Trump: l'ascensore per l'inferno
La cerimonia di insediamento di Donald Trump alla guida degli Stati Uniti è stata una grande cerimonia mediatica, per ricorrere al titolo di un apprezzato libro di due rinomati sociologi, Daniel Dayan Elihu Katz. Vale a dire la forza evocativa della “cerimonialita’”, componente determinante dell’evento e della sua sostanza. Ecco. Trump ha inteso subito, fin dal colpo di avvio, far capire che siamo nell’era della tecnodestra, del medioevo digitale. Un Riccardo III senza però il genio di Shakespeare. Accanto a lui il “co-presidente” di fatto Elon Musk, accompagnato dai grandi fratelli dell’Algoritmo Bezos, Zuckerberg, Pichai, Thuel. E via andando per le invisibili autostrade artificiali.
E non è la destra conservatrice cui il Novecento ci aveva abituati, quella delle privatizzazioni e del liberismo ma distinta dai fascismi e dai nazisti, ancorché spesso complice. No, ora assistiamo all’affermazione di un autoritarismo spietato diretto dai ricchissimi e da logiche crudeli: contro i migranti, contro chi non è maschio bianco, contro le minoranze di ogni genere e tipologia. Già ci sono decisioni operative, volte a rilanciare un neo imperialismo feudale. American First è un modo per affermare che il tempo è nuovo e il Risiko si è profondamente trasformato. I Comandamenti pagani si appalesano: Far West e cacciata di chi non è nell’Ordine del dittatore.
Le culture democratiche, troppo a lungo afone, sono calpestate sotto i piedi e ridotte al rango di malattie da curare. Insomma, dobbiamo urgentemente ridefinire geografia e toponomastica di un universo non catalogabile con le antiche sintassi. Un Male assoluto, che si appresta a ingoiare ciò che resta dell’Europa e a condizionare paradigmi di produzione e consumo, i beni materiali e l’immaginario. Nonché, attraverso la profilazione delle identità personali ad opera dei vassalli dei social, anche i corpi. Che fare? Certamente riflettere, ma soprattutto aprire una inedita stagione di lotte. Senza una iniziativa all’altezza dei Cattivi, i Buoni soccombono.
Per toccare le vicende della provincia italiana, accorsa alla cerimonia con Giorgia Meloni nel pubblico plaudente, e’ necessario rilanciare la campagna sui cinque referendum ammessi dalla Corte Costituzionale. Purtroppo, è venuto meno quello sull’autonomia differenziata, ma la stessa Corte ne aveva precedentemente smontato punti essenziali. Non demordiamo. La Storia è lunga e il vento fa il suo giro.
PS: Gasparri attacca nominativamente i giudici. Se non fosse grave, sarebbe una grottesca replica di una rauca grida manzoniana.