Valentino Saccà omaggia il cinema di Renato Pozzetto. Al CicloStile, libro e proiezione di "Saxofone"

"La sua particolare forma di umorismo, caratterizzata da una vena surreale, lo ha reso uno dei protagonisti più noti della comicità italiana". Eppure di punti sui quali proiettare luce e spunti intorno ai quali riflettere, la figura di Renato Pozzetto – attore, regista, cabarettista ma anche cantante e sceneggiatore, 77 anni compiuti a luglio – non si è mostrata avara. Con occhi da entomologo e competenza da critico cinematografico, ha sezionato il suo oggetto di osservazione Valentino Saccà, classe 1983, che dopo aver scritto di cinema FilmTv, Roma Happening, Persinsala, Centraldocinema e Ermitage Cinema, ha dato alle stampe per la collana "La Cineteca di Caino", edizioni Associazione Culturale "Il Foglio Letterario", 150 pagine che condensano un'analisi attenta ed inedita.
"Il Cinema di Renato Pozzetto. Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca" è il titolo della monografia critica che sarà presentata venerdì 29 settembre alle 18 alla presenza dell'autore nei locali di "CicloStile", nel cortile interno al civico 3 di Corso Cavour in collaborazione con la Libreria Arcimboldo. L'incontro apre la serata "Praticamente...Pozzetto" e sarà seguito alle 19 da un piccolo buffet e alle 20.30 dalla proiezione del film "Saxofone", scritto, diretto e recitato nel 1978 proprio da Pozzetto.
Quest'ultimo, "richiedeva un approfondimento critico per quello che ha rappresentato a livello di linguaggio. La sua voglia di rompere degli schemi canonizzati con un'anarchia ilare, dolorosa e tenera al contempo, specchio convesso di un tessuto sociale in trasformazione dopo il '68, è un dato sociologico importante. Affrontando una crisi profonda attraverso l'esorcizzante arma della risata applicata ad una cultura legata alla provincia che ha teso progressivamente alla totale estinzione".
"L'idea del libro – spiega l'autore – nasce dall'urgenza che avevo di colmare una lacuna monografica nelle pubblicazioni sul cinema italiano. Pozzetto come altri comici, o meglio attori tout court a lui coevi come Paolo Villaggio ed Enrico Montesano era sprovvisto di una monografia critica e ciò era abbastanza scandaloso dato il successo popolare, prima che critico, di simili interpreti della nostra commedia. Per quanto mi riguarda, Pozzetto è forse la figura maggiormente emblematica di quella generazione e, credo, anche la più articolata a livello di personaggio comico e di linguaggio.
Ha rappresentato il passaggio dalla Milano poetica, paleoindustriale alla Testori quindi sul finire del boom economico e l'approssimarsi della Milano da bere degli anni '80, passando per gli anni della Contestazione, delle fabbriche occupate, delle stragi insomma gli Anni di Piombo. Certo, la passione per il suo cinema poi c'è sempre stata, essendo nato e cresciuto in provincia di Milano il suo umorismo surreale, il cabaret milanese da cui proviene erano un linguaggio a me caro e familiare".
Quanto tempo è servito per colmare questa lacuna? "Per realizzare il libro – spiega Saccà – ho impiegato circa tre anni, tra ricerche bibliografiche sull'argomento, revisione di tutti i suoi film compresi i pochi che non avevo visto, scrittura, riscrittura per un file andato perduto. È proprio questo il punto: la totale mancanza di un saggio critico ragionato e organico sul cinema e sul linguaggio del cinema pozzettiano.
Prima della realizzazione del mio volumetto, esistevano solo vetuste recensioni di film, alcune recuperate da vecchi annuari di critica, un dossier realizzato da Nocturno, uno speciale apparso su FilmTv, brevi e sparute analisi di alcuni suoi film concentrate però più sul regista che sull'interprete e una retrospettiva al Festival di Locarno, gestita da Mauro Gervasini. Oltre a questo non esisteva ancora un testo che racchiudesse e ordinasse in modo sistematico una riflessione critica, storiografica e persino teorica su Pozzetto comico, attore e regista".
Non è chiaro, ancora, se il diretto interessato sia al corrente di tanto sforzo. "Mettersi in contatto con lui – confida l'autore – pare davvero un'impresa donchisciottesca. Ho provato a telefonare diverse volte alla figlia Francesca che, all'epoca della lavorazione del volume, aveva accolto con una certa freddezza la cosa. Poi ho provato tramite il suo B&B 'Locanda Pozzetto' sul Lago Maggiore senza risultati, ho scritto al suo manager, ma senza esito. Sono, quindi, nel dubbio che sia al corrente di questa monografia critica che lo riguarda.
In ogni caso, la chiave di lettura che ho utilizzato per scrivere del suo cinema è prima di tutto da un punto di vista strutturale evitare il classico saggio che segue pedissequamente un ordine cronologico. Ho preferito tematizzare i vari capitoli per rendere il risultato meno didascalico, almeno spero. Spesso ogni capitolo è dedicato alla collaborazione con un regista diverso e quindi anche ad una forma di cinema diversa alla quale la vis comica e interpretativa di Pozzetto ha dovuto adeguarsi.
Mi piaceva l'idea di tracciare in parallelo una crescita psico-fisica e anche sessuale e comportamentale del suo personaggio in parallelo alle modificazioni sociali, storiche e politiche avvenute in Italia dalla fine degli anni '60 fino alla Seconda Repubblica. Ho voluto evidenziare nel personaggio pozzettiano, un'emancipazione di carattere sessuale che lo ha accompagnato per l'intera filmografia.
Dagli esordi, nei primi film, come figura di ragazzotto mammone in fase edipica, poi la conoscenza dell'altro sesso fino al padre di famiglia, passando per una confusione del proprio io sessuale legato al mondo gay. Il discorso sulla diversità sessuale nel cinema di Pozzetto appare sintomatico e più o meno appare in tutti i suoi film, e ho voluto far emergere questo dato che è un elemento peculiare dell'identità pozzettiana come spiego nel libro ma che quasi nessuno ha mai notato oppure ha evitato di evidenziare". Nessuno, fino ad ora.

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