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Stazione Ferroviaria di Orvieto, parliamone

martedì 7 dicembre 2021
di Pasquale Di Paola

Uno dei principali biglietti da visita che rendono appetibile e da visitare una località turistica è un buon collegamento ferroviario e di conseguenza il primo impatto che si presenta al turista o visitatore è l'immagine della stazione. Assolutamente poco edificante e ai limiti dell'impresentabile lo stato della Stazione di Orvieto, eccezion fatta per tutti i dipendenti che vi prestano servizio, sempre gentili, disponibili e competenti.

La prima cosa che colpisce entrando nei locali della Stazione sono le pareti da ripulire e sistemare, incrostate da macchie gialle e vari segni di usura. Fino a due anni fa, c'era uno sportello Bancomat, elemento utilissimo ai tanti turisti e pendolari in arrivo e partenza.
Poi all'improvviso, dalla sera alla mattina, lo sportello Bancomat è stato tolto e sostituito da un'inutile, brutta a vedersi, spessa e larga tavola di legno quadrata. Ogni stazione, anche la più piccola, ha al suo interno un'edicola per permettere al lavoratore o turista che arriva o parte da Orvieto di potersi dotare di una rivista o un quotidiano.

Ma, per una strana sorte del destino, una settimana dopo la chiusura del Bancomat ha chiuso pure l'edicola. Al suo posto rimane il grosso, sporco gabbiotto di vetro chiuso, pieno di terra e cartacce. Nessuno lo pulisce da anni e quel gabbiotto così abbandonato è diventato simbolo di incuria e sinonimo di degrado e sporcizia. Quando l'edicola e il Bancomat erano in funzione all'interno della Stazione esistevano, come in tutte le stazioni d'Italia grandi e piccole, due o tre radiatori per il riscaldamento. Spariti anche i radiatori adibiti a riscaldamento.

Così i tanti pendolari che, nelle fredde mattinate d'inverno, attendono l'arrivo del loro treno possono sperimentare, mattina dopo mattina, come si vive e ci sente in compagnia del gelo. Altre sono le "chicche" che rendono la Stazione di Orvieto unica non in Italia, ma nel mondo. I viaggiatori, soprattutto i pendolari che per lavoro ogni mattina si spostano in direzione Roma o Firenze, devono usare il Regionale delle 5.53 per spostarsi in direzione Firenze e il Regionale delle 5.54 per raggiungere Roma. Per una ragione misteriosa e incomprensibile a tutti, i due sportelli con personale addetto alla biglietteria aprono alle 5.55, un minuto dopo che i due treni maggiormente utilizzati dai pendolari mattutini sono partiti.

Per poi rimanere, gli addetti alla biglietteria, praticamente con le mani in mano per più di un'ora perché poi occorre aspettare le 6.52 per il treno successivo usato dai pendolari. Pendolari frastornati: se la maggior parte usa il Regionale 5.53 e 5.54 per andare a lavorare sembra una presa in giro aprire gli sportelli per fare abbonamenti e biglietti un minuto dopo, alle 5.55. Insomma, una stazione unica e non replicabile, non bella da vedere o da vivere.

Nel silenzio e disinteresse assordante dei politici locali, tutti presi dal magnificare e incensare Orvieto nei social. Senza valutare che l'Orvieto da godere e da bere si scontra poi con la prima immagine che il turista che arriva a Orvieto vede e vive: la stazione. E non è propriamente un'immagine da bere o da godere.

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