Un tour "mostruoso" per un disco "mostruoso". Il Monster Tour dei R.E.M. nel 1995
Controverso, sbagliato, esplosivo, pieno di gioia e dolore, con un sacco di intoppi, il 13 gennaio di 30 anni fa cominciava a Perth, in Australia, il Monster tour dei R.E.M. Per capirne la burrascosità basti pensare che fu chiamato anche Aneurysm tour, per via dell’aneurisma che colpì il batterista Bill Berry durante la tappa in Svizzera e che costò alla band la sospensione di circa 40 date, nonché il suo congedo dal gruppo due anni dopo. La band della Georgia stava passando un periodo di difficoltà, sia personali che discografiche. In realtà erano all’apice del loro successo e, assieme agli U2, erano la più grande rock band del momento. In effetti, quando tiri fuori in pochi anni due dischi come Out of Time (1991, ricordiamo solo il singolo Loosing my religion) e Automatic for the people (1992) verrebbe da chiedersi cosa mai potresti fare di meglio.
Inoltre, l’accostamento politico, voluto e non, ai democratici di Bill Clinton aveva creato qualche tensione, specie con Berry. Ma quello che influenzò maggiormente il cantante e compositore Micheal Stipe, tanto da causargli il blocco dello scrittore, fu la dipartita in breve tempo dei suoi due migliori amici: l’attore River Phoenix, nel ’93 per overdose e Kurt Cobain, compianto leader dei Nirvana, nell’aprile del ’94. A Phoenix è dedicata Find The River di Automatic for the people, a Cobain Let me in di Monster. Che poi è di questo che si tratta, Monster è un disco “mostruoso”, qualcosa che Stipe ha espulso da se stesso per tracciare una linea di separazione con tutti i personaggi negativi della sua esistenza, creando, appunto, un mostro per ogni canzone.
È sicuramente il disco meno autobiografico e più assurdo dei R.E.M. Ma il suicidio di Cobain durante le fasi di registrazione e produzione, bloccò improvvisamente Stipe e portò a galla tutte le tensioni nascoste che i quattro compagni avevano accumulato negli anni. Stipe dichiarerà che non riuscivano a guardarsi in faccia, erano pieni di rabbia e risentimento, un dolore che non gli permetteva di muoversi. In effetti, Stipe subì un altro colpo fortissimo con la morte di Cobain con il quale era legatissimo e sognava di portare via da Seattle, quel gorgo che stava esaurendo il leader dei Nirvana, masticato dal successo mondiale. Dall’altra parte, Cobain ammirava in maniera mistica Stipe, come uomo e come artista, e non vedeva l’ora di potersi svincolare per intraprendere un percorso con lui.
Quello che salvò i R.E.M. in quel momento fu, semplicemente e a un certo punto, il rimettersi in studio a suonare. Anche Cobain, in un certo senso, intervenne attraverso Courtney Love, sua moglie, che portò ai R.E.M. la sua Fender Jag-Stang affinché suonasse nel disco. Magicamente, Stipe tirò fuori tutto, creando delle maschere grottesche che abitano ogni canzone. La band fece il resto con dei suoni graffianti ed esplosivi, abbandonando i toni acustici ed intimisti, un urlo che lacerava la coltre di difficoltà di quel periodo e che, come i grandi artisti sanno fare, coglieva appieno il disagio di un’intera generazione.
E questo urlo, a gennaio del 2025, si decise di portarlo in tour in giro per il mondo; peraltro, fu il primo tour dei R.E.M a supporto di un disco appena uscito, per gli altri si erano rifiutati di farlo. Nonostante i problemi di salute, le difficoltà dell’anno precedente che avevano segnato profondamente i componenti della band, il Monster Tour fu un successo mondiale e durò quasi un anno, fino al 21 novembre del ’95, con il concerto finale di Atlanta. Fra i vari artisti che accompagnarono in apertura il tour ricordiamo Grant Lee Buffalo, Sonic Youth, The Cranberries, Radiohead, Oasis e Louciuos Jackson. A febbraio ’95 furono in Italia, a Torino, Milano, Bologna e Roma registrando sempre sold out. Mancano molto.