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"Clemente VII e Luca Signorelli ad Orvieto e la genesi del Giudizio Universale di Michelangelo"

lunedì 9 ottobre 2023

Inizia venerdì 13 ottobre alle 17.30 all'Auditorium "Gioacchino Messina" di Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, il nuovo Anno Accademico, l'ottantesimo, dell'Istituto Storico Artistico Orvietano. L'appuntamento è inserito nel programma relativo alle celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Luca Signorelli.

"Quest'anno - anticipa il presidente, l'architetto Raffaele Davanzo - prendiamo le mosse più di un mese prima del solito con la prestigiosa lezione dell'amico professor Dugald McLellan dell'Università di Sydney, grande studioso del Signorelli. Ci parlerà di un momento particolare successivo alla realizzazione degli affreschi della Cappella Nova, cioè della presenza di Clemente VII a Orvieto proprio nel momento storico più difficile sia per il papato che per il papa stesso. Il titolo dell'evento è Clemente VII e Luca Signorelli ad Orvieto e la genesi del Giudizio Universale di Michelangelo.

Il Sacco di Roma del 1527: un episodio feroce, nel quale si manifestò tutto l’odio per il cattolicesimo da parte dei Lanzichenecchi luterani. Ma non bastava, perché subito dopo, in successione, la Città Eterna conobbe una serie di disastri di ascendenza biblica: la peste colpì a metà maggio, seguita da un’ondata di caldo, siccità e carestia; nel 1530 si aggiunse una devastante alluvione. Perché tante calamità si dovevano abbattere proprio su Roma? Una risposta, popolare ma non troppo, era che tutto ciò avveniva non per caso, ma come azione della giustizia divina, cioè come punizione per la corruzione del Papato.

Già da prima del 1500 si erano moltiplicate le previsioni di una prossima Fine del Mondo, con sempre più evidenze che sembravano confermare i peggiori timori: ricordiamo che di questa sensazione apocalittica era già intrisa la Cappella Nova, nella sostanza stessa del messaggio del Signorelli.  E proprio ad Orvieto, lontano da Roma da cui era fuggito all'inizio di dicembre del 1527, Clemente VII Medici dovette immaginarsi ciò che fino ad allora era inimmaginabile: la distruzione di Roma e del papato, quindi la fine del mondo cristiano. In una parola: La Fine del Mondo: e quindi una riflessione sugli affreschi signorelliani lì ad Orvieto lo spinse a conclusioni di grande pessimismo e, dal punto di vista personale, a continue ansie e paure.

Quando, il 6 ottobre 1528, Clemente VII ritornò a Roma, trovò una città devastata: addio al grande progetto monumentale che da Giulio II in poi i pontefici stavano portando avanti col rinnovamento del Vaticano e di tutta l’Urbe! Quello che aveva provato davanti al Giudizio universale di Signorelli divenne più chiaramente definito: e pensò di riproporre il tema nel Vaticano, anzi nella Cappella Sistina, in fondo il sancta sanctorum del complesso. E gli fu quasi subito evidente che l’unico artista degno di un’impresa così prestigiosa era Michelangelo, come chiarì bene Ascanio Condivi, il biografo dell’artista.

E, dall’altro punto di vista, quello di Michelangelo, sono ben note le parole del Vasari quando afferma che l'opere di Luca furono da Michelagnolo sempre sommamente lodate, né se in alcune cose del suo divino Giudizio che fece nella Cappella furono da lui gentilmente tolte in parte dall'invenzioni di Luca, come sono angeli, demoni, l'ordine de' cieli e altre cose, nelle quali esso Michelagnolo immitò l'andar di Luca, come può vedere ognuno.

Del resto solo a Orvieto erano stati rappresentati l'Antinferno con Caronte e Minosse; e sempre citato dalla critica come spunto per Michelangelo è il dannato in primo piano davanti a Minosse; ma anche nella Resurrezione della Carne il parallelo è evidente, ed infatti è stato utilizzato per la locandina dell’evento. Se Signorelli si era raffigurato col Beato Angelico mentre entrambi osservavano abbastanza serenamente gli Ultimi Giorni, Michelangelo si dipinge, deformato e quasi atterrito, nella pelle di San Bartolomeo. In quei quarant’anni appena, il tempo che intercorre tra i due Giudizi, troppe sicurezze umanistiche erano crollate!".

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