"Diario di un pazzo", Giacomo Ferrara in scena al Teatro Mancinelli: "Le opere importanti attraversano il tempo"

"Secondo me le opere quanto sono importanti attraversano il tempo e quindi sono sempre contemporanee. Questa l’ho sentita molto contemporanea. Questo poi dal punto di vista attoriale ed artistico era una grande sfida. Avevo voglia di mettermi in gioco a teatro in questo senso ed era importante farlo con un testo così". Giacomo Ferrara è appena sceso dal palco del Teatro Mancinelli di Orvieto e si è spogliato dalle bianche vesti di chi ha portato in scena il monologo e i complessi stati d’animo e mentali rappresentati nel "Diario di un pazzo".
Ha così abbandonato un luogo di inquietudini ed indecifrabile, nel quale a poco a poco si è trovato sempre più intrappolato e dal quale ha chiesto, implorato, di poter uscire. Forse un manicomio, un luogo di tortura, un luogo immaginario. L’unico punto di riferimento per chi si è trovato a camminare assieme a lui come spettatore, in quel vortice di luci, musica e parole, era che stava andando in scena una versione liberamente ispirata all’omonimo racconto di Nikolaj Vasìlevic Gogol. La sensazione di disorientamento, volutamente imposto dal regista Alessandro Prete, si è nutrita del contesto distopico, senza tempo. Questo per dare efficacia ad un viaggio nella mente e nell’anima del protagonista e, più in generale, dell’uomo. Un viaggio di riflessioni.
Perché le canzoni di Freddie Mercury hanno accompagnato la narrazione?
"Una follia anche registica" spiega Giacomo Ferrara non più avvolto nella nebbia della scena e ormai illuminato dalle luci del foyer del Teatro Mancinelli. "Abbiamo immaginato questa persona, questo essere umano (il protagonista, ndr), che poteva immaginarsi di essere chiunque. Perché quindi non Freddie Mercury ad un certo punto? Per lui tutto era possibile".
Parla di follia, oggi che forme può assumere?
"Purtroppo oggi le persone che vengono credute folli sono quelle che in realtà sono sensibili, quelle che dimostrano grande sensibilità, che cercano di essere esseri umani. Abbiamo affrontato questo personaggio che doveva essere nudo, con tutte le sue fragilità, ferite, con tutte le cose che doveva dire al mondo. Perché le doveva dire al mondo".
Cosa è l’ipersensibilità? Ha a che fare con l’amore?
"Ipersensibilità è tutto, nel senso che è una persona che decide di vivere qualsiasi sentimento. Lo abbiamo visto sul palco: l’amore, il dolore, la rabbia, la paura, il mettersi in discussione. Tutte queste cose".

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