Tra apparenza ed essenza "Il Ventaglio di Margaret", una riflessione sull'amore
L’amore ai tempi di Oscar Wilde o, meglio, di un mondo che guarda più all’apparenza che all’essenza. Consensi dal pubblico per la prima per l'Associazione Culturale "Compagnia di Teatro Instabile - Un Sacco Di-Versi" che si è misurata con questo grande tema al Teatro Accademia degli Avvaloranti di Città della Pieve, portando in scena, sabato 14 dicembre, "Il Ventaglio di Margaret" liberamente tratto da "Il Ventaglio di Lady Wildermere" di Oscar Wilde e, con esso, lo spaccato di una società passata in una Londra descritta dai suoi salotti buoni.
Una scelta, una sfida, che per i registi Francesca Anemona e Michele Barbanera, al loro esordio in queste vesti, è stata funzionale a seminare, come spesso accade dal palco di un teatro, spunti di riflessione. E non risposte. "Abbiamo scelto un’opera di Oscar Wilde, se si può dire meno nota – hanno spiegato –, perché da tempo non era stato proposto nel nostro territorio e poi per elargire al pubblico le sue riflessioni. Riflessioni ancora attuali". In primo piano, dunque, l’amore.
Un concetto astratto ma tangibile che se per Francesca Anemona trova forma in "chi è dalla tua parte nel momento del bisogno" e per Michele Barbanera emoziona con "le farfalle nello stomaco", nella narrazione de "Il Ventaglio di Margaret", la loro libera rivisitazione dell’opera di Oscar Wilde, invece, assume più sfaccettature diventando così fantasma di un’intera narrazione. L'amore tra marito e moglie in una società che pensa più all’apparenza che all’essenza e quello genitoriale.
E poi un amore negato da una voluta separazione inziale e, proprio in virtù di questo sentimento, non più recuperabile nella sua forma originaria. Un riscatto che sarà possibile solo attraverso una nuova ed improbabile alleanza, contro una società dell’apparire. Uno scudo per evitare che gli errori del passato, in virtù di una maturata consapevolezza, non si ripetino ancora una volta, perpetrandosi di generazione in generazione.