economia

Festa del Papà, le storie dei precari nei sei istituti del CNR dell'Umbria

martedì 18 marzo 2025

In attesa della Festa del Papà cogliamo l'occasione per dare spazio ai papà nella ricerca e tutte quelle difficoltà e limitazioni che un precario con figli si ritrova ad affrontare. In Umbria, nei sei istituti del CNR (IBBR, ISAFOM, IRPI, IRET, SCITEC e IOM), vivono e lavorano diversi padri di cui abbiamo raccolto la testimonianza.

Mauro, 40 anni, precario dal 2018. Dopo la laurea e il dottorato in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, entrambi conseguiti presso l’Università Politecnica delle Marche, ha intrapreso la carriera di ricercatore prima all’Università e poi al CNR. Un percorso che lo ha portato a Lecce, dove ha lavorato per quattro anni presso l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (ISAC) con un assegno di ricerca post-doc.

"Quello è stato il nostro primo trasferimento - racconta - mia moglie ed io ci siamo trasferiti insieme, costruendo una nuova quotidianità in una città lontana dalla nostra terra d’origine. Qualche anno dopo è nata nostra figlia, i suoi primi ricordi sono legati alla città di Lecce. Poi, a gennaio 2024, è arrivata un’opportunità importante: un contratto a tempo determinato con una prospettiva di tre anni, presso l’Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali (ISAFOM) del CNR, con sede a Perugia. Un passo avanti dal punto di vista professionale, ma con un costo altissimo sul piano personale".

Pendolare tra Lecce e Perugia, settimane intere lontano da casa, ore e ore di viaggio e il peso del pensiero di lasciare moglie e figlia da sole. "Abbiamo anche provato a trovare un equilibrio, pensavamo di trasferirci nuovamente, tutti insieme a Perugia, ma ci siamo presto scontrati con un problema che non avevamo previsto: senza contratti a tempo indeterminato, anche affittare una casa diventa un’impresa impossibile. I proprietari cercano garanzie che il mio contratto non offre. Non era così che immaginavo il mio futuro dopo anni di studio, ricerca e sacrifici.

Amo il mio lavoro, credo nel valore della ricerca e nella sua importanza per la società, ma la precarietà rende tutto più difficile. Ogni scelta è sospesa, ogni piano a lungo termine è impossibile. E intanto, il tempo scorre. Mia figlia cresce e io non sono lì con lei. Ogni sera mi chiede quando tornerò, e ogni volta che riparto, sento il peso dei momenti che sto perdendo, di quelli che non torneranno più".

Ajmal, 37 anni, originario del Pakistan, un dottorato di ricerca in Biotecnologie Vegetali in olivo ed un master in Scienze Agrarie e Precario da sei anni. In questa Festa del Papà, si ritrova a riflettere con noi sulla duplice realtà della sua vita: l'immensa gioia di avere una figlia e le profonde sfide per cercare di garantire un futuro stabile per lei e la sua famiglia.

"Oggi, non rappresento solo me stesso, ma numerose altre persone che condividono questa lotta. Come stranieri residenti in Italia, abbiamo affrontato le incessanti difficoltà di bilanciare le nostre carriere con le responsabilità di genitori in un paese lontano dalle nostre radici. L'incertezza che circonda il nostro lavoro, unita alla mancanza di politiche chiare per il nostro futuro, ha gettato un'ombra sulle nostre vite, riempiendo le nostre giornate di ansia e stress. Eppure, dimostriamo resilienza, spinti dalla speranza di costruire una vita migliore per i nostri figli. Oggi, mi unisco ai miei colleghi in questa pacifica protesta, esortando il CNR a riconoscere il nostro contributo e a garantireil nostro futuro qui.

Questa protesta non riguarda solo noi, riguarda ogni genitore immigrato che sogna stabilità, dignità e la possibilità di provvedere alle proprie famiglie. Siamo più che ricercatori; siamo assistenti, sognatori e combattenti, che si sforzano di creare un futuro più luminoso per le nostre famiglie. In questa Festa del Papà, mi espongo come voce per tutti coloro che, come me, stanno lottando per l'equità, la comprensione e un futuro in cui possiamo continuare a contribuire a questa società, garantendo al contempo una vita stabile alle nostre famiglie. Insieme, immaginiamo un futuro in cui i nostri contributi siano riconosciuti e le opportunità per cui lavoriamo così duramente diventino realtà".

Paolo, 34 anni, laureato in Ingegneria Meccanica, una laurea magistrale in indirizzo energetico, dottorato in Ingegneria Civile e Ambientale, anni di studi e formazione ma precario al CNR dal 2016. Paolo si occupa di Ricerca sulla sicurezza idrogeologica in Umbria e non solo, studiando tra le altre cose l'effetto del cambiamento climatico sul ciclo dell'acqua e sulla frequenza e intensità degli eventi estremi, con molti progetti finanziati dall'Unione Europea e dall’Agenzia Spaziale Europea, portando alto il nome del nostro Paese.

Di contratto in contratto finora è riuscito a mantenere i suoi cinque figli, che hanno dai 7 anni in giù, a pagare la benzina, l'affitto, i pannolini, i vestiti e tutte le varie necessità. Di mutuo ovviamente non se ne parla, con tutti questi figli, un solo lavoro e precario. "Ma per quanto ancora avrò il mio posto di lavoro? Non è dato saperlo ..." si sfoga Paolo. Queste sono solo tre storie, tra le tante che potremmo raccontare. In Umbria lamentiamo un crescente numero di culle vuote, paghiamo più pensioni che stipendi e continuiamo a sentire che c'è bisogno di investire sulla natalità per evitare che la nostra regione imploda su sé stessa.

Ci chiediamo allora, come sia possibile che nel 2025 ci si ritrovi ancora ad umiliare la dignità di chi resta nonostante il precariato, nonostante le insostenibili difficoltà e nonostante saremo forse l’ultima fortunata generazione i cui genitori, compagni e familiari saranno in grado di garantire per noi, mantenerci e supportarci economicamente. Purtroppo, la piaga del precariato tiene in ostaggio moltissimi ricercatori che vedono in scadenza i loro contratti semestralmente, o nelle migliori ipotesi, annualmente, e di conseguenza, i progetti ed i sogni delle loro vite. Parliamo di persone che hanno studiato e lavorato per anni nel mondo della ricerca, che hanno conseguito titoli prestigiosi e ottenuto riconoscimenti e che di concorso in concorso hanno raggiunto e superato la soglia dei 40 anni per trovarsi di fronte all’amara ricompensa di essere lasciati a casa.

Maria Cristina Valeri e Daniele Chiappini,
precari uniti CNR Umbria

 

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