politica

"Perché i dati sostituiscono le regole"

sabato 25 gennaio 2025
di Valentino Filippetti

Martedì 21 gennaio nella Sala Unar di Roma si è svolto il convegno intitolato "Perché i dati sostituiscono le regole". L' evento, patrocinato dal Comune di Parrano e supportato dalle associazioni Net Left e Rose Rosse d’Europa, ha offerto un'importante occasione di confronto sull'Intelligenza Artificiale e la transizione digitale. Il dibattito ha preso spunto dal libro di Sergio Bellucci "AI: Un viaggio nel cuore della tecnologia del futuro", che esplora il ruolo crescente dell'IA nella società contemporanea.

Durante il convegno, è emerso come l'avvento dell'intelligenza artificiale, in particolare quella generativa capace di creare contenuti complessi come testi, immagini, video e persino la stessa programmazione del software, rappresenti una discontinuità rispetto alle crisi tradizionali, costituendo un elemento centrale nella trasformazione in atto. La transizione digitale, spinta da innovazioni tecnologiche che negli ultimi anni hanno registrato una crescita esponenziale, è stata interpretata come una trasformazione sistemica destinata a ridefinire profondamente i modelli organizzativi e sociali.

Un tema centrale affrontato è stato l'impatto geopolitico delle nuove tecnologie. L'insediamento della nuova amministrazione Trump, caratterizzato dal ritiro dagli Accordi di Parigi e dal rilancio della produzione nazionale di petrolio e gas, ha alimentato preoccupazioni riguardo alla transizione energetica e alla lotta contro il cambiamento climatico. Contestualmente, si è intensificata la competizione tecnologica, in particolare con la Cina. Le restrizioni imposte dagli Stati Uniti sull'esportazione di chip avanzati stanno spingendo la Cina a perseguire l'autosufficienza tecnologica, con massicci investimenti nella produzione nazionale di semiconduttori, componenti chiave per lo sviluppo dei modelli di intelligenza artificiale di ultima generazione.

L'Unione Europea, dal canto suo, ha avviato il programma European Chips Act per sviluppare una propria filiera tecnologica e ridurre la dipendenza dagli attori globali. Tuttavia, tale iniziativa sconta un ritardo significativo, reso quasi incolmabile da diversi fattori strutturali. Tra questi, la carenza di infrastrutture avanzate per la produzione di semiconduttori di ultima generazione, la frammentazione delle politiche industriali tra i paesi membri, e una capacità di investimento nettamente inferiore rispetto a quella di Stati Uniti e Cina.

È stato sottolineato come il controllo delle tecnologie, in particolare degli algoritmi e dei dati, sia cruciale per garantire che lo sviluppo digitale sia al servizio degli uomini e del bene comune, proteggendo al contempo i principi fondamentali della democrazia e la sicurezza dei Paesi dell'UE. Al riguardo si è discusso dei modelli di gestione che si stanno delineando. I modelli centralizzati, dove i dati e i calcoli avvengono nei server di grandi aziende, favorendo le multinazionali e i paesi che controllano le infrastrutture tecnologiche globali, come gli Stati Uniti e, in forma diversa, la Cina. Questi modelli rischiano di concentrare potere e ricchezza, aumentando le disuguaglianze e avvicinando le forme di governo a strutture oligarchiche, come sta avvenendo.

Al contrario, i  modelli decentralizzati permettono alle nazioni e alle comunità di avere maggiore autonomia tecnologica, in quanto, gli algoritmi vengono eseguiti  nelle infrastrutture locali o direttamente sui dispositivi degli utenti (IA on-device), riducendo il controllo da parte delle grandi multinazionali. Questo approccio, se da una parte offre più trasparenza e controllo sui dati, dall'altra potrebbe portare a una chiusura dei mercati, circoscrivendoli alle aree dove vengono prodotti i semiconduttori, e cioè Stati Uniti, Cina e, in futuro, forse l'Unione Europea.

Nonostante il potenziale dei modelli decentralizzati, è emerso un certo pessimismo riguardo alla loro adozione su larga scala, considerando l'esperienza dei modelli open-source nati nell'era del software libero, che, pur promuovendo collaborazione e innovazione, sono stati spesso inglobati nelle logiche commerciali del libero mercato.

Una critica significativa è stata rivolta alle forze politiche di sinistra, storicamente poco attente all'impatto delle nuove tecnologie sull'organizzazione della società e sul mondo del lavoro. L' avvento dell'intelligenza artificiale e dell'automazione avanzata potrebbe innescare una crisi strutturale profonda e irreversibile dell'attuale sistema economico. In questo scenario, il lavoro di milioni di persone rischia di essere progressivamente svalutato e sostituito dall'IA in numerosi settori, trasformando radicalmente le dinamiche sociali e occupazionali.

Nonostante il diffuso clima di apatia politica, si osserva una crescente sensibilità nell'opinione pubblica, verso questioni fondamentali come la salvaguardia del pianeta, la giustizia sociale attraverso una più equa redistribuzione delle risorse, e la necessità di regolamentare il potere delle grandi piattaforme tecnologiche. Questi temi spingono le forze di sinistra a interrogarsi sul proprio ruolo e a ripensare le forme di rappresentanza politica e sociale, esplorando modelli più inclusivi e dinamici che superino i limiti dei partiti tradizionali.

In questo contesto, mentre Elon Musk si prepara a far sbarcare l'estrema destra su Marte, la sinistra ha l’opportunità di immaginare un futuro diverso più concreto, giocando un ruolo di guida nella gestione del progresso tecnologico per fini sociali. L’ Umbria potrebbe essere un laboratorio di sperimentazione in questa direzione, promuovendo l’intelligenza artificiale con un approccio diverso da quello prevalente a livello nazionale ed europeo, dove gran parte delle risorse sembrerebbe destinata a progetti in ambito militare e della sicurezza. Il nostro auspicio è che, la nuova Giunta regionale dell'Umbria guidata da Stefania Proietti, concentri gli sforzi e le risorse disponibili su applicazioni dell’IA mirate a migliorare i servizi pubblici, con particolare attenzione a sanità e trasporti, due settori cruciali per il benessere collettivo.

L’ obiettivo dovrebbe essere quello di creare modelli di sviluppo sostenibili, orientati al benessere dei cittadini, che possano essere replicati su scala nazionale ed europea. Un simile approccio non solo migliorerebbe la qualità della vita delle persone, ma consentirebbe di sfruttare le enormi potenzialità dell’intelligenza artificiale per costruire una società più giusta e inclusiva. Tuttavia, questa visione richiede un impegno politico deciso, una mobilitazione delle forze vive della nostra Regione significativa, e una strategia che abbia il coraggio mettere al centro i cittadini, piuttosto che gli interessi e i profitti delle grandi multinazionali tecnologiche.