opinioni

Tempi di eskimo

giovedì 9 dicembre 2021
di Fausto Cerulli

E tu il tempo degli eskimo come divise di combattenti, le barbe lunghe e le ragazze
vestite da femministe spregiudicate che si baciavano sulla bocca per piacere
ai giovani comunisti ortodossi che disprezzavano le donne perché erano indifferenti
alla lotta di classe. Poi tu, Margherita, operaia alla Siemens, ed io volevo insegnare
proprio a te il comunismo. Mai una sera dopo l’amore mi chiedesti di smettere
l'eskimo e di vestirmi da avvocato borghese con giacca e papillon per impaurire un povero
capo reparto che ti molestava, e poi io in vestito da uomo ricco e tu da regina con quel vestito
azzurro molto scollato comprato al mercato di Porta Romana andammo a ballare a casa
di una mia amica molto intellettuale e molto comunista alla moda che guardò con aria di sdegno
il nostro vestire come i borghesi che avremmo dovuto odiare, e fu una sera di pazzesca
gioiosa ironia e poi tornammo alla casa in affitto, la nostra casa tra case a ringhiera
e fu l'ultima sera che passammo insieme. Poi sei morta senza che io lo sapessi, e
non hai potuto sapere mai quanta angoscia quando lo ho saputo dopo che ero partito
promettendo che sarei tornato e sapevamo che no, complici nella dolce menzogna.
Ora qualcuno mi ha spedito le poesie che avevo scritto per te, in una busta
senza il nome del mittente spedita da Milano Centrale. Forse me la hai spedita
tu dal dovunque tu sei, per farmi provare il rimorso di averti lasciata morire sola
in quella casa a ringhiera, al Naviglio Pavese.

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