Sanità e rifiuti. Il punto con il sindaco di Ficulle, Gian Luigi Maravalle
Sanità e rifiuti. Due temi sempre attuali, specie ad ogni sussulto dell’attività politico-istituzionale. Come in questi mesi per l’attesa dei nuovi rispettivi piani di governo regionale, da cui si auspica un'organizzazione innovativa dei servizi, una maggiore rispondenza alle realtà territoriali e, finalmente, il riconoscimento di specificità invocate da decenni. Per un territorio di confine come l'Orvietano, a Sud dell’Umbria e con un bacino di utenza che accoglie persone anche dalle regioni limitrofe, individuato ma non ancora sviluppato come presidio per l’emergenza-urgenza, per non parlare dei servizi di distretto a una popolazione molto avanti negli anni, il nuovo Piano sanitario deve rappresentare la svolta, perché se non ora, quando? Lo sanno i sindaci dei Comuni dell’area che, riuniti in assemblea della Zona Sociale n. 12, hanno espresso le prime osservazioni alla bozza pre-adottata dalla giunta regionale.
Ne parla Gian Luigi Maravalle, sindaco di Ficulle, comune che come gli altri dell’Alto Orvietano, sente fortemente il problema della notevole percentuale di popolazione anziana che necessita di attenzioni particolari.
Quale è la posizione dei Sindaci dell’Orvietano rispetto alla bozza di piano sanitario regionale?
I sindaci del territorio hanno espresso contrarietà all’accorpamento del distretto di Orvieto con quello di Terni-Amelia proponendo invece di mantenere il distretto in deroga alla normativa, data la collocazione geografica e la composizione anagrafica della popolazione del nostro territorio, ovvero non una rivendicazione di campanile fine a se stessa ma dettata da ragioni oggettive. Tuttavia, a mio avviso, il punto centrale è la necessità di una diversa e più adeguata organizzazione della struttura. La questione fondamentale, anche e soprattutto se dovesse rimanere l’indirizzo attuale, cioè il Distretto unico provinciale, è l’organizzazione a livello periferico: sono necessari “capi territorio” di riferimento ed organici capaci di contribuire alla gestione e l'erogazione dei servizi sanitari e socio-sanitari. Questo, aspetto nell’orvietano è più importante che altrove. Nel corso della pandemia i distretti sanitari hanno svolto un ruolo determinante: dobbiamo ringraziare l’impegno senza sosta dei medici soprattutto nella prima fase.
Quali priorità per l’ospedale “Santa Maria della Stella” di Orvieto?
Dal mio punto di vista per rafforzare le strutture ospedaliere primarie è necessario concentrarsi anche sulla riforma degli ospedali più decentrati affrontando definitivamente il tema delle realtà poco attrattive che non trovano più ragione. Tralasciando la valenza che avrebbe una riqualificazione del Santa Maria della Stella in Dea di secondo livello, sul piano strategico è importante ottenere investimenti in ogni reparto affinché l’ospedale di Orvieto possa essere un’eccellenza italiana nel contesto delle Dea di primo livello, ben organizzato e reso per questo attrattivo anche per i medici, oltre che per svolgere un ruolo a livello interregionale: non dimentichiamoci mai che siamo un territorio di confine. Quella di Orvieto deve divenire una struttura capace di assolvere pienamente alla funzione di emergenza-urgenza che gli è stata assegnata nella rete regionale e che non può derogare dal rispetto dei migliori modelli organizzativi per i presidi sede di Dea di I livello: deve divenire un centro altamente qualificato d’avanguardia. Quindi, investimenti ulteriori rispetto a quelli già realizzati e programmati, ma su tutto è necessaria una priorità nell’assegnazione di personale medico. Quest’ultimo è un problema che principalmente origina dal numero chiuso nelle facoltà di medicina, ma che comunque deve essere affrontato e risolto in ogni modo e velocemente.
Quanto alla medicina del territorio, che specie in questo periodo di emergenza sanitaria ha dimostrato di essere una risorsa imprescindibile?
I sindaci hanno sollecitato il potenziamento attraverso la realizzazione della Casa di comunità prevista presso la sede dell’ex ospedale di Orvieto, in piazza del Duomo, che è di proprietà della Usl Umbria 2, ma anche la piena operatività di quelle della Casa della Salute a Fabro, e l'apertura del Diurno per Anziani non Autosufficienti nel territorio del comune di Ficulle che servirà i comuni dell’Alto Orvietano. E poi è stato sollecitato il potenziamento del Servizio di continuità assistenziale che oggi è in via di ridimensionamento a causa della mancanza di medici ed anche la piena ripresa delle attività per i PES (Punti di Erogazione Servizi) che ci sono sul territorio del distretto, a Monterubiaglio e Civitella”.
Per finire altro tema caldo che riguarda il territorio: le linee di indirizzo emerse per il nuovo piano i rifiuti cosa pensa?
Come noto e ribadito anche in passato il nostro è un territorio turistico dove si producono grandi eccellenze agricole: dal vino all’olio e non solo, oltre tutto di notevole pregio paesaggistico. L’ulteriore sopra-elevamento della discarica di Orvieto non è compatibile con queste vocazioni. La questione deve essere posta con forza da tutte le forze politiche del territorio. Ma temo sia difficilmente evitabile l'ampliamento in considerazione dello stato di saturazione delle discariche a livello regionale: i ritardi accumulati lungo il corso degli anni nella strutturazione della chiusura del ciclo dei rifiuti pesano sul presente, ed è necessario agire per non compromettere il futuro. Il valore dei territori, come nel caso dell’orvietano, non può essere subordinato alle politiche determinate dallo stato di emergenza: alle sopra-elevazioni deve essere messo un punto definitivo. E’ necessaria una strategia oltre l’emergenza che trovi ragione in tempi certi. Quella che passa per la valorizzazione energetica prevista dal nuovo piano elaborato dalla Regione, che prevede la realizzazione di un termovalorizzatore, è a mio avviso nella giusta direzione, ma diciamolo subito a scanso di sorprese: l’impianto non può essere costruito ad Orvieto. Quest’ultima evenienza deve essere scongiurata nero su bianco anche perché la sostenibilità dell’impianto potrebbe dover essere garantita con apporti da fuori regione. Non ultimo sarà necessario ridiscutere l’entità degli agi ambientali ed i costi di conferimento in discarica che incidono sul costo a carico dei cittadini.
Tanto per la sanità quanto per i rifiuti, anche considerando i ritardi ed alcune scelte del passato, sarà necessario mettere in campo una grande azione congiunta e trasversale delle forze politiche, degli amministratori e della società civile del nostro territorio, che non può essere considerato marginale e/o funzionale all’occorrenza. E’ necessario attivare un tavolo di confronto con la Regione sul quale trattare le due grandi questioni. L’Orvietano deve far sentire all’unisono le proprie ragioni.