politica

Partito Democratico Orvieto: "Quando non si sa governare, meglio dimettersi"

giovedì 30 gennaio 2025

C’è un aspetto curioso nelle risposte dell’Amministrazione Tardani: ogni occasione diventa per loro un goffo esercizio di propaganda, un tentativo affannato di mettersi in posa, come se governare una città fosse una perenne campagna elettorale. Eppure, amministrare non significa difendersi dai “nemici” immaginari, ma assumersi la responsabilità di dare risposte alla città. Risposte che, come sempre, non arrivano. 

La replica della maggioranza sulla vicenda della Cassa di Risparmio di Orvieto ne è l’ennesima conferma: si rifugiano in una cronistoria che non smentisce nulla di quanto abbiamo affermato, si concedono la solita retorica autocelebrativa e si dilettano nel tentativo, mal riuscito, di impartire lezioni di diritto bancario. Ma, come spesso accade, non colgono il punto. 

Nessuno mette in discussione le dinamiche di mercato che regolano il passaggio di proprietà della banca, né tantomeno le norme che lo permettono. La questione è un’altra, ed è quella che un’amministrazione seria avrebbe dovuto porsi sin dal primo momento: vuole essere un’istituzione credibile e autorevole, oppure preferisce il ruolo dell’influencer da campagna elettorale, che cavalca superficialmente ogni tema senza mai affrontarlo con la dovuta serietà? 

Amministrare una città non è un esercizio di autocompiacimento né un’arena per dilettanti della polemica. È, o dovrebbe essere, la capacità di porsi domande di merito, di costruire una visione strategica e di dotarsi degli strumenti necessari a governare con serietà. L'Amministrazione intende forse richiedere il Piano Industriale di Banca del Fucino relativo all’acquisizione delle quote della Cassa di Risparmio di Orvieto, oppure ritiene sufficiente esultare senza sapere esattamente per cosa?

Ha intenzione di dotarsi di strumenti concreti per verificare le dichiarazioni ufficiali di Fucino sul futuro dei lavoratori della banca, o preferisce continuare a considerare la parola data un surrogato della programmazione economica? Pensa, infine, di esercitare un ruolo attivo nel coordinare le governance cittadine (Comune, Cro, Fondazione Cro, Opera del Duomo, Fondazione Faina) per favorire lo sviluppo del territorio, o preferisce limitarsi a gestire l’esistente senza mai preoccuparsi di costruire il futuro?

Sono domande che qualsiasi amministrazione responsabile dovrebbe porsi, eppure qui siamo costretti ad assistere, ancora una volta, a un’assenza di progettualità che si manifesta in molteplici forme: nelle scelte estemporanee che tradiscono l’assenza di una visione complessiva di città, nella sistematica abitudine all’insulto come unica strategia di confronto, nei bilanci che certificano una gestione dell’ordinario senza un solo euro in conto capitale per gli investimenti necessari al domani. Il problema non è solo l’improvvisazione, ma la presunzione con cui si pretende di mascherarla da virtù. 

Questa maggioranza, che si è rifugiata dietro un civismo di facciata per nascondere il proprio vuoto politico, continua a governare senza un disegno, senza una direzione e senza nemmeno il pudore istituzionale di riconoscerlo. A questo punto, se la capacità di amministrare si riduce a questo, la soluzione è persino ovvia: "Quando non si sa governare, meglio dimettersi".

Partito Democratico di Orvieto