"La valanga azzurra" di Giovanni Veronesi travolge anche Bolsena
"Dieci anni di vittorie e contraddizioni. Di grandi soddisfazioni per gli italiani". Giovanni Veronesi, sabato 16 novembre, come annunciato, è al Multisala Moderno di Bolsena per presentare, in un incontro condotto da Franco Grattarola e con la direzione artistica di Emiliano Leoncini, il documentario "La valanga azzurra", prodotto da Domenico Procacci. Una pagina di storia non solo sportiva, quella dal ’74 all’84, ma anche di cambiamenti di moda e costumi, di sviluppo territoriale e di abitudini consumistiche, che si intrecciano con i ricordi della sua infanzia, "di quando ogni sabato andavo a sciare".
Tutto in un presente che riscopre il romanticismo di una passione rimasta sopita per cinquant’anni, da quando fu posta la parola fine dalla madre, dopo un incidente del figlio, e che è stata rispolverata ed approfondita nei suoi contenuti. "Non vuole essere un lavoro giornalistico, ma emotivo" anticipa il registra agli spettatori, ai quali spiega di come sia stato mai così necessario quanto strategico il lavoro di montaggio del materiale girato. E proprio dal susseguirsi e dall’intreccio delle testimonianze che emergono personalità e contenuti narrativi, che trovano e danno ritmo alla storia nel suo complesso che si arricchisce di un’eccellente fotografia, di un’eloquente colonna sonora e di video di quegli anni, oltre a titoli e pagine di giornali.
Ecco quindi tornare sotto i riflettori prima di tutto la squadra e, in primis, Gustavo Thoeni, Piero Gros, Paolo De Chiesa. Di ieri e di oggi. E con essi gli avversari e prestigiosi contributi. Oltre alla pista, mondiali e giochi olimpici invernali ci sono le coppe, trofei e medaglie. Storie familiari, di sacrificio e coraggio. Raccontate e inespresse, esplicite e da immaginare. Frammenti del tecnico Mario Cotelli e testimonianze di chi lo ricorda. Proprio come l’allenatore Oreste Peccedi, al quale è stato dedicato il lavoro di Veronesi.
Un lavoro, insomma, che permette al piccolo Giovanni, ormai cresciuto, di chiudere un cerchio esistenziale, ma anche di regalare al suo pubblico e a chi in quegli anni seguiva lo sport o da bordo pista o da una televisione in bianco e nero qualche tassello in più di quello che è stato un sogno italiano incarnato, in un gioco individuale quale è quello dello sci, da una squadra. Nel documentario, infatti, c’è una rivelazione. Una vicenda che non era mai stata raccontata. Una storia nella storia.