Cassa di Risparmio di Orvieto, parte la gara a tre per il controllo
Entra nel vivo lunedì 18 novembre con la presentazione delle offerte non vincolanti, la gara a tre per l'acquisto di Cassa di Risparmio di Orvieto, piccola e risanata banca di territorio, finita, dopo varie vicissitudini, nel porto sicuro del Mediocredito Centrale. Una manifestazione di interesse non richiesta, arrivata dal Banco Desio in pieno agosto, sta dando vita ad una vera e propria asta, imprevista, per acquisire una quarantina di sportelli tra l'Umbria e l'alto Lazio, con una presenza anche a Roma.
Dopo il Banco Desio, alla porta di Mcc ha bussato in estate anche Banca del Fucino e più di recente, a sorpresa, è spuntata anche CF+, la challenger bank che e' la nuova versione del Credito Fondiario, piu' conosciuto come Fonspa, senza le attivita' nel comparto dei deteriorati scisse nel 2021 e confluite in Gardant. Con la chiusura delle urne elettorali in Umbria tutte e tre le banche, apprende Radiocor, presenteranno le offerte non vincolanti, con l'indicazione di prezzo e le risposte ai 'paletti' e garanzie a beneficio del territorio richieste dagli advisor del venditore.
Invitalia, che controlla Mcc, è controllante indiretta anche della Cassa di Risparmio di Orvieto in quanto l'acquisizione della quota di controllo dell'istituto umbro dall'altra controllata, Popolare di Bari, e' avvenuta con fondi propri del Mediocredito Centrale. Invitalia ha quindi schierato come advisor Prometeia mentre Mcc si avvale di Vitale. Il Mediocredito Centrale Banca del Mezzogiorno, guidato dall'amministratore delegato Francesco Minotti, ha una missione ben precisa, dettagliata nel nuovo piano industriale: 'promotore e pilastro del Distretto finanziario del Sud', con il coinvolgimento di altri soggetti bancari e finanziari e la collaborazione con altri operatori di mercato che insistono nell'area.
La Cassa di Risparmio di Orvieto, quindi, non è coerente con quell'obiettivo. Per questa ragione ai primi di settembre Mcc ha annunciato che valutera' le proposte dei potenziali acquirenti 'nell'ambito di un processo competitivo che abbia come obiettivi la tutela dei dipendenti e la crescita della banca e del territorio'. Cro, con un patrimonio netto di 94 milioni (parametro da considerare nella costruzione del prezzo di vendita con un divisore di tale valore) lo scorso anno ha chiuso con un utile in forte crescita a 7,8 milioni (2,6 milioni l'anno prima) grazie al vento in poppa del margine di interesse (+35%). Bene anche la prima parte del 2024: utile semestrale raddoppiato a 6 milioni. Mcc ne detiene l'85,3% del capitale e il residuo, il 14,7% è in mano alla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, molto critica con l'attuale socio di maggioranza, anche per le scelte di governance.
Le tre banche in corsa sono tutte determinate e convinte di avere, ognuna, buone frecce al proprio arco. Ad iniziare dal Banco Desio, presieduta dall'azionista Stefano Lado e guidata dall'amministratore delegato Alessandro Decio. Banco Desio, con la sua vocazione di banca di prossimita', puo' vantare il salvataggio riuscito, dieci anni fa, della Popolare di Spoleto, poi fusa nel gruppo, una delle poche ex Casse di Risparmio dell'Italia Centrale in crisi in quegli anni che sia riuscita a salvarsi grazie all'arrivo del cavaliere bianco in anticipo sull'introduzione della riforma del bail-in che segno' il destino invece, tra le altre, di Banca Marche e CariChieti. Banco Desio è in forte espansione. Lo scorso anno con l'operazione 'Lanternina' ha comprato 48 sportelli da Bper.
Altra acquisizione quest'anno in maggio: 14 sportelli da Popolare Puglia e Basilicata. Banco Desio potrebbe avere qualche problema antitrust per la quota di mercato che verrebbe ad avere nella provincia di Terni con l'acquisto di Orvieto. L'acquisizione sarebbe importante anche per Banca Fucino, guidata dall'amministratore delegato Francesco Maiolini e presieduta da Mauro Masi. La banca dopo un triennio di risanamento all'interno del gruppo Igea, nel 2023 ha irrobustito il patrimonio con altri 50 milioni di apporti da nuovi e vecchi soci ed è tornata a distribuire il dividendo.
Il rafforzamento patrimoniale proseguirà l'anno prossimo con altri aumenti finalizzati a portare il capitale sociale a 350 milioni dagli attuali 217 milioni per finanziarne lo sviluppo. Banca Fucino, con 36 filiali in Italia, ha il cuore della sua rete nel Lazio e in Abruzzo e, con Cassa di Risparmio di Orvieto, sbarcherebbe su un nuovo territorio rendendo piu' forte il suo radicamento nell'Italia Centrale.
Anche Banca Fucino, con le dovute proporzioni, ha in corso un rafforzamento della rete, con quattro nuove aperture già autorizzate dalla Banca d'Italia. Non ha invece sportelli CF+ (plus), banca presieduta da Panfilo Tarantelli (azionista di minoranza) e guidata dall'amministratore delegato Iacopo De Francisco. CF+ ha un modello di challenger bank che volentieri sottoporrebbe ad una 'ibridizzazione' con la rete fisica, evidentemente molto appetibile, di Cassa di Risparmio di Orvieto, anche per avere accesso ad una raccolta diretta meno costosa.
La mancanza di una rete fisica può significare valorizzazione di quella esistente della banca umbra, magari anche un rafforzamento delle risorse umane. Un rafforzamento di organico non sarebbe scontato, invece, con gli altri due concorrenti tradizionali 'retail'. Una carta jolly che può giocare CF+, è l'azionista di maggioranza alle sue spalle, il ricchissimo fondo Usa Elliott, che già negli ultimi due anni è intervenuto con due aumenti di capitale (da 28 e 27 milioni rispettivamente), per ripianare le perdite provocate dai deteriorati in portafoglio, 'legacy' del vecchio Fonspa, che CF+ ha dovuto svalutare ulteriormente nonostante i flussi di recuperi che le arrivano dai servicer.
Fonte: www.borsaitaliana.it