opinioni

Orvieto altro "nonluogo"?

martedì 22 ottobre 2024

L’etnologo e antropologo francese Marc Augé [1] ha messo a fuoco un fenomeno sempre più diffuso in questa nostra epoca, quello dei: “nonluoghi”. Questi sono tutti quei posti, sempre più numerosi, che popolano il pianeta e che hanno perso la loro identità e si somigliano tutti. Si somigliano i supermercati, le sale d’attesa negli aeroporti, gli ascensori e tanti altri, Tutti trasmettono lo stesso genere di musiche da intrattenimento, l’arredamento, nella sua presunta funzionalità è piuttosto simile, le voci che annunciano le partenze e gli arrivi sono le stesse sia che ti trovi a Hong Kong, Pechino o nell’aeroporto di Bologna. Sia si parli con l’officina meccanica sotto casa oppure con la grande società di assicurazioni nazionale.: siamo dappertutto nello stesso nonluogo; siamo dappertutto “a casa...”. Le differenze, le peculiarità, le particolarità dei luoghi stanno scomparendo o meglio non si sa più, dove si è.

L’altro giorno mi trovavo a Roma nei pressi del Colosseo, mi sono fermato e ho chiuso gli occhi per ascoltare il rumore delle rotelle delle valigie dei turisti sul pavé, rumore che era esattamente come quello che si ascolta a Orvieto e quindi acusticamente potevo essere ovunque; quel rumore di rotelle caratterizzava lo stesso nonluogo a Roma e a Orvieto, o meglio: nell’uno e nell’altro caso diventati, lo stesso. E allora tutte le specificità storiche e naturali di una città come Orvieto o Roma, scompaiono perché fanno lo stesso rumore.

Il viaggiare è diventato solo l’”idea” di visitare, di conoscere luoghi, culture diverse per fare esperienze rispetto alla storia, alla natura di famosi luoghi, ma nella realtà è solo un’idea perché nella pratica stiamo sempre più precipitando negli sterili stessi nonluoghi dove tutto è uniformato “confortevole e pianificato”; e allora dove sono andate a finire l’avventura, la scoperta e soprattutto la “conoscenza”?  Anche Orvieto è sulla buona strada per cancellare la sua storia - a parte il Duomo e il Pozzo di San Patrizio - che fungono da richiamo per queste totalmente improduttive orde turistiche -. D’altra parte quali sarebbero i suoi accenti forti che contraddistinguono questa città? Non ce ne sono, oltre ciò che ormai si trova dappertutto, confermando di divenire a pieno titolo un nuovo nonluogo.

Dove sta andando l’idea di città che il poeta francese Baudelaire definiva. ... “L’officina che canta e che chiacchiera; Le ciminiere e i campanili, alberi della nave-città, e i grandi cieli che fan sognare d’eternità”. Come difendersi da questo processo di vanificazione della propria identità in nome dell’uniformato? Se un luogo può definirsi come identitario, relazionale, storico uno spazio che non può definirsi né identitario né relazionale né storico definirà solo un altro nonluogo e in questo senso Orvieto sta rischiando molto.

 

Un abitante della città


 
[1] Marc Augé, Antropologo francese si dedica da molto tempo allo studio dell’”antropologia dei mondi contemporanei”. É insegnante universitario e ha scritto vari libri sull’argomento.