Gaia Tortora presenta "Testa alta, e avanti. In cerca di giustizia, storia della mia famiglia"

Gaia Tortora racconta la sua storia, nella consapevolezza che non sia solo sua. Ogni giorno tre innocenti finiscono in carcere per errore, più di mille cittadini l’anno. E i media continuano a comportarsi come fecero con suo padre. Titoloni per additare i presunti colpevoli e, quando va bene, trafiletti seppelliti nelle ultime pagine a segnalare l’assoluzione, il proscioglimento, l’errore giudiziario. Condividere il proprio intimo dolore, allora, diventa un modo per combattere contro l’ingiustizia, per impedire che tutto ciò si possa ripetere. E andare avanti, come le diceva suo padre, a testa alta. "Testa alta, e avanti", non a caso, è il titolo del libro in cui ripercorre quella storia.
"In cerca di giustizia, storia della mia famiglia", il sottotitolo che tiene insieme le 144 pagine pubblicate dalla vicedirettrice del Tg La7 e conduttrice di "Omnibus" per la Collana Strade Blu di Mondadori a marzo di quest'anno. Lunedì 31 luglio, alle 21.30, nel Giardino dei Lettori della Nuova Biblioteca Pubblica "Luigi Fumi", la presentazione al pubblico di Orvieto, nell'ambito della quinta edizione della rassegna "ONE. Orvieto Notti d'Estate" promossa dall'Associazione Culturale "Cantiere Orvieto", in un'intervista pubblica a cura di Roberto Conticelli, già presidente dell'Ordine dei Giornalisti dell'Umbria, e Ruben Della Rocca, giornalista e collaboratore di Radio Radicale.
Si tornerà con la mente al giugno del 1983 quando l'autrice aveva 14 anni. Era uscita di casa di primo mattino con lo zaino in spalla, nel giorno del suo esame di terza media. Procedeva spedita verso la scuola ignara del fatto che, poche ore prima, le Forze dell’Ordine avevano fatto irruzione in una camera dell’Hotel Plaza e arrestato suo padre per associazione camorristica e traffico di droga. Quando la televisione lo ritrae all’uscita del commissariato, stretto tra due carabinieri, le manette bene in vista, Gaia smette di parlare. Le immagini, invece, non si fermano: fanno il giro di tutte le prime pagine e dei telegiornali.
Perché suo padre è Enzo Tortora, uno dei più famosi presentatori della televisione italiana, noto per i modi eleganti, la vasta cultura, un’integrità intellettuale esemplare. In poche ore (e per mesi) Tortora diventa l’oggetto di una violenta gogna mediatica: il coro di intellettuali e giornalisti è quasi unanime, grida "colpevole". Inizia così uno dei più clamorosi casi di malagiustizia del Paese, ma anche un calvario umano che durerà anni, deviando il corso delle vite di tutte le persone coinvolte. Quaranta quelli trascorsi da quell'estate romana.
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