opinioni

Il tempo degli alibi è finito. Per tutti.

domenica 16 giugno 2024
di Guido Barlozzetti

Il sogno della politica e la politica della realtà. Quello che sta succedendo nella nostra Città, l’impossibilità di un’alleanza al ballottaggio che sfidasse il Sindaco uscente e il suo schieramento, dimostra amaramente e ancora una volta l’incapacità di tenerle insieme.Cari Concittadini, tutti, senza distinzioni, di qua e di là, in mezzo e di lato, sopra o sotto, sarà bene ricordarselo per uscire da equivoci, illusioni e delusioni.

Alla fine il gioco è semplice, vince chi ha i numeri,che sono il fondamento della democrazia, indiscutibile. E chi vince però ha anche la responsabilità di tutti non solo di quelli che lo hanno fatto vincere e comunque non solo di quello che accade nel presente ma di quello che la Città sarà domani, forte come nel caso di Orvieto di quello che è stata (in alcuni momenti) nel passato.

E anche chi perde ha comunque la responsabilità di una testimonianza, ha il dovere di rappresentarequello per cui si è battuto, di ricordare che accanto al peso della realtà c’è anche il possibile, vale a dire ciòche dipende dalle nostre scelte, dal metterci sul bordo del presente e vedere se stiamo nella fatalità di un flusso di cose oppure qualcosa possa dipendere anche dal nostro impegno, dalla diversità di un’idea o di una prospettiva che ci diamo e in cui crediamo.

Quello che sta succedendo nella nostra Città dice per un verso che il peso della realtà rischia di diventare un macigno sul quale alla fine trovano un compromesso realistico forze, interessi, orientamenti, come giusto che sia, e per l’altro di come chi innalza l’insegna del cosiddetto cambiamento fatichi a metterci dei contenuti chiari, comprensibili, condivisi, realistici, da offrire con forza al confronto con chi può ascoltare, eperdersi invece nella mediocrità di un alibi fatto di pregiudizi, diffidenze, paure e presunzione.

In un tempo in cui le parole sembrano condannate ad essere solo chiacchiera, dobbiamo ricordarci che invece hanno un peso, che sono il modo attraverso cui ci comunichiamo e sosteniamo idee e punti di vista, che non sono insomma delle scatole vuote che si agitano così, tanto per fare rumore. Dentro, invece, ci sta o ci dovrebbe stare il vissuto di ciascuno e di tutti, a cominciare da quella piccola domanda sul mondo nel quale viviamo, che non ha e non può avere una risposta tagliata col coltello ma è sempre complicata e contraddittoria. Intrisa inevitabilmente di buone intenzioni e trappole, in una sfida continua a cui la politica non può sottrarsi, pena la caduta nell’inferno degli affari e dell’autoritarismo o la fuga nell’illusorio paradiso di una purezza che agli umani peraltro risultainterdetta.

Ebbene, Il paradosso di tutta questa storia è che le parole e i comportamenti sono andati ognuno per conto suo, e cioè che mentre si pronunciavano parole come cambiamento e rinnovamento, si eludeva il confronto con la realtà che comunque sarebbe intervenuta come sempre accade, tanto più quando se non hai il 51% devi comunque guardarti intorno e lavorare per arrivarci. Si chiama etica della scelta e non si sfugge.

Una campagna elettorale porta con sé anche la retorica necessaria però ha un senso se in quella retorica ci sta al fondo una convinzione forte, una fiducia condivisa, un patto che unisce e a cui non ci si può sottrarre, per questo ci metti la faccia, altrimenti potresti nasconderti in un cinismo comodo e egoistico.

Ecco quello che sta accadendo, anzi che è già accaduto, che alle parole non sono seguiti fatti in cui si manifestasse il senso delle proporzioni e il rispetto di ciascuno, il riconoscimento degli altri, la volontà soprattutto di operare in una prospettiva comune, mettendosi in gioco e confrontandosi, tutti con la responsabilità che ha portato a presentarsi agli elettori e a chiedergli il voto.

È in questo senso - e torno al discorso iniziale - che si tratta di vivere nella realtà del presente che non è il migliore dei mondi possibili  ma è il mondo che ci è dato, per cui accetti di toccarlo, di metterci le manitenendo alta al tempo stesso la bussola del cambiamento e dei valori.  Con tutte le asperità che ha inevitabilmente una rotta, perché lo sai da prima che sarà così e non lo si scopre all’improvviso, fa parte del gioco che hai deciso di giocare. Credo che valga per tutte le forze che variamente hanno parlato di un’alternativa.

Nessuno può tirarsi fuori rispetto a una bussola dirimente e  ognuno si assume la responsabilità delle scelte che fa, ovviamente io per primo che ho messo la faccia su una proposta e un candidato, e che adesso uso lo strumento del mio lavoro – la scrittura – per dire del cortocircuito imprevedibile e amaro di un’esperienza e però anche della resistenza pervicace di stereotipi, ideologismi, alibi psicologici, complessi di superiorità, quando sappiamo – lo sappiamo! – quali sono le condizioni della Città e il declivio – peraltro conveniente a molti alla fine come dimostra la sintesi oggettiva del voto - su cui rischia di assopirsi se non si darà una scossa.

Il sogno e la realtà non si escludono, come la ricerca di un compromesso che sia non al ribasso eall’inciucio, sposti il punto di composizione delle cose e comunque cammini in una direzione che il declino provi ad arrestarlo.

Prendo atto di come è finita questa storia. Ognuno prende la decisione nel segreto del suo foro interiore nel quale è assai difficile entrare e dunque tutti abbiamo una giustificazione alla fine per quello che facciamo, ma questo non esime gli attori dal tenere presente il pubblico che li guarda e li sostiene, e dal valutare le conseguenze oggettive delle scelte soggettive. E in questa storia ci sono attori, non uno solo peraltro, che non lo hanno fatto fino in fondo e si sono tirati fuori, se poi questo è risultato.

Alla fine, sapete cosa vi dico, la politica è un esercizio complicato e fantastico al tempo stesso, in cui come ricordava il nostro caro amico Machiavelli il sogno e la realtà si toccano e lottano l’uno con l’altra, la ferocia dei poteri e l’utopia, lo devi sapere e non puoi nasconderti, la partita la devi giocare fino alla fine con le armi che hai, con gli accordi e le alleanze che puoi e sai costruire, con la circospezione certo ma anche l’apertura e lo sguardo generosamente in avanti, e questo vale per tutti quelli che si confrontano, con trasparenza e senza doppiezze, come troppo spesso è successo. Vale per i lupi di mare come per i sedicenti naïf o per l’aspirante Salvatore esterno al coro degli addetti.

L’alternativa c’è sempre. Intanto e comunque è la realtà in cui si compongono le cose, che cambia di per sé e a cui non si sfugge. Anche se la stai a guardare e ne dai la responsabilità agli altri.

E alla fine chi vince ha sempre ragione perché la politica non è altro che il contemperamento degli interessi, degli equilibri e degli accordi sopra e sotto il banco. Questo fa la politica e se ha – come spesso ci capita di dubitare - una visione tanto meglio. E quindi il Sindaco che comunque uscirà dalle elezioni avrà la ragione dei numeri e del combinato disposto prodotto dalle forze che si sono confrontate – anche estraniandosi dalla lotta.

Chiunque sarà, Viva il Sindaco! Anche se non sarà quello che avrei votato o che voterò.