Il mondo a portata di mano
opinioni

Tasche vuote

venerdì 28 marzo 2025
di Angelo Palmieri

C’è un’aria spessa, da tempo.
Non è nebbia, non è foschia.
È come un velo triste che si posa sui volti, sulle finestre.
Si vive con un respiro che ansima, faticando a farsi ossigeno,
non per affanno fisico, ma per l’assedio muto dell’incertezza.

I redditi scivolano in basso, silenziosi come neve marcia.
Non servono i numeri – che siano percentuali o indici – per comprendere ciò che accade.
Ma l’ultimo rapporto ISTAT lo conferma: la morsa dell’esclusione sociale stringe più forte,
trascinando verso il basso un’intera fascia di popolazione.
Una carestia invisibile che corrode i giorni, divora ogni cosa.

Famiglie un tempo solide oggi scricchiolano
come travi sotto un carico che non scelgono,
sorrette più dall’abitudine che dalla speranza.
Il ceto medio? Evaporato,
come quelle formule care alla letteratura sociologica
che oggi suonano vuote, lontane, fuori fuoco.
La povertà non è più un’eccezione.
È una grammatica che si impone,
un alfabeto amaro che si impara a denti stretti.

Un nucleo su quattro annaspa nella fatica quotidiana.
Non è solo questione di bollette o affitti:
è la difficoltà a riempire il carrello, a tenere pieno il frigo.
È il peso dell’anima che si fa sasso.

C’è uno sguardo giovane, abbassato, consunto dal tempo rubato.
Non per timidezza, ma per pudore.
Perché restare a casa, dopo i trent’anni, non è una scelta,
ma una costrizione mascherata da possibilità.
Altro che familismo amorale:
è un abbraccio forzato,
un amore che si fa riparo più che progetto.

Il lavoro non c’è, e quando c’è non basta.
È precario. Liquido. Intermittente.
E con lui diventano instabili anche le relazioni, i sogni,
perfino le parole che un tempo volevano dire per sempre.

Viviamo un tempo in cui le tasche sono vuote e i cuori troppo affollati.
Sono colmi di domande senza risposta, di attese stanche, di promesse mai mantenute.
Ma forse, da questo fondo, si può ancora risalire.

Non con lo sdegno sterile,
ma con la cura tenace che si fa prossimità.
Con il coraggio di pronunciare ad alta voce ciò che tanti sussurrano con vergogna.
Perché ogni sistema che ignora la povertà, prima o poi, affonda nel suo stesso silenzio.

 

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