opinioni

"Una città infeltrita"

giovedì 4 luglio 2024

Infeltrire = restringersi, indurire. Perdere leggerezza, eleganza vaporosità. Essere avvolti nel "locale" e non avere interessi per il circostante: il diverso, l’inconsueto; considerarlo sempre rispetto “al nostro” e quando anche si dovesse intuire il contemporaneo, cosa per cui nutro qualche dubbio, non accorgersene per mancanza di mezzi adatti. Siamo ormai privi di quel fuoco eracliteo che distrugge e così facendo, nello stesso tempo, genera il nuovo, lo sconosciuto, l’invenzione segno della vita che pulsa. Negli spazi culturali che si propongono a Orvieto, si tratta soltanto di “carezzevole accaduto”. Molte persone in passato hanno tentato di rendere viva la città, ma il suo torpore addormenta tutto e tutti.

Del pensiero attuale non esistono tracce perché non ci sono né interesse né preparazione, parlo di musica, danza, teatro cosiddetto “contemporaneo” in una chiave internazionale e non solo locale, paesana. E allora si presentano personaggi, situazioni e storie esclusivamente rivolte al passato. Si pone come esempio la “persona arrivata” nel mondo televisivo, o dei mass-media da applaudire. E tu spettatore (da spectare “guardare”) devi prenderne  placidamente atto, confermando e applaudendo il proposto da chi?

La città, per la sua storia, risorse ambientali, paesaggistiche si presterebbe a essere centro di pensiero e di attività intellettuale tesa alla crescita dei cittadini e non soltanto, ma oltre a mancare l’interesse vero per l’intelligenza e il sapere formale acquisito, la strada scelta, è appunto quella appena descritta dello sfruttamento non integrato del suo patrimonio.

E inoltre, la “malintesa utilità” di un turismo crescente la sta facendo morire per via delle sue crescenti “mangiatoie” cittadine, dormitori e del disagio degli abitanti e con l’intramontabile richiamo del Duomo e del Pozzo di San Patrizio, divenute la vera causa del suo declino vitale. Difatti ci sono sempre più fugaci turisti, ma sono scomparsi gli artigiani e le loro botteghe che erano il vero aspetto vitale e produttivo, peculiare di questa città.


Un abitante non contento