Il mondo a portata di mano
opinioni

Le croci dell'operaio

mercoledì 26 marzo 2025
di Angelo Palmieri

Li ho visti.
Con la testa reclinata su un’alba che non avranno,
mani sporche di dignità,
scarpe impolverate di sogni
che nessuna sirena ha saputo salvare.

Un ragazzo di ventidue anni,
trafitto da una scheggia arroventata
mentre il mondo, fuori, chiedeva una produzione schizofrenica, priva di coscienza. 

Un uomo di cinquantuno,
sommerso da ciò che noi scartiamo,
là dove anche la vita sembra rifiuto.

Un operaio di trentotto,
fermo sull’asfalto,
con i mezzi in corsa, come se nulla fosse, ignari di quella presenza umana e docile.

Io non riesco più a chiamarle brute fatalità.
Mi si spezza la voce davanti a chi addomestica la tragedia con parole asciutte e senza carne.
Perché ogni morte sul lavoro
è una crepa nel cuore di un Paese
che dimentica troppo in fretta
e protegge troppo poco.

Padri.
Fratelli.
Figli.
Erano vite intere, non statistiche.
Non turni da coprire.
Non margini esistenziali da salvare.

Siamo dentro un sistema che mastica umanità
e la risputa in nota a piè di pagina o in prosa cinica.
Un’architettura cieca che conosce le scadenze
ma dimentica le persone.

Bisogna dire basta.
Non con i silenzi rituali,
ma con le ore di lotte ostinate e quotidiane.

Non con le condoglianze ipocrite e retoricizzanti
ma con leggi, ispettori, tutele vere.
Perché chi lavora
non chieda più il permesso di tornare vivo.

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