cultura

Porte aperte alla Rocca Farnese per l'edizione speciale delle Giornate FAI di Primavera

venerdì 21 marzo 2025
di D.P.

Oltre a Villa Caviciana – la prima tenuta agricola del Fondo Ambiente Italiano nata a Gradoli dal sogno di un avvocato di Dusseldorf e una collezionista d'arte, partiti per una vacanza sul Lago di Bolsena e tornati in Germania innamorati della zona – la Delegazione FAI di Viterbo schiude le porte di Cortile, Piano Nobile, Loggia e Giardino Pensile della Rocca Farnese di Ischia di Castro, normalmente chiusa al pubblico in quanto residenza privata. In occasione della speciale edizione – la 33esima, che coincide con il cinquantenario della nascita del FAI – delle Giornate FAI di Primavera, sabato 22 e domenica 23 marzo dalle 10 alle 17 – ultimo ingresso alle 16 – sarà possibile scoprire particolari della storia del restauro del palazzo avvenuto negli ultimi anni direttamente dalla voce del suo proprietario, Stefano Aluffi Pentini.

L’immobile, noto da tutti semplicemente come "la Rocca", domina il centro storico del paese, nascosto nel cuore della Tuscia, a metà tra il mare della Maremma Laziale e il più vicino Lago di Bolsena. Edificato nella parte più alta dell'antico insediamento, sullo sperone di tufo dove sorgeva l'antico castrum medievale, non è solo la costruzione più importante del borgo viterbese – ancora oggi caratterizzato da un'atmosfera fuori dal tempo, forse per la sua posizione naturalmente isolata e sin da allora lontana dalle principali vie di circolazione, come la Cassia e l'Aurelia – ma è anche la più antica residenza della nobile dinastia che dal 1537 al 1649 dominò il Ducato di Castro, al confine tra lo Stato della Chiesa e il Granducato di Toscana.

La fortezza originaria fu costruita nel XIII secolo e fu ereditata da Alessandro Farnese, futuro Papa Paolo III, che la volle "adeguare" trasformandola in un palazzo, secondo un progetto attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane. Con la caduta del Ducato di Castro, il palazzo divenne proprietà della Camera Apostolica, poi ceduto alla fine del '700 ai Marchesi Capranica che lo ebbero fino ai primi del '900. Fu poi acquistato dalla Famiglia Piermartini e, nel 2008, dall'attuale proprietario. L'edificio incompiuto racconta nelle sue stratificazioni costruttive le vicende storiche legate alla sua committenza. Dalla prima Torre degli Aldobrandeschi fino ai Farnese, si possono ben leggere i tratti delle fortificazioni medievali e i corpi in conci squadrati delle tre torri.

Intorno a queste, nei primi del Cinquecento, fu realizzata la dimora. In origine erano presenti anche un ponte levatoio e un fossato. Sul lato Est si trova la principale porta di accesso al paese vecchio, sormontata dalla Torre dell'Orologio sul quale campeggia l'antico stemma con gigli e liocorno, identico a quello presente sulla tomba di Ranuccio Farnese sull'Isola Bisentina e a quello della Rocca di Capodimonte. L'intervento di Sangallo – suo con tutta probabilità anche il disegno della loggia, felicemente riaperta dall’ultimo restauro – appare evidente al Piano Nobile. Il salone è grande circa 10 metri x 13,70 – dopo Caprarola, il più grandioso tra quelli delle residenze farnesiane dell’Alto Lazio – e proporzionato 3:4, uno dei rapporti musicali raccomandato da Leon Battista Alberti.

La durata della visita, non fruibile ai diversamente abili a causa di barriere architettoniche che impediscono l’accesso al luogo, è di 45 minuti circa. In caso di particolare affluenza l'ingresso potrebbe non essere garantito. In ogni caso non è richiesta la prenotazione.

Per ulteriori informazioni:
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