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La madre

giovedì 16 dicembre 2021
di Fausto Cerulli

Ora mi pesano, madre, le parole che non abbiamo pronunciato tra noi
quando era tempo, ma sappi che io le leggevo tutte nel tuo sguardo,
quasi pentito di avermi messo al mondo timido e fragile, come eri tu
con le tue depressioni nascoste e solenni. Sappi che io serbo in me
sempre memoria di quando leggevamo insieme le poesie di Pascoli e tu
mi ascoltavi ed io ti ascoltavo, in una strana amicizia di madre e figlio.
Sì, madre, io da te ho avuto in eredità il male oscuro, ma voglio
che tu sappia che quel male ha saputo essermi un bene, mi ha abituato
a sopportare il mio essere solo ed a cercare in tutti un cenno
di comprensione, ché mai hai voluto essere compatito. La fragilità che vedevi
in me e che ti rendeva ansiosa mi è stata da scudo, ho sempre cercato
di rendere forte ma non crudele l’animo di chi mi era intorno, e quella
timidezza che tu temevi di avermi lasciato mi ha consentito di trovare rifugio
in una religione senza un Dio da temere. Vorrei che tu fossi tranquilla nel dove
non so che tu sei. Io sopporto di essere felice per come mi hai concepito.
Sai, madre, di notte, quando ho paura, ripeto a me stesso i versi delle poesie
che leggevamo insieme, e tu non sei morta, io sento ancora la tua voce.
Abbi pace, madre mia.

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