cultura

Mano tesa tra Příbor e Orvieto, nel nome di Freud. Dai soggiorni sulla Rupe al sogno di un docufilm

martedì 4 febbraio 2025
di Davide Pompei

Příbor – il luogo dove Sigmund Freud nacque a maggio del 1856, prima di trasferirsi a Vienna – e Orvieto dove, come ampiamente documentato, soggiornò per la prima volta nel settembre del 1897, all'età di 41 anni, e ancora nel 1902 e 1907. La distanza fisica di oltre 1.290 chilometri tra Repubblica Ceca e Umbria potrebbe ridursi in nome di una progettualità – tutta da definire, ma già in atto – alla vigilia del 2026, quando ricorreranno i 170 anni dalla nascita del padre della psicoanalisi, la più antica tra le correnti della psicologia dinamica. A Freiberg – questo il nome tedesco della cittadina situata nel Distretto di Nový Jičín, Moravia-Slesia – sorge ancora la casa natale, oggi museo, visitabile tutto l'anno, che presenta il suo concittadino più illustre attraverso i suoi pensieri.



Attraverso delle cuffie consente, infatti, di sentire la sua voce fittizia che, in modo sofisticato e meditativo, ricorda gli attimi fondamentali della sua carriera, fornisce ai visitatori una spiegazione multimediale e permette loro di penetrare nei suoi metodi scientifici. In proiezione un cortometraggio, diretto da Jaromír Hasoň. E poi i libri e ancora le illustrazioni del disegnatore e caricaturista ceco Vladimir Jiránek, che presenta Freud nella sua veste meno conosciuta, quella di un uomo che, oltre la ieratica presenza, possedeva un innato sagace umorismo, si scoprirà poi strettamente legato all'incoscio. L'ha visitato, nell'ambito dell'attività di ricerca e approfondimento che sta portando avanti entrando anche in contatto con gli eredi, Patrick Richmond Nicholas, dal 2007 sulla Rupe con una propria galleria.



È qui che in estate il fotografo d’arte cura i ribattezzati "Freud Tours", apprezzati soprattutto dagli stranieri che, in una sorta di moderni Grand Tour, giungono in Italia in cerca delle stesse suggestioni. Fulcro del percorso, ovviamente, la Cappella di San Brizio, in Duomo, dove la vista degli affreschi del ciclo del Giudizio Universale suscitò in Freud quasi una Sindrome di Stendhal, con forte fascinazione mista a turbamento, al punto da dimenticarsi il nome del pittore, il cortonese Luca Signorelli. Una cancellazione radicale, un processo di rimozione della memoria o "semplicemente" un lapsus freudiano – è il caso di dire – che, in seguito, fu interpretato come la connessione al meccanismo di dimenticanza, fondamentale in ogni processo di autoanalisi.



Altra tappa, al civico 36 di Corso Cavour dove è ubicato Palazzo Bisenzi in cui, come ricorda la targa apposta solo nel 2018, il primo psicanalista ha soggiornato. Questi eleganti ambienti affrescati fino al 1915 ospitarono l'Albergo delle Belle Arti per poi riaprire, nel dopoguerra, in Via Postierla. Ulteriore sosta dell'itinerario freudiano cittadino è la Necropoli di Crocifisso del Tufo, citata anche ne "L'interpretazione dei sogni". Immancabili il Pozzo di San Patrizio, il Tempio del Belvedere, la Chiesa di Sant'Andrea, il Museo Etrusco "Claudio Faina" e l'ex showroom nei pressi del Teatro Mancinelli dove Freud, collezionista di oggetti di età classica, si sarebbe mostrato intenzionato all'acquisto di un'opera d'arte.

Un viaggio che ha lasciato forti impronte anche nella recente visita di Jan Malik, sindaco di Příbor, che ha visto con i propri occhi quegli stessi luoghi, e conosciuto il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani. "Insieme – riferisce Nicholas – si è ragionato sulla possibilità di dare vita ad una serie di iniziative tra cui, perché no, un festival dedicato alla psiche". L'opera di divulgazione virtuale, intanto, prosegue con la diffusione di alcuni video su Vimeo che anticipano la volontà di farne un vero e proprio docufilm. "Ho già in mente l'inizio" confessa il fotografo. "È una mano che apre un cassetto e impugna delle immagini di Orvieto. Tra le cartoline dall'Italia trovate nell'abitazione di Freud, molte sono proprio degli scatti orvietani di Luigi Armoni".