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Urologia, PrometeOrvieto: "Storie di ordinaria follia e disagio"

martedì 28 gennaio 2025

Sessantaseienne orvietano con iperplasia prostatica benigna viene inserito in lista d’attesa per intervento chirurgico nel maggio 2023, dove? A Foligno. Ma non basta, perché per poter programmare l’intervento bisogna eseguire una particolare risonanza magnetica che necessariamente va eseguita a Foligno, peraltro con la struttura pubblica, comunque in tempi biblici, a meno che non si opti per l’intramoenia. In sostanza, impossibile curarsi ad Orvieto per patologie urologiche.

Dall’altra parte, abbiamo il caso di un paziente folignate che doveva eseguire un intervento chirurgico urologico e gli era stato fissato ad Orvieto, probabilmente nel quadro dell’attivazione di quella “struttura di chirurgia multidisciplinare” ampiamente pubblicizzata dalle Autorità, ma i cui contorni appaiono decisamente oscuri. Arrivato ad Orvieto per eseguire l’operazione, con sua grande sorpresa vede che il chirurgo urologo che si apprestava ad operare era lo stesso della struttura di Foligno che lo aveva fino a quel momento seguito.

Magari siamo ingenui e ci sfugge qualcosa, ma non sarebbe forse il caso di evitare di curare gli orvietani a Foligno ed i folignati ad Orvieto? Abbiamo scelto queste due storie per ribadire che, ad oggi, la situazione delle cure urologiche ad Orvieto è ben lungi dall'essere risolta. L’impiego poi di medici di stanza a Foligno per fare un giorno di ambulatorio ad Orvieto non ha risolto un bel niente.

Così come l'aver creato una fantomatica struttura di chirurgia multidisciplinare ad Orvieto rappresenta in realtà un modo per alzare fumo sui problemi della nostra struttura ospedaliera, come quello di urologia. Per tagliare la testa al toro su ciò che diciamo bisognerebbe avere il dettaglio degli interventi chirurgici eseguiti da questa struttura multidisciplinare, per provenienza dei pazienti e per patologie operate. Solo in tal modo potremmo avere la possibilità di desumere se questo approccio delle Autorità sanitarie abbia prodotto gli effetti pubblicizzati e sperati.

Di fatto, però, gli orvietani sono costretti a pagare per visite almeno 150 euro rivolgendosi alla sanità privata. E per fortuna che c’è. Se poi hanno bisogno di una biopsia e la vogliono fare in termini ragionevoli, devono mettere mano al portafoglio spendendo circa 1.000 euro. Le conseguenze di questo stato di cose sono pesanti, dal punto di vista della qualità della vita e delle prospettive di salute per la popolazione. Patologie tumorali non rilevate nei tempi giusti, soprattutto per i pazienti anziani e più fragili, provocano disagio, sofferenza, difficoltà economiche, lutti. E ricordiamo che proprio I tumori alla prostata sono i più frequenti per gli uomini e che la popolazione del nostro comprensorio è la più anziana dell’Umbria.

Appare chiaro a tutti, così come al nostro sindaco, alla stessa commissione consiliare ed ai dirigenti Asl, che l’organizzazione messa in piedi per tamponare la situazione non funziona: è veramente come cercare di svuotare il Lago di Bolsena con una tazzina di caffè. L’unica, efficacemente definitiva soluzione possibile è riaprire il reparto di urologia dell’ospedale di Orvieto, dotandolo di vera dignità di reparto con professionisti e attrezzature adeguate alle esigenze del territorio.

Non mancheremo di fare presente questa imbarazzante situazione alla presidente della Regione Umbria Stefania Proietti nella sua qualità di assessore alla Sanità e continueremo a farlo fino a quando non otterremo per la nostra comunità i servizi che ha diritto di avere dal nostro ospedale, che fino adesso, da un lato si voleva esaltare chiamandolo Dea di primo livello, mentre invece dall’altro lo si avvelenava depotenziandolo sempre di più.

PrometeOrvieto