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Economia a rischio stagnazione, CNA: "Puntiamo su export, energia e credito per le piccole imprese"

giovedì 13 febbraio 2025

"Bisogna prendere atto che l’Umbria non è più attrattiva. Se vogliamo imprimere una svolta a un trend che vede l’economia regionale sostanzialmente stagnante bisogna lavorare alla creazione di lavoro qualificato per i giovani, soprattutto di quelli ad alta scolarizzazione, sostenere le imprese nella ricerca di nuovi mercati e nell’accesso al credito e migliorare la competitività territoriale, anche attraverso la promozione dell’indipendenza energetica". I risultati della nuova ricerca commissionata da CNA Umbria al Centro Studi Sintesi per tracciare un quadro dell’economia regionale nell’ultimo quinquennio e fornire le prime proiezioni per il 2025, non sono molto entusiasmanti.

“Nonostante la ripresa post Covid e la modesta crescita dello scorso anno, nei prossimi mesi potremmo assistere a unastagnazione dell’economia, soprattutto se leggiamo i dati della nostra ricerca alla luce dei dazi all’orizzonte, del balzo dei costi energetici (+44% tra gennaio 2024 e gennaio 2025, Sole24Ore) e della crisi di alcuni settori produttivi – ha dichiarato Michele Carloni, presidente di CNA Umbria -. Per il 2025, infatti, si prevede una crescita del Pil di appena mezzo punto percentuale, una contrazione dello 0,6% del volume degli investimenti, una ripresa dei consumi molto contenuta (1%). Il quadro che si prospetta non è dei migliori e richiede interventi tempestivi”.

La ricerca è stata presentata da Alberto Cestari, ricercatore del Centro Studi Sintesi. “Il Pil regionale nel quinquennio 2019/2024 è cresciuto dell’1,1%, dopo aver attraversato il crollo dovuto al Covid, il rimbalzo successivo, un leggero calo nel 2023 e un nuovo piccolo aumento nel 2024. Nello stesso periodo gliinvestimenti delle imprese, soprattutto nella manifattura e nelle costruzioni, sono cresciuti complessivamente del 38%, ma lo scorso anno hanno registrato un magro +0,6% e si prevedono in decrescita per l’anno in corso. Anche in tema di consumi, un’inflazione media del 16,6% ha ridotto all’osso la propensione alla spesa degli umbri, che nel 2024 sono stati quasi fermi (+0,4%) e saranno appena più disposti a spendere nel 2025 (+1%). Sul fronte dell’occupazione si è registrata una crescita significativa: infatti nel 2024 c’erano oltre 14mila lavoratori in più rispetto al 2019, soprattutto nell’industria (+13%) e nelle costruzioni (+17%), seguiti dal commercio (+7%). Si conferma, nel quinquennio, il dato del calo del numero delle imprese (-2,6%, pari a circa 2mila unità), più accentuato tra gli artigiani (-4,8%). In generale i cali più significativi si sono registrati nel commercio, in agricoltura, nella manifattura e nei trasporti, ma anche nel comparto delle costruzioni.

Buone notizie dal turismo, che nel 2024 ha superato di 16 punti percentuali i livelli 2019, con una crescita sul 2023 del 6% e un incremento dei flussi turistici dall’estero del +10%. Ottime anche le performance dell’export, cresciuto del 39% nel periodo indagato (in Italia +30%), con il solo calo registrato nel 2023 e ascrivibile essenzialmente alla metallurgia dell’area di Terni. Di tutt’altro segno i dati sul credito alle imprese, soprattutto di quelle di micro e piccola dimensione, che hanno visto diminuire del 24% il valore dei prestiti erogati (-8,9% nel solo 2024). Su un totale di 9 miliardi di euro di credito erogati alle imprese umbre, ben l’80% è andato a quelle con oltre 20 addetti. Alla creazione del valore aggiunto dell’Umbria hanno concorso per il 71% i servizi, per il 21% l’industria e per il 5% il commercio. Nel 2023/2024 è stato molto significativo l’apporto delle costruzioni (+15%), mentre i servizi hanno tenuto e la manifattura ha registrato una forte contrazione (-6%). Infine – ha concluso Cestari - abbiamo indagato il settore degli appalti pubblici, che hanno portato in Umbria risorse per oltre 2,8 milioni di euro, in gran parte afferenti al Pnrr, che hanno sostenuto il settore delle costruzioni.”

“Questi dati - ha affermato Roberto Giannangeli, direttore di CNA Umbria – dimostrano che, nonostante in questi anni le imprese siano diventate più grandi e abbiano realizzato investimenti ingenti in nuovi processi produttivi, ricerca e fonti rinnovabili, l’economia umbra non ce la fa a tenere il passo con il cambiamento continuo che caratterizza la nostra epoca. Ma rischiano di non farcela l’Italia, schiacciata dal mega debito pubblico e a corto di risorse da dedicare allo sviluppo, e soprattutto l’Europa, che sembra sempre più impotente sotto il vento del populismo e nello scontro tra grandi potenze mondiali. La realtà è che servirebbero più integrazione e più semplificazione ma, purtroppo, non tutti i Paesi membri dell’Ue sono disponibili a finanziare gli investimenti necessari con debito comune. Aspettando la revisione di industria 5.0 e dei bonus casa da parte del governo italiano e le nuove politiche di sviluppo europee, non ci resta che individuare misure anticicliche da attuare a livello regionale”.

“Servono subito misure a sostegno della diversificazione dei mercati internazionali – ha aggiunto il presidente regionale della CNA - a partire dal nuovo bando per facilitare la partecipazione delle Pmi umbre alle fiere internazionali, con dotazioni finanziarie adeguate alle esigenze del momento. Dobbiamo aiutare le imprese a trovare mercati di sbocco alternativi per ridurre gli effetti negativi dei dazi doganali. Inoltre dobbiamo migliorare lacompetitività territoriale: a questo proposito noi crediamo, per esempio, che il tema dell’autoproduzione di energia e della costruzione di comunità energetiche rinnovabili a sostegno della sostenibilità del territorio rappresenti uno dei temi su cui scommettere per costruire nuovo lavoro di qualità.

Ecco perché chiediamo alla Regione l’adozione di nuovi incentivi e misure per promuovere le comunità energetiche nei Comuni con più di 5mila abitanti, esclusi dai benefici previsti al riguardo dal PNRR. Infine, servono nuove misure per facilitare l’accesso al credito delle micro imprese, non solo per investimenti ma anche per risolvere problemi di liquidità. Siamo convinti – ha concluso Carloni - che solo così si possa creare lavoro di qualità, che è l’unico strumento per tornare ad essere attrattivi nei confronti dei giovani e contrastare così gli effetti della causa principale della bassa crescita del Pil: l’inverno demografico”.

Positiva la risposta di Francesco De Rebotti, alla sua prima uscita pubblica come neo assessore allo sviluppo economico, il quale ha anticipato alcune misure di sostegno alle imprese allo studio del suo staff, in particolare sull’internazionalizzazione e sull’energia, ma, soprattutto, ha annunciato l’avvio di una fase di concertazione tra la Regione e le forze sociali.