria al contadino custode all'Intelligenza Artificiale". È la Giornata di Gastrosofia proposta dall'Associazione “Pier Luigi Leoni” che si articola in un incontro pubblico in programma venerdì 8 novembre alle 10 nell'Auditorium "Gioacchino Messina" di Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, e la mostra "Mezzadria. Storia, storie di vita e foto d'epoca" che qui si protrarrà fino a venerdì 15 novembre, restando fruibile dalle 10.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 17. Oggetto dello studio, la produzione agricola del Novecento, con le influenze profonde che ha comportato nella qualità della vita di quegli anni.
Tra le attività promosse dal Cenacolo Gastrosofico d'Italia "Pier Luigi Leoni", come scritto nel manifesto che lo istituisce, ci sono "le relazioni interdisciplinari tra gastrosofia e le altre scienze o arti e l’avvio di collaborazioni aperte con tutti i soggetti interessati", tra cui ovviamente le scuole, soggetto prioritario dell'azione. Parole e una preziosa raccolta di foto, dunque, per testimoniare la vita in campagna, in particolare agli inizi del secolo scorso. "Quest'anno – spiega il presidente dell'associazione, Dante Freddi – abbiamo inteso focalizzare l’attenzione su uno degli aspetti della storia recente che ha lasciato segni indelebili sulla nostra identità culturale e sulle nostre abitudini alimentari, su aspetti che ci fanno essere quello che siamo, spesso inconsapevolmente.
Nella prima metà del Novecento, ben oltre la metà della popolazione, in Umbria e nell’Orvietano, era occupata in agricoltura e la forma organizzativa prevalente della produzione era la mezzadria, insieme a pochi coltivatori diretti e ai braccianti, impiegati particolarmente nelle aziende boschive, numerose nei paesi del territorio. Quegli uomini erano i nostri nonni, o bisnonni, erano la nostra famiglia, erano i colori di base della nostra vita di oggi. La fatica di campare che ha segnato la vita che raccontiamo e documentiamo è alla radice di quello che siamo, anche se ne abbiamo perso il ricordo, volenti o no, anche se abbiamo nascosto o rifiutato quel passato. Quello che mangiamo oggi, rivisto, adattato, alleggerito, viene in gran parte dai prodotti e dal modo di utilizzarli di quei contadini e artigiani e borghesi del secolo scorso.
Noi pensiamo che debbano essere recuperate informazioni e sensazioni ed emozioni, perché è da lì che veniamo. Abbiamo la convinzione che sia utile, forse necessario, dare profondità al tempo, collocare quella vita in uno spazio definito, che è vicino, che influisce profondamente su quanto facciamo, sui nostri modi di pensare, di dire, di nutrirci. Forse ancora per poco. Il compito che ci siamo assunti quest’anno è insistere nel suscitare qualche scintilla di quella storia, o cronaca, ricordare la vita faticosa che ha segnato per secoli gran parte degli uomini fino a qualche decennio fa, perché quella capacità di lavorare, soffrire, mangiare, amare, costruire il rapporto con il mondo nutra ancora consapevolmente la nostra esistenza".
Ai saluti di rito del convegno si uniranno anche Matteo Bartolini, presidente di CIA – Agricoltori Italiani Umbria, e Paolo Maiolini, vicedirettore di Confagricoltura Umbria. Seguiranno gli interventi di Renato Covino ("La mezzadria in Umbria: storia e caratteri"), Vittorio Tarparelli ("La fame co' le pertiche: economia naturale e alimentazione circolare"), Franco Raimdondo Barbabella ("Il ragazzo di Bargiano. Vita di campagna"), Francesco Basili ("Il contadino uscente"), Piergiorgio Ricci ed Emilio Ugo Giuffrida del Liceo Scientifico "Ettore Majorana" di Orvieto ("Tradizione e innovazione: dalla mezzadria all'agricoltura di precisione"), Roberto Proietti dell'Istituto Professionale per l'Agricoltura e l'Ambiente “Bruno Marchino” di Fabro ("L'agricoltura e il ruolo dell'istruzione").
Foto: www.toscananovecento.it