"Artisti, antiquari, falsari: ceramisti. Breve ma curiosa storia della lunga attività ceramica ad Acquapendente"

"Artisti, antiquari, falsari: ceramisti. Breve ma curiosa storia della lunga attività ceramica ad Acquapendente". È il titolo della conferenza che chiama in cattedra il professor Renzo Chiovelli, studioso della storia dell’architettura, della teoria e pratica del restauro architettonico e dell’analisi delle tecniche costruttive, in special modo medievali con all’attivo oltre 150 scritti, giovedì 27 marzo alle 16.30 nella Sala Conferenze di Palazzo Ceccarini Chigi, sede municipale di Farnese. L’incontro, organizzato dall’Ufficio Cultura del Comune con la direzione scientifica del Museo Civico “Ferrante Rittatore Vonwiller”, ha il patrocinio della Riserva Naturale Regionale Selva del Lamone, dell’Associazione Socio-Culturale Farnese e Tuscia Viterbese e del Centro per gli Studi Criminologici, Giuridici e Sociologici di Viterbo, oltre che del Comune di Farnese.
La conferenza è incentrata sulla fortuita circostanza del rinvenimento, nei locali sotterranei dell’ex Convento di Sant’Agostino in Acquapendente, di una sorta di stanza, in parte edificata con una tecnica muraria adottata localmente tra l’inizio del ‘200 e la metà del ‘400, in cui erano state gettate alcune centinaia di maioliche arcaiche decorate in verde-ramina e bruno-manganese, oltre ad altri oggetti ceramici e in vetro. Buona parte del materiale si presentava integro o mostrava di essersi fratturato al momento in cui era stato gettato nel deposito, facendo supporre che vi sia stato buttato in occasione di una delle varie ondate di pestilenza che si susseguirono durante o dopo la cosiddetta Peste Nera, tra il 1346 e il 1352. Le maioliche, per forme e decorazioni, mostrano di provenire da case o palazzi privati di famiglie notabili, così come dallo stesso convento agostiniano.
Edifici i cui abitanti, evidentemente, vennero contagiati dalla pestilenza e da cui le maioliche domestiche dovettero essere state prelevate e gettate nel deposito sotterraneo come forma di prevenzione sanitaria per cercare di evitare l’ulteriore diffusione dell’epidemia. La varietà di forme aperte e chiuse, così come l’eccezionalità dei decori che presentano stemmi gentilizi, motivi vegetali e zoomorfi, scene figurate con iscrizioni – spicca un ampio bacino decorato con figure in atteggiamento galante e dalle ricche vesti trecentesche – offre lo spunto per confronti con altre maioliche arcaiche presenti in importati musei italiani. Da questo fortunato ed eccezionale rinvenimento ha preso avvio una circostanziata revisione dell’attività ceramica aquesiana del passato, di coloro che l’hanno esportata e fatta e delle sue contraffazioni, anche nei maggiori musei esteri.
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