Francesco Uffreduzzi, ingegnere del vento

Francesco Uffreduzzi, ingegnere del vento. Ventotto anni appena compiuti, ha saltato a piè pari la Maturità Scientifica, il Corso di Laurea Triennale in Ingegneria Aerospaziale, il Magistero della stessa specializzazione. Sempre con la lode, anche se, afferma: "L'encomio non è mai stato tra i miei obiettivi primari". Però ne ha presi tre e tutti con pieno merito. E’ stato un piacere conoscerlo, scoprire che è il primogenito di Marco Uffreduzzi di professione operatore finanziario e del sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, che fino alla maggiore età era convinto che sarebbe diventato un medico.
Soltanto la prospettiva di un anno sabbatico, nonostante avesse superato il test per l’ammissione al Corso di Medicina, lo spinse a riflettere sull’effettiva vocazione alla scelta. Svelto di mente, salì in treno, direzione Torino, con destinazione il famoso Politecnico. Anche lì test perfetto, con ammissione immediata: "Ho avuto, sempre, gran simpatia per la fisica e la matematica. Già dalle prime lezioni mi resi conto di aver fatto la scelta giusta". C’è una particolarità in famiglia. Il fratello Giacomo, di due anni più giovane, ha seguito, Medicina a parte, lo stesso iter. Pure lui laureato, lavora alla Avio S.p.A., che opera nel settore dei lanciatori e della propulsione applicata a sistemi di lancio, missili e satelliti. Insomma, casa Uffreduzzi conferma una certa predisposizione per lo spazio.
Francesco, prima della chiamata in Pininfarina, aveva lavorato per quasi due anni in Leonardo, azienda italiana, leader nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza, occupandosi di aeroelasticità per i programmi M-345 e M-346, velivoli a getto di nuova generazione progettati per l'addestramento dei piloti militari. L'M-345 andrà progressivamente a sostituire gli Aermacchi MB-339, le attuali Frecce Tricolori. Frequentando il Liceo Majorana: "Istituto al quale devo molto", era famoso, in classe, per essere quello dell’ultima domanda: "Cercavo sempre di chiudere il cerchio sugli argomenti trattati. Se non riuscivo, ero solito fermarmi con il docente anche dopo il suono della campanella. Qualcuno mi definiva il rompiscatole, ma, sai che ti dico? Non me ne pento. Il sistema ha continuato a funzionare anche dopo, all’Università e negli stage cui ho partecipato".
Del periodo allo Scientifico ricorda, con piacere, i momenti ludici: "Per la Festa della Scuola avevamo allestito una band, 'Friday Band', incaricata di allietare diverse centinaia di ragazzi. Per la prima volta, avemmo l’opportunità di un concerto tutto nostro. Tanta l’emozione, nondimeno un momento che ho sempre considerato di crescita per proporsi in pubblico". E’ sempre stato e lo è tuttora, colmo di interessi. Le sue giornate sono piene, tanto da far sorgere dubbi se riesca a portare a compimento quanto previsto: "Ti svelo un segreto. Una delle pochissime cose cui ho rinunciato è stato il Corso di Chitarra al Conservatorio. Attrezzati di buona volontà, fondamento essenziale per ogni impresa, a cominciare da quelle minimali, cui va aggiunta un indole organizzativa per ciò che desideri poco resta indietro".
Viene da pensare a quei ragazzi, che abdicano dalla pratica sportiva o altri hobby, perché hanno troppo da studiare: "Con i dovuti sacrifici, onestamente, ho rinunciato a poco, Conservatorio escluso". Ha giocato a calcio, è stato un buon cursore di fascia,lo fa pure adesso in forma amatoriale a Torino, vestendo sempre la maglia dell’Orvieto FC.: "Il mondo del calcio è fantastico. Oltre alle partite, si stabiliscono amicizie che restano, si fa gruppo e si tempra il fisico. I miei amici migliori sono quelli coi quali sono cresciuto nello spogliatoio e a scuola. Anche se stiamo mesi o anni senza vederci, quando c’incontriamo è sempre una festa, a meno che i discorsi non vadano sul calcio. Tifando per la Lazio sono sempre, o quasi, solo contro tutti. Calcio a parte, l’impossibilità di frequentarli è una delle poche cose che mi manca di Orvieto".
Forse, meno, adesso che pare aver trovato Simona, la donna della sua vita, prossimo medico pediatra. In un modo o nell'altro la medicina sta entrando nella sua vita. L'ingegnere del vento da un anno e mezzo presta la sua opera alla Pininfarina S.p.A., uno dei templi del saper fare italico. È ingegnere della Galleria del Vento, vanto del marchio torinese, eccellenza mondiale nel campo della ricerca aeroacustica e aerodinamica. Proprio qui ha reincontrato il responsabile, l’ingegnere Alessandro Aquili, che aveva già avuto modo di apprezzarne le qualità in occasione della permanenza di Francesco alla Ducati Corse.
A Panigale, sede della factory, era rimasto per otto mesi, impegnato nella preparazione della tesi di laurea per il Magistero. In quel momento, i piloti della Rossa di Panigale erano Dovizioso e Lorenzo. Lavorando con il team aerodinamico della Ducati, trattò diffusamente una forma innovativa di parafango anteriore per MotoGP al fine di migliorare le prestazioni di raffreddamento dei radiatori. Lo studio, apprezzatissimo, portò al neo Ing. la lode numero tre.
A Grugliasco, nella Galleria del Vento Pininfarina, opera un team di otto persone. Il suo capo, come lo chiama, lui ed altri sei tecnici specializzati nei settori cui sono interessate le attività di studio. Nata per sviluppare autoveicoli in anticipo sui tempi, le cui forme si ispiravano a quelle della natura, plasmate dal vento, oggi è utilizzata non solo nel campo automotive, ma anche in quello dell'architettura, dell'aviazione, della mobilità elettrica, nell'ottimizzazione di prodotti per lo stile di vita quali abbigliamento sportivo, nel settore nautico, in quello dei trasporti, per restare tra quelli più conosciuti.
Il lavoro di un ingegnere di galleria consiste, in maniera molto elementare, nel valutare le forze generate da un oggetto investito dal vento, cercando di capire come queste possano influire sulle performance. Non solo, il suo ruolo é anche quello di gestire l'impianto, assicurando il corretto funzionamento di tutta la strumentazione.
Il livello di conoscenza tecnica richiesta é perció molto elevato, spaziando dall'aerodinamica alla meccanica, dall'elettronica all'informatica.
Prima gli studi, adesso il lavoro, lo hanno fatto scoprire un buon addetto alla cucina. Definirlo cuoco sarà forse esagerato, però, c’è chi non rifiuta un suo invito a cena: "E’ stata questione di sopravvivenza. A forza di panini e uova strapazzate l’organismo iniziava a lamentarsi. A quel punto ho preferito prendere il toro per le corna, iniziando a preparare qualcosa di mio. Non è andata affatto male. Ove serva lo faccio con piacere". La personalità, il modo di esprimersi, la sua sicurezza sono davvero imbarazzanti: "Francé, sicuro di avere solo ventotto anni?".

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