Orvieto all'origine del pensiero freudiano
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La psicoanalisi? È nata a Orvieto grazie all’intuizione di una studentessa del Liceo Classico. Lei è Tiziana Tafani, che ha studiato al Gualterio negli anni’80 e ha avuto questa intuizione mettendo insieme vari pezzi dell’opera di Freud, fino ad arrivare all’intuizione che la psicanalisi freudiana, quella del complesso di Edipo è nata all'ombra del Duomo. Una passione giovanile sfociata a distanza di anni nel libro "Freud e Orvieto. Alle origini della psicoanalisi" (Intermedia Edizioni), scritto a quattro mani insieme a Lucio Riccetti, consigliere delegato della Fondazione Besso, che, insieme ad altri relatori, ha tenuto la conferenza sul tema "Il Mosè di Michelangelo e la psicologia dell'arte" svoltasi nella sede romana in Largo di Torre Argentina. Firma la prefazione, Tonino Cantelmi.
Dottoressa Tafani, qual'è stata l'intuizione che l'ha portata ad approfondire in maniera tanto serie l’argomento?
Negli anni '80, mentre frequentavo il corso di filosofia e mi stavo occupando di Freud, esplose un caso mediatico ad opera di uno psichiatra americano, Joeffrey Masson, che pubblicò un libro dal titolo "L'assalto alla verità", che ribaltava completamente le teorie freudiane ritenendole frutto della insaziabile ambizione di Freud e, come tali, destituite di ogni fondamento scientifico. Io rimasi molto colpita dalla vicenda ed iniziai la mia ricerca.
Cosa o chi l'ha aiutata nella ricerca?
La mia guida, il professore di filosofia Bandetto Burli, che mi seguì incuriosito. Comunque per non dilungarmi sui ricordi – sono una romantica, mi fanno male – cercherò di sintetizzare in poche linee la vicenda. Freud aveva elaborato, nel corso della sua ascesa verso la nascita della psicanalisi, la teoria della seduzioni infantile, che in sintesi estrema vedeva gli adulti compiere zioni di seduzione nei confronti dei bambini e nascere in questi delle reazioni di difesa che inducevano a comportamenti nevrotici. Ma la teoria della seduzione infantile nella Vienna di fine ottocento non poteva trovare spazio per una figura di Herr Professor (Gran Professore) quale Freud mirava a diventare. Serviva una nuova teoria, più vendibile e meno ardita. Freud capovolse i suoi studi e da ciò nacque la teoria della seduzione infantile, secondo la quale sono i bambini ad attrarre verso di sé le attenzioni degli adulti. Ripeto: per brevità di racconto sto omettendo tutti i passaggi che portano dall’una all’altra teoria, ma per chi fosse curioso è disponibile la storia per intiero pubblicata prima nei quaderni Orvietani e poi in una monografia che ho scritto a quattro mani, per i tipi di Intermedia, con Lucio Riccetti che ha curato la parte storica e sociologica dell’evento.
Quale è l'evento che poi costituisce il fulcro della vicenda?
Ci troviamo ad Orvieto nel 1897, settembre. Freud risiede all’Albergo delle Belle Arti – Palazzo Bisenzi dove ora campeggia una targa a ricordo di quei passaggi – ed intrattiene un fitto carteggio con un suo amico otorinolaringoiatra, Fliess, ed è proprio a quest’ultimo che destina la nota “lettera di ritrattazione” che segna il passaggio dalla teoria della seduzione infantile a quella del complesso di edipo. Freud aveva visitato la Cappella del Signorelli, dove sono ritratti tutti i castighi e tutte le colpe e ne era rimasto fortemente impressionato. Va ricordato che in quel periodo Freud aveva sottoposto ad una analisi la figura del padre, ritrovando in lui molte colpe che la si conciliavano con la figura del Dio e Padre nella cultura ebraica che Freud abbracciava.
E Orvieto come si colloca in questa storia?
Freud racconta questa vicenda nel libro Psicopatologia della vita quotidiana, al capitolo dedicato alla dimenticanza di nomi propri. Era un viaggio in treno a Trafoi e raccontava ad un suo compagno di viaggio di non perdersi gli affreschi del Duomo di Orvieto: ma non ricorda il nome del pittore. Gli viene in mente Botticelli e Boltraffio, ma non Signorelli. Lo spiega Freud stesso: la radice BO è uguale in entrambi i nomi, ma si dimentica Signor (HERR, signore e padre in tedesco) proprio per la ragione che lo lega alla distanza dal padre. Quando il nome di Signorelli gli torna alla memoria è tutto chiaro: Freud voleva dimenticare la figura del padre e spiega le ragioni che nel 1897 lo portarono, durante il soggiorno ad Orvieto, a modificare la teoria psicanalitica moderna, quella del complesso di Edipo. Questa è in estrema sintesi la storia, che ha dato luogo ad altre importanti opere, teatrali e letterarie, elaborate da studiosi ben più strutturati di una ragazzina di diciotto anni, e la cosa mi ha reso particolarmente fiera. Dalla Storia è nato un libro che lei ha scritto a quattro mani con Lucio Riccetti. L’idea di scrivere un libro è nata per completare il quadro dei passaggi di Freud ad Orvieto, che, come dice Riccetti nel suo scritto, erano legati alla passione che Freud aveva per l’arte e per quella etrusca in particolare. Ne è nato così un racconto a tutto tondo sulla figura di Freud scienziato e uomo.
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