Giorgio Marchesi torna al Teatro Mancinelli e porta in scena "Il fu Mattia Pascal"
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Versione energica, divertita e ironica per "Il fu Mattia Pascal" di Luigi Pirandello, quella attesa sabato 1° marzo alle 21 al Teatro Mancinelli con Giorgio Marchesi. "Sono state proprio le parole che Luigi Pirandello fa dire al suo protagonista a suggerirci la chiave per raccontare le vicende di Mattia Pascal" spiega l'attore bergamasco, regista dello spettacolo insieme a Simonetta Solder, che torna a Orvieto a tre anni da "Fuga a tre voci", portato in scena a settembre 2022, per questo nuovo spettacolo fuori abbonamento rispetto alla Stagione.
"Abbiamo voluto sperimentare un linguaggio - spiega - che potesse essere accessibile e appetibile a tutti, anche e soprattutto alle nuove generazioni. Con l’obiettivo di allontanarci dalla visione polverosa erroneamente associata ad alcuni capolavori letterari, abbiamo scelto un punto di vista vitale, dinamico e divertito di questo caso davvero strano. Insieme a Raffaele Toninelli, che ha creato una drammaturgia musicale sul testo, abbiamo dato vita a un’atmosfera non realistica.
Non abbiamo voluto ambientare il testo precisamente nei primi anni del secolo scorso, abbiamo preferito traslarlo e trascinarlo lungo il ‘900 per assecondare la contemporaneità dei temi trattati nell’opera: il rapporto con la propria identità, oggi moltiplicata dai tanti profili di cui ormai ci serviamo quotidianamente per comunicare sui social. Ma anche la rinascita, dopo lo sconvolgimento delle nostre vite negli ultimi due anni.
Mi trasformerò con paziente studio sicché, alla fine, io possa dire non solo di aver vissuto due volte, ma di essere stato due uomini diversi. Pascal sembra chiedere quindi non solo un’altra possibilità, come spesso sogniamo tutti, di ricominciare da capo o di correggere gli errori del passato. Ma vuole anche abitare un’altra persona, nuova, diversa, sconosciuta.
Da queste due frasi, da questi due spunti è nata l’idea di proporre al pubblico la storia di Mattia Pascal e Adriano Meis concedendoci la libertà di giocare con questi due personaggi e sottolineando l’umorismo presente nel testo, pur lasciando intatto lo stile e il linguaggio originali. Perché un testo, anche se un classico, rimane un pre-testo per comunicare col pubblico. E visto il momento storico, meglio farlo con leggerezza".
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