politica

Sanità, l'audizione dei sindacati in Terza Commissione

sabato 22 febbraio 2025

Si è tenuta giovedì 20 febbraio, come annunciato, nella Sala Consiliare del Comune di Orvieto la riunione della Terza Commissione Consiliare permanente per l’audizione dei rappresentanti dei sindacati sulla situazione della sanità nel territorio. Ad aprire la discussione Emanuele Iannone della sigla Fsi-Usae.

"All’Ospedale di Orvieto non è tutto nero – ha detto – ma io qui porto la voce del personale. Perché si parla tanto delle liste d’attesa ma il personale è una cosa molto importante. L’ospedale è come una scuderia di Formula 1, se non ci sono i meccanici la macchina non va. Quindi, di conseguenza, se non ci sono gli infermieri, gli Oss, i medici, gli amministrativi, non funziona niente. A Orvieto purtroppo i problemi sono iniziati da quando abbiamo perso la Asl, tanti anni fa. Abbiamo reparti che da anni non hanno un primario. È diventato un bancomat, perché sapete quanti medici a gettone vengono a Orvieto.

Dico sempre che il pesce puzza dalla testa, quindi bisogna puntare ad avere innanzitutto primari che garantiscano la qualità delle prestazioni e una organizzazione che oggi manca. C’è un problema di fondo nella gestione del personale e la gente si licenzia perché lavora male e non è tutelata. Questa situazione crea un clima di nervosismo e tensione che non porta benefici a nessuno. Rischiamo che piano piano questo ospedale rimanga una scatola vuota perché la gente va via e perché per le assunzioni Orvieto è il fanalino di coda della Asl. Da 15 anni sono nel mondo sindacale e la situazione è sempre stata la stessa. Questa commissione, noi tutti, abbiamo il grande compito di fare pressione a livello regionale affinché l’ospedale di Orvieto venga valorizzato perché abbiamo le potenzialità e le professionalità“.

“Del problema della carenza d’organico se ne parla da vent’anni – ha affermato Sandro Peciarolo della Uil Fpl – e dobbiamo essere anche intellettualmente onesti che non riguarda esclusivamente Orvieto. A livello aziendale abbiamo 150 unità in meno nel comparto e mancano anche dirigenti medici e amministrativi. All’ospedale di Orvieto, per quanto riguarda le Oss, sono circa due anni che in alcuni reparti, per dare l’idea che sia sempre coperto il turno, viene ridotto il numero di ore di servizio.

Ora sembra che ci saranno degli avvisi per attingere personale da graduatorie regionali un po’ vecchie quindi si prende personale che probabilmente non è neanche giovane, un po’ demotivato, che in alcuni casi rifiuta perché sta andando in pensione e da Perugia non viene a Orvieto solo per un anno o due. Di altri esempi ce ne sono tanti: il pronto soccorso, la rete delle cure palliative, l’hospice. In questo momento è tutto importante ma alla base se non abbiamo il personale per far funzionare i servizi, tutto diventa un problema.

Si può avere ragione nel dire che il personale è poco e si gestisce male però, anche se ci possono essere delle responsabilità di chi organizza il lavoro, è pur vero che se qualcuno non mette loro a disposizione le risorse è tutto più difficile. Quindi credo che la prima sollecitazione da fare sia quella di mettere a disposizione di questo territorio risorse da investire nella dotazione organica e a livello nazionale di rimuovere i vincoli della spesa del personale che è ferma a 25 anni fa, altrimenti è inutile che si parli di Casa e ospedale di comunità. 

“I problemi della medicina generale – ha sottolineato nel suo intervento il segretario provinciale della FIMMG, Antonio Votino – sono in parte sovrapponibili a quelli di tutto il comparto. C’è una carenza e c’è una problematica legata alla riduzione dell’attrattività. Quest’anno per 45 borse di formazione disponibili hanno partecipato in 25, 19 hanno deciso di farla, 6 sono sicuri di portarla a termine. Quindi fra tre anni avremo solo 6 nuovi medici di medicina generale per tutta l’Umbria e, vi annuncio, nessuno della provincia di Terni.

C’è poi una distribuzione non proprio omogenea, perché abbiamo un contratto che fa sì che vengano retribuiti diversamente i medici che lavorano su grossi centri urbani, grazie alle medicine di associazione con la possibilità anche di avere la segretaria, e c’è invece un depauperamento nelle zone rurali. A Orvieto c’è un grosso problema nella zona di Baschi dove da anni non si riesce a trovare un medico perché chi sta lì guadagna un terzo rispetto a chi ha l’ambulatorio a Orvieto centro, non ha la segretaria, deve fare parecchi chilometri, 4-5 ambulatori diversi e nessuno giustamente vuole andarci.

A livello regionale si potrebbe ovviare a questa differenza mettendo dei fondi per incentivare l’attività dei medici nelle zone disagiate. Nelle frazioni non ci va più nessuno, io lavoro nella zona di Calvi dell’Umbria che è un’altra zona poco ambita, abbiamo problemi in Valnerina mentre a Orvieto centro abbiamo un surplus di medici, con una unità in più rispetto a quello che dovrebbe essere il rapporto tra popolazione e medici di famiglia. Poi ci sarà un problema con la continuità assistenziale per l’applicazione del nuovo contratto. E non credo nemmeno che sarà funzionale l’organizzazione che si sta applicando con l’accentramento di tutte le risorse all’interno delle Case di comunità”.

“Sono infermiera da 36 anni all’Ospedale di Orvieto – ha sottolineato Alba Uffreduzzi della Fials – e da 3 mesi sono coordinatrice della dialisi ma faccio parte anche del consiglio comunale di Baschi e posso confermare che la nostra situazione è tremenda perché abbiamo un unico medico, che a breve andrà in pensione, e tutta la parte alta del comune è scoperta di assistenza. Per quanto riguarda la situazione dell’Ospedale di Orvieto siamo arrivati all’osso perché c’è una mancanza strutturale di tutte le figure, dai primari alle Oss. Lavoro in dialisi da 25 anni circa e c’è da notare che i pazienti sono sempre più anziani e sempre più problematici a fronte di un’assistenza efficace ed efficiente ma che sconta notevoli difficoltà perché siamo rimasti con soli due medici e abbiamo due unità infermieristiche in meno. Poi abbiamo dei medici a gettone, che sono bravissimi, ma che non garantiscono la continuità dell’assistenza”.

“Credo che questa sia una riunione utile per provare ad iniziare a fare un lavoro che da tempo chiediamo come organizzazioni sindacali, sia a livello regionale che provinciale – ha detto il segretario provinciale della Cgil, Claudio Cipolla – per affrontare le questioni della sanità che da molti anni hanno oggettivamente visto un arretramento dei servizi sanitari erogati sul territorio.  Fermo restando le questioni del personale sulle quali siamo tutti d’accordo, a partire dai tetti di spesa e dai tagli effettuati a livello nazionale e aggiungo anche le sciagurate riforme che stanno venendo avanti come l’autonomia differenziata, io penso che ci sia un problema da affrontare dal punto di vista organizzativo e di gestione della sanità per evitare lo scivolamento in questo piano inclinato in cui ci troviamo.

Tre questioni. Una buona sanità parte dal territorio, quindi da una buona prevenzione. Non a caso noi diciamo che devono essere rafforzati i distretti, che bisogna costruire in fretta le case di comunità, che bisogna potenziare la rete dei medici di medicina generale mettendoli nelle condizioni di poter lavorare bene. Una buona sanità territoriale che funziona aiuterebbe poi anche la rete di cura perché è evidente che in assenza del territorio l’ospedale diventa lo sfogatoio di tutto. Ho sentito parlare di Orvieto come fanalino di coda, in ogni territorio in cui si discute della sanità ognuno di noi pensa di essere fanalino di coda perché ha visto concretamente l’arretramento dei servizi. Essendo il segretario provinciale dico che se Orvieto è il fanalino di coda, i cittadini di Narni e Amelia che cosa dovrebbero dire?

A Orvieto quello che serve sono le specializzazioni che siano appetibili ed attrattive, come era in passato, anche da fuori regione. Orvieto è un ospedale di frontiera, di cui deve essere ridefinita la mission e che deve tornare ad essere attrattivo rispetto all’alto Lazio mentre in questi anni è successa la cosa opposta e su alcune specializzazioni a Viterbo si sono attrezzati meglio di come si è attrezzata l’Asl 2. Terzo ed ultimo punto è relativo al post cura perché sono di fondamentale importanza la rete territoriale dei servizi e dell’assistenza e la centralità delle Case di comunità sulle quali secondo noi bisognerebbe investire molto, mettendo dentro anche i medici di medicina generale, gli infermieri di quartiere e tutto quello che serve per rispondere ai bisogni del territorio.

Il rischio che dobbiamo scongiurare è che si costruiscano le Case di comunità e poi non si ha il personale da impiegare e magari si subappaltano i servizi al privato. I tre segretari sindacali regionali hanno incontrato la presidente Proietti e hanno ribadito, come ribadivano prima, che sulla sanità serve un cambio di passo, non servono annunci, slogan e spot, servono scelte che siano in grado di poter rispondere ai reali bisogni dei cittadini e su questo, indipendentemente dal Governo della Regione, noi insisteremo”.

“Le questioni che ha elencato Cipolla – ha aggiunto il segretario regionale della Uil, Fabio Benedetti – sono i punti cardine di una piattaforma che portiamo avanti da anni sostenendo che la sanità in Umbria vada rivista dalla base, perché il depotenziamento arriva da lontano e veniamo purtroppo da tagli a livello nazionale che le regioni difficilmente riescono a gestire. Credo anche che sia sconveniente e sbagliato dare responsabilità alle persone che oggi lavorano in sanità perché, oltre a rappresentarli come organizzazioni sindacali, sono persone che si trovano in difficoltà nel garantire un diritto universale per tutti quale è la sanità, tra turni massacranti e carenze di organico.

La nuova giunta regionale si è presa l’onere e l’onore del risanamento della sanità. Noi stiamo a guardare, chiaramente non sposiamo il percorso politico di nessuno, però è chiaro che per noi quello è l’obiettivo, lo era prima, lo è oggi. Ultima considerazione sulle liste d’attesa. Abbiamo visto un miglioramento solo quando ci abbiamo messo i soldi. L’abbiamo visto attraverso l’utilizzo di strutture private o l’utilizzo extra di medici che venivano pagati profumatamente. È chiaro che con i soldi si fa tutto, quindi se questo è l’obiettivo iniziamo a ragionare sul reinvestimento piuttosto che un depotenziamento come è stato fino ad oggi”.

“Sono radiologo – ha affermato Ugo Ciammella del Snr (Sindacato nazionale area radiologica) – e parlo di quello che succede nelle radiologie e di quello che succede un in giro negli ospedali. Quando io ho fatto il concorso per entrare in ospedale eravamo in 50 e i posti 2. Oggi i posti sono 50 e le persone che si presentano al concorso sono 2. Quindi parlare di personale mi sembra inutile. Non c’è e non perché non si assume o perché non ci sono le risorse. La nostra regione ha un indice di personale dipendente molto superiore a quasi tutte le altre regioni. Questo bisogna che i sindacati lo dicano. Allora probabilmente le persone sono distribuite male e sono distribuite male anche le attrezzature. Le macchine di radiologia sono due a Foligno e due a Spoleto dove i radiologi sono 12. A Terni solo Neuroradiologia ha 8 radiologi e mezza macchina al giorno.

Allora, vogliamo distribuire queste persone dove stanno le macchine e le macchine dove stanno le persone? Liste di attesa. Il rapporto fatto da Punto Zero dice che il 40% delle richieste sono inappropriate. E’ inutile che noi cerchiamo di ampliare l’offerta, prima occorrerà calmierare la richiesta. Occorre trovare degli incentivi per far rimanere i colleghi all’ospedale di Orvieto, che sia economica, che sia qualità della vita, che sia di qualità dei turni. Qui ci deve essere un interesse regionale che deve ridistribuire le forze sugli ospedali e sulle strutture, ci deve essere l’università che deve darci gli specializzandi. Bisogna inoltre andare a vedere quali sono le sacche di sotto occupazione del personale. C’è molto personale sanitario che non può più fare ruoli sanitari. Cambiamo il profilo professionale e li facciamo diventare amministrativi. Sono scelte che vanno fatte razionalmente per utilizzare le persone per la professionalità che sanno esprimere”. 

“Mi piacerebbe che si parlasse anche delle professioni sanitarie dell’ambito della riabilitazione – ha concluso Anna Maria Laudadio, segretaria della lega intercomunale dello Spi-Cgil – perché le risorse sono spostate verso l’ospedale e meno verso il territorio. La ridistribuzione è quindi una cosa fondamentale. Le risorse destinate ai medici a gettone dovrebbero essere utilizzate per la dirigenza medica e il personale del comparto. Sull’attrattività i sindaci e questa commissione possono essere da stimolo per la Regione per pretendere che vengano concesse al nostro ospedale professionalità e attrezzature”.  

I lavori della Terza Commissione Consiliare proseguiranno lunedì 3 marzo con l’audizione dei rappresentanti delle associazioni. “Continueremo questo importante lavoro di ascolto che abbiamo avviato – afferma il presidente Evasio Gialletti – con l’obiettivo finale, condiviso con gli altri commissari, di presentare un documento alla Regione Umbria, ai vertici della Asl Umbria 2 e anche al Ministero della Salute con dati, evidenze e proposte per migliorare le prestazioni dell’ospedale e di tutte le altre strutture sanitarie del territorio”.

Fonte: Comune di Orvieto

 

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