Quel misterioso, beltenebroso Conestabile dei Cavalieri... intervista a Emanuele Mazzi

La foto di apertura è di Maria Giulia La Rosa dal suo bell'album dei cavalieri su Facebook. Quella nel testo è di Davide Pompei.
Con la giornata dedicata a Orvieto "Città del Corpus Domini", che ha visto il doppio evento della Festa Medievale e il ritorno del Dramma Sacro sul sagrato del Duomo, si sono ufficialmente conclusi i festeggiamenti del Corpus Domini 2013. Mentre cala il sipario abbiamo intervistato una delle nuove figure del Corteo Storico "Città di Orvieto", Emanuele Mazzi, che per la prima volta ha indossato uno dei costumi più belli e prestigiosi del Corteo, quello del Conestabile dei Cavalieri. Lo ringraziamo di cuore per la cortesia e la disponibilità.
A pochi giorni dalla solenne uscita del Corteo storico "Città di Orvieto", in cui lei ha sfilato nel bellissimo e non semplice ruolo del Conestabile dei Cavalieri, la prima domanda è pressoché d'obbligo. Era preoccupato, lusingato, emozionato o che altro? quale è stata la gamma di sentimenti e sensazioni che ha provato? Quando ha saputo che era stato scelto per indossare il costume forse più amato dagli orvietani?
Posso dire che quando ho saputo che Bellini si era dimesso mi è dispiaciuto e ho pensato che chiunque avesse vestito i panni del Conestabile sicuramente sarebbe stato nel centro del mirino del Corteo: il confronto con i tanto amati predecessori non sarebbe stato banale. Questo freddamente ho pensato quando ancora non sapevo che avrei indossato uno dei vestiti più importanti del Corteo. Circa dieci giorni prima dell'uscita del Corteo Storico sono andato alla ex-caserma per provare un "nuovo vestito", come mi era stato detto telefonicamente dagli organizzatori, senza altro specificare. Quando ho realizzato che ero uno dei tre papabili per indossare "Il Vestito" mi sono molto emozionato al pensiero di poter rivestire quel ruolo da me tanto ammirato ed applaudito fin da bambino. Dopo qualche giorno ho saputo di essere stato scelto: ho provato gioia e orgoglio di entrare a far parte della storia del Corteo ed ho pensato che queste belle emozioni dovevano essere incanalate per sfilare con fierezza in un ruolo così importante. Le critiche che sicuramente sarebbero arrivate non mi spaventavano; la scelta della mia figura come Conestabile era indubbiamente agli antipodi rispetto a chi aveva fin all'anno prima sfilato in tale ruolo ed era prevedibile che le opinioni si sarebbero spaccate. Per smorzare l'attesa del 2 giugno cercavo di preoccuparmi di cose più terrene, tipo non scivolare dalla scalinata del Palazzo del Popolo: questo mi sembrava un gesto davvero umiliante per un ruolo così importante e un "ottimo" modo per essere ricordato.
Cosa può raccontarci della curiosa storia dell'elmo? Doveva calzarlo davvero o è stato un dépistage degli organizzatori per aumentare il mistero e l'attesa?
L'organizzazione del Corteo voleva fare una scelta di rottura con il passato e l'elmo calzato si doveva aggiungere alla mia figura giovane per perseguire questo scopo. Doveva infatti essere così fino a pochi istanti prima dell'uscita. Poi c'è stato un ripensamento, scaturito spontaneamente all'unanimità degli organizzatori all'ultimo momento. Forse è stato l'impatto visivo della mia figura con il vestito completamente indossato, forse è stata la sensazione che con l'elmo il ruolo sarebbe potuto risultare anonimo, non so dire nemmeno io con precisione, fatto sta che mi sono ritrovato a sfilare a volto scoperto e non posso negare che la cosa mi abbia fatto enorme piacere.
Qual è la sua opinione rispetto alla ricorrente diatriba del rapporto tra l'importanza e la magnificenza del costume e il figurante che l'indossa? E personalmente come si è posto rispetto all'abito e al ruolo che le è stato assegnato?
Credo che sfilare nel Corteo Storico sia un onore. Onore di far parte di una tradizione e di un patrimonio culturale. E' essenziale che chi sfila e interpreta un ruolo ne sia consapevole. Nello sfilare si rappresenta un periodo storico di fasti e potenza per la città di Orvieto, dove il prestigio politico si unì alla celebrazione di un evento religioso come il miracolo di Bolsena. I figuranti devono saper comunicare fierezza e orgoglio. Così mi è stato insegnato da mio padre che ha sfilato fin dalla prima edizione del corteo e che mi ha trasmesso lo spirito diffuso dalla signora Lea Pacini. Quando ho sfilato nel corso degli anni ho anche ritenuto di dover rappresentare il grande lavoro di organizzazione che sta dietro all'evento e in particolare ho sempre pensato al lavoro certosino delle sarte: portare con eleganza il vestito assegnatomi rappresenta per me anche un modo per rendere omaggio a queste scrupolose lavoratrici.
Cosa pensa che sia importante fare per conservare e rivitalizzare il prezioso patrimonio del Corteo storico? C'è qualche spunto che si sente di dare?
A questo proposito faccio un'osservazione da turista. Mi è capitato in varie occasioni di ospitare degli amici a Orvieto. Tutti sono rimasti affascinati dalla città, ma molti sono rimasti con la voglia di vedere i vestiti del Corteo Storico non potendo tornare in occasione della sfilata. Forse l'esposizione dei vestiti più importanti in un museo visitabile tutto l'anno potrebbe essere un'iniziativa interessante.
Qual è il suo rapporto con Orvieto e cosa pensa, per quanto e per come la conosce, di Orvieto e degli orvietani?
Per me Orvieto è casa. Sono nato e vivo in Toscana ma i miei genitori sono entrambi orvietani, trasferitisi nella città di Viareggio dopo il matrimonio per motivi di lavoro. Fin da bambino le vacanze le ho trascorse tutte aOrvieto a casa dei miei nonni materni Alfredo ed Ernesta, proprio dietro a Palazzo del Popolo. Mio nonno paterno, Domenico, ha lavorato una vita come custode del Duomo. Mia nonna Fosca aveva un negozio di prodotti artigianali locali nel vicolo dei Dolci, davanti al Duomo. A Orvieto ho tutti i parenti. Mio padre ha sfilato nel Corteo da ragazzino e ha fatto parte dello storico gruppo di sbandieratori. Mio fratello sfila dal 1994, io dal 1995. La tradizione del Corteo Storico è radicata nella mia famiglia e conosco l'attaccamento che gli orvietani hanno per la manifestazione. Mio fratello, animato dallo stesso spirito, ha dato il suo contributo come giornalista pubblicando un libro sul Corteo Storico.
Negli ultimi anni vengo sempre più frequentemente, almeno una volta al mese se non di più, perché mia moglie che è medico ha avviato un ambulatorio endocrinologico a Orvieto. Da pochi mesi sono diventato padre e ho sentito il bisogno di portare dopo poche settimane mia figlia Matilde per le strade di Orvieto come a volerle far annusare al più presto l'aria dell'Umbria, l'aria della sua famiglia paterna.
Degli orvietani conosco il calore e la disponibilità, il forte attaccamento alla loro città e la loro arte culinaria. Apprezzo i cambiamenti che ho visto nel corso degli anni, la voglia dei negozianti e ristoratori orvietani di offrire prodotti di qualità, con la ricerca della raffinatezza ed al tempo stesso della genuinità.
E nella vita cosa fa il Conestabile dei Cavalieri? Studi, lavoro, famiglia, può dirci qualcosa del suo vissuto quotidiano?
Sono ingegnere e dopo vari spostamenti lavorativi ho trovato da qualche anno stabilità a Pisa. Sono sposato e da poco la famiglia si è allargata con l'arrivo di mia figlia Matilde che ora ha 7 mesi. Anche lei c'era il giorno del Corteo, mi ha raccontato mia moglie che se l'è dormita nel passeggino nonostante trombe e tamburi.
E la sua passione più grande, vuole svelarcela? Anche il suo maggiore difetto, ammesso che ne abbia...
La mia passione è la bicicletta da corsa, anche se in questi mesi è temporaneamente appesa al chiodo per l'arrivo di mia figlia. In Versilia, dove abito, ci sono ottimi percorsi da affrontare, ma la sinuosità delle colline umbre, la bellezza del lungo-lago di Bolsena ed il faticoso monte Peglia reggono ampiamente il confronto.
Per quanto riguarda i difetti servirebbe un'intervista a parte... forse potrei sintetizzare con cocciutaggine.

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