Alla Libreria Sovrappensieri commozione e partecipazione per la piccola conferenza sul "maschilismo orecchiabile"
Partecipazione, curiosità e voglia di parlarne alla Libreria Sovrappensieri, in località Fanello, dove come annunciato sabato 16 novembre tre cantautori/trici e musicisti/e (Sampaolo - moderatore -, Alice Pelle e Martina Sciucchino) hanno affrontato il tema del "Maschilismo orecchiabile", incrociando opinioni e pensieri con il pubblico intervenuto, attivissimo e curioso, a pochi giorni dalla Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza sulle donne.
Anche Giulia Massarelli, fondatrice del progetto artistico-culturale che promuove diverse forme d'arte al femminile, Lunatika Factory, ha voluto essere presente virtualmente con un comunicato molto sentito. La piccola "non-conferenza" non ha avuto nessun intento di colpevolizzare o demonizzare alcun autore o canzone ma, piuttosto, di mettere in luce quanto certi modelli culturali siano presenti nella nostra quotidianità.
Si è partiti dalla canzone italiana degli ultimi 60 anni (traendo spunto dall'opera omonima di Riccardo Burgazzi per Prospero editore) per parlare poi, più nello specifico, delle esperienze di sessismo nel mondo della musica, dalle turnè alle sale prove, dai concerti nei piccoli locali ai grandi palchi, dalle scuole di musica all'organizzazione di eventi musicali, dalla promozione dell'immagine alla discografia.
Fra brani dove spesso, in maniera "orecchiabile", si inneggia al possesso sulla donna (sei mia...), dove si scambia la cura per controllo (...dove sei stata cosa hai fatto mai...) dove la si pretende senza considerare la sua volontà (ti pretendo...sei l'unico diritto che ho...) e la si "stalkerizza" fino addirittua a rimproverare la "bella stronza" di aver chiamato la polizia e "di essere finito quasi in manette solo perchè avevo perso la pazienza", emerge monolitico un modello culturale antico e difficile da aggirare, dove la predominanza dell'essere umano maschile passa anche attraverso la canzone, specie quella d'amore, dove la competizione e il possesso cancellano il senso stesso del sentimento per riaffermare, canticchiando, la predominanza del maschio, relegando la donna a un ruolo/stereotipo "immobile", oppure angelico o da "femme fatale".
Il tutto in maniera subdola, perchè il canticchiare lo fa sembrare cosa da niente o, peggio, normale e rassicurante. Ma il modello si riflette ampiamente anche nell'ambiente di chi la musica la fa, dove la donna è spesso messa da parte, sempre sessualizzata, considerata un po' meno rispetto ai colleghi maschi, motivo per il quale deve dimostrare con molta più fatica il proprio valore per ottenere il merito che le spetterebbe. Le risatine quando esprime una propria opinione o assume un ruolo direttivo, la supposizione che possa essere nel periodo del ciclo mestruale sono solo alcune delle modalità emerse con le quali i colleghi maschi si approcciano alle colleghe femmine nella professione musicale.
Insomma, "stai zitta e al tuo posto" sono un po' il leitmotiv più o meno esplicito e più o meno presente in tante realtà nel mondo della "musa", dove l'animo umano, la poesia e la sensibilità dovrebbero essere invece la fonte principale dalla quale abbeverarsi. Ma anche nelle convocazioni delle ensamble musicali, fino ai ruoli dei musicisti, dove le donne sono spesso, ancora oggi, relegate al massimo al ruolo delle cantanti o coriste, o comunque convocate per "immagine", quando invece non groupies o "ancelle" e, magari, per stigmatizzare il tutto, si è costretti a organizzare contro-manifestazioni di sole donne (1° maggio, ad esempio).
Negli ultimi anni, fortunatamente, sono stati fatti passi da gigante, ma i modelli culturali sono forti e antichi e ci siamo dentro tutti: se da una parte ne esci dall'altra ne rientri, quasi senza accorgersi e un certo tipo di "conservatorismo" molto forte, certo, non aiuta. Se si considerano poi i dati sul femminicidio e, più in generale, sulla violenza sulle donne in Italia, ci si rende conto che questi modelli oltre che effetti sociali ne hanno anche di letali. Secondo il progetto "Questo non è amore" (2023) della Polizia di Stato, sono 85 i casi giornalieri di violenza sulle donne in Italia, uno ogni quarto d'ora, almeno quelli denunciati.
Eventi come questo aiutano a mantenere alta l'attenzione e a condividere in maniera più consapevole la realtà nella quale viviamo tutti i giorni, con occhi e orecchie più aperte. Al termine, oltre a ospiti e pubblico, è stato ringraziato Riccardo Burgazzi, anche se non presente "dal vivo", per aver dato ispirazione con la sua opera a questa sentita discussione. "Mi sono avvicinata all'insegnamento proprio per cercare, nel mio piccolo, di cancellare la violenza di genere, creando un luogo dove bambini e bambine, insieme, condividessero la musica" così, con un pò di commozione, chiude la piccola non-conferenza la cantautrice Alice Pelle.