Green Delirio: sull'Altopiano dell'Alfina le ruspe avanzano nel silenzio generale
Mentre tutta l'Italia insorge a vari livelli per contrastare gli scellerati progetti che la speculazione sta cercando di far passare come antidoto al cambiamento climatico, qui dove abito, a Castel Giorgio, tutto tace. Tranne le benne che scavano da mesi per potenziare l’elettrodotto, in vista della costruzione di una grande centrale elettrica, che distribuirà altrove (avete capito bene: altrove e con lauti profitti) l’energia prodotta da una messe di impianti. Dall’eolico Phobos, alla centrale geotermica contro cui furono a suo tempo persi tutti i ricorsi (perché sembrò inutile indire un referendum e chiedere alla regione il vincolo paesaggistico - come suggerito dalla Regione stessa - e si è preferito giocarsela tra elite di ricorrenti ed avvocati), passando per non si sa quanti e quali impianti foto e forse agri voltaici.
Ad oggi, se chiedete ad un castelgiorgese se sa che cosa bolle in pentola a casa sua, temo che la risposta suonerebbe piuttosto elusiva. Il sindaco Andrea Garbini ha fatto ricorso contro l’impianto eolico, ma non smentisce l’abitudine a serbare le carte nelle segrete stanze. E quando mesi fa Nova lo ha invitato ad Orvieto in occasione di un pubblico incontro sulla materia delle rinnovabili che minacciano l’integrità di ambiente, economia e paesaggio, intervenendo dopo la loquace ed estenuata sindaca di Montalto di Castro, lei si è impegnata in prima linea e con tutti gli strumenti in suo possesso contro l’assalto di cui sopra… ho solo ascoltato da parte sua una pallida lamentatio, a fronte di non meglio identificati ulteriori progetti che lui con il suo ufficio tecnico certamente già allora indovinava e immagino adesso conosca più in dettaglio.
Qualcun altro ne é informato? Dunque nessun impegno a dare battaglia come molti sindaci stanno facendo a difesa dei loro territori informando doverosamente e coinvolgendo la popolazione, favorendo il clima di consapevolezza e di resistenza che in queste circostanze è di fondamentale importanza. Prendiamo atto che evidentemente questa amministraziobe non appartiene alla cultura della trasparenza, ad una tradizione di compartecipazione, di condivisione con il basso, di democrazia allargata.
Se il paese è sonnolento, d’altro canto, una parte di responsabilità va sicuramente riconosciuta ai cittadini stessi, che mi sembra non avvertano una spinta significativa ad andare oltre usi e costumi legati perlopiù a tradizioni agricole e religiose. In generale, se ad Amici della Terra tempo fa venne negato proprio dal sindaco l’uso della sala consiliare per svolgere un incontro pubblico sulla valanga di presunte rinnovabili che sta per piovere qui e lo stesso ha fatto il prete, negando la disponibilità dell’oratorio, capirete che a queste latitudini si vive una dimensione asfittica, di cui però nessuno chiede conto. Le stesse opposizioni sembrano arrese. Fanno la loro comparsa in seno al consiglio comunale, ma non incalzano, non intraprendono, non denunciano, non coinvolgono.
Naturalmente esistono gruppi di residenti (non necessariamente in senso anagrafico, ma che qui hanno i loro interessi) generalmente più attivi e informati, una sorta di "upper class" che con il paese non ha molta attinenza, imprenditori agricoli, agrituristici, proprietari di casali, professionisti che se coinvolti direttamente ricorrono al Tar, ma non ritengono di volersi spendere per un’azione collettiva sul terreno, come sta accadendo altrove, ovunque è avvertita l’urgenza di difendere il territorio dallo scempio. Eppure gli esempi di lotta dal basso sono vicini, basta affacciarsi nella limitrofa Tuscia e in Maremma, dove sono decine i comitati e le iniziative pubbliche che si svolgono da mesi, con ovvio battage mediatico a seguire.
Le associazioni, infine, che ho sollecitato a più riprese, mi pare non intendano immischiarsi presidiando con un minimo di iniziative la realtà di questo comune, il comune del nostro circondario con il massimo concentramento di grandi progetti legati al Green Delirio. Aldilà di un paio di sit improvvisati e che non hanno visto coinvolto un solo abitante del paese (nessuno li ha informati), tantomeno l’amministrazione, non c’è stato verso fino ad oggi di ottenere che tenessero almeno un incontro divulgativo, di doverosa sensibilizzazione sui temi che pure ora come ora sono il cardine in un certo senso statutario del loro operato.
Come non avvertano l’urgenza di riportare qui i loro passi – da che le stesse associazioni sono presenti in moltissime iniziative che si svolgono altrove – è un mistero. Quello che però mi eè molto chiaro è che questa miope diserzione si traduce in un danno grave. Che non si voglia tenere alta bandiera della difesa del territorio proprio qui, con un azione di presidio concreto, è assurdo ed irresponsabile.
Questi i fatti. Questo il quadro d’insieme di una realtà destinata ad essere travolta e stravolta da una messe di progetti che causeranno un drastico cambio di connotati, facendo di un altipiano vocato all’agricoltura, al turismo e alla biodiversità una zona industriale. Castel Giorgio resta ad oggi una realtà amorfa nell’orbita del ciclone. Un bottino di facile conquista per la speculazione legata alle rinnovabili. Una terra di nessuno. Fermo restando che sarei ben lieta di vedermi smentita da un’inversione di rotta (sempre che non sia troppo tardi) condivido con chi legge rabbia, amarezza ed un’ovvia preoccupazione.