Quando la storia di Giulio è anche la tua
Giulio Regeni è “scomparso” da 9 anni. E per 9 anni una mobilitazione trasversale ed orizzontale ha animato, in tanti modi diversi, una ricerca collettiva di veritá e giustizia. Non solo parole ed eventi, ma supporto mediatico e concreto alla coraggiosa famiglia, che continua a varcare le soglie di Tribunali indaffarati nello svolgimento di un processo difficile, ma ostinato.
Questa è la storia di tutti, la storia che è nata tragicamente da un’ingiustizia e che cerca di dare un senso a quest’ultima. La conosciamo tutti questa storia, per fortuna, perché se ancora oggi ci sono persone che se ne interessano, la sua memoria non è in pericolo.
Il giallo è arrivato ovunque, anche nel cortile di scienze politiche della Sapienza dove Popolo Giallo, Articolo 21, l’Unione degli Universitari e l’ADI si sono uniti in un momento di ricordo corale dove sono stati letti dei passi dal libro “Giulio Fa Cose”, scritto dai Genitori di Giulio per imprimere anche su carta la sua vita ed il racconto del percorso iniziato il 25 Gennaio del 2016.
Ma oltre a questa bella storia, collettiva, vorrei spezzare il racconto e inserire una testimonianza, la mia, relativa proprio a quest’ultimo evento. Mi sono ritrovato casualmente ad accompagnare con la chitarra queste letture, in quel cortile di scienze politiche dove ho passato tanti momenti della mia vita all’universitá, che è appena terminata, almeno come studente.
Mentre suonavo pensavo costantemente al fatto che Giulio avesse scelto la strada che ora vorrei provare anche io, quella della ricerca accademica. Ci pensavo e nel frattempo mi dicevo che bisogna essere molto coraggiosi a voler fare una cosa del genere, e non serve che mi metta a spiegare perché. E Giulio quel coraggio lo aveva da vendere, e ci credeva talmente tanto che non gli bastava fare ricerca da dietro un computer, ci credeva al punto di accettare di andare in un “paese sicuro” come l’Egitto a stare in mezzo alle persone, per cercare di capire qualcosa in più.
Alla fine degli interventi succede una cosa che mi ha fatto sentire ancora più vicino a Giulio. Un suo amico, mi dispiace non ricordarne il nome, mi ringrazia per l’accompagnamento ricordando come anche a Giulio piacesse suonare, e come lo stesso si portasse sempre dietro una “pianola” elettrica, per poter far viaggiare la mente anche suonando. Io non sapevo di questa cosa, che mi ha colpito veramente. Ho sentito che tra me, e tanti altri, e Giulio, tutta questa differenza non c’è. Questa è la testimonianza che volevo dare, per quello che vale, credo sia importante perchè congiunge la dimensione individuale con quella collettiva. Mi ha ricordato della loro grande connessione, che permette alle cose di andare avanti.