Valentino Cirulli all'Orvieto Agroalimentare 2022: "Viticoltura, è tempo di cambiare"
"La viticoltura ed i metodi di vinificazione non possono più ignorare i cambiamenti climatici in atto che vanno affrontati con decisione, competenza e processi innovativi". Lo ha ribadito Valentino Cirulli, biologo specializzato in enologia, ricercatore ed innovatore del vino italiano che ha dedicato i suoi studi giovanili e tutta la sua carriera alla ricerca in campo enologico. Da sempre attivo nel mondo del vino, anche come produttore, consulente e docente di master in agronomia ed enologia, Cirulli ha parlato con toni decisi, a tratti allarmati, dell’urgenza di un nuovo atteggiamento produttivo del comparto vitivinicolo italiano.
L’occasione è stata offerta dall'edizione 2022 di "Orvieto Agroalimentare", evento formativo destinato agli iscritti all’Ordine degli Agronomi e Forestali della provincia di Viterbo e dell’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari al quale hanno partecipato esperti provenienti dalle Università di Perugia, Roma "Sapienza", Roma "Tor Vergata" e della Tuscia. Tra i docenti, il titolare della CRC Biotek di Orvieto, azienda leader nel settore agroalimentare in particolare nel settore enologico e delle biotecnologie, al quale è stato affidato l’argomento "Nuove tecnologie per il controllo avanzato dei processi di fermentazione nel vino".
"Di adattamento delle attività vitivinicole al processo di riscaldamento globale in atto – ha detto il ricercatore nel corso del suo intervento – si parla da anni. Ora è diventato urgente agire concretamente in vigna e in cantina e con una certa decisione, innovando i processi agricoli di coltivazione e di raccolta dell’uva come anche dei metodi di vinificazione dei mosti pena la ulteriore diminuzione delle produzioni e il rischio concreto di un calo del livello di qualità dei prodotti".
Le modificate condizioni climatiche stanno avendo un impatto sempre maggiore sulle produzioni agricole come si legge anche in una recente pubblicazione delle prestigiosa Accademia dei Georgofili di Firenze nella quale si legge, tra l’altro: "Anche la coltivazione della vite sta registrando a livello globale effetti sempre più evidenti sia sulle quantità che sulla qualità dell’uva e quindi dei vini, tanto che secondo l’Organizzazione Internazionale della vigna e del vino nel 2021, per il terzo anno consecutivo, la produzione mondiale è stata ampiamente sotto la media pluriennale a causa di vari eventi climatici, anche estremi".
"Nel caso specifico della vite - continua la relazione che avalla in toto le posizioni esposte da Cirulli a Orvieto - tutti questi fenomeni oltre che nel rischio di perdite produttive si concretizzano nell’accelerazione della maturazione e in squilibri qualitativi dovuti ad esempio ad alterati equilibri tra maturazione zuccherina e componenti acidiche e fenoliche".
Entrando nel dettaglio scientifico delle questioni, il titolare della CRC Biotek - che applica da tempo le innovazioni di cui è portatore sia nell’azienda Castel Noha di Ficulle che in quella di Fiorano sull’Appia Antica a Roma - ha esposto una serie di soluzioni possibili grazie alle più moderne biotecnologie che, pur nella varietà di casi che possono presentarsi in Italia, "sono una vera e propria ancora di salvezza per la gran parte dei vitigni ma il loro uso non va abusato, pena una uniformazione dei vini, con la perdita delle peculiarità varietali e territoriali". Al termine del suo intervento, Cirulli ha annunciato un forum nazionale sul tema da tenersi nel prossimo mese di novembre nella tenuta Castel Noha di Ficulle.