cultura

Odio o amore per Halloween. Ma perché?

giovedì 31 ottobre 2024
di Pierfrancesco Sampaolo

Di tutte le feste che hanno assunto una connotazione commerciale e consumistica, Halloween, da quando è approdata in Italia, mette in allarme la morale di molti. Ma è veramente così preoccupante? Già da giorni i social si stanno popolando di post e meme anti-Halloween, nei quali si accusa la ricorrenza celtica, oltre che essere di recente importazione e quindi non appartenente alla nostra cultura, di glorificare l’occulto, satana, belzebù e compagnia cantante.

Tutto questo diventa ancora più “orribile” perché, come tutte le feste commerciali, ha come target principale i bambini che, in gruppetti festanti vestiti da streghette, scheletri e vampiri, si aggirano per le case al motto di “dolcetto-scherzetto”. Al di là della polemica che si sviluppa nella pubblica opinione, anche la Chiesa Cattolica in molti casi ha espresso una certa contrarietà per la festa, indicando che si concentra molto sulle parti macabre e poco sulla vigilia di ognissanti.

 Eh sì, perché Halloween, festa di origine celtica (zone della Gran Bretagna/Irlanda attuali) sta a significare proprio questo, vigilia di ognissanti. La festa celtica (Samhain originariamente) era il 1° novembre e celebrava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno, un giorno particolare dove il mondo dei morti poteva incontrare quello dei vivi e della luce. “Dolcetto-scherzetto” si dice, poi, provenga dalla tradizione di lasciare agli spiriti delle cose da mangiare affinché non recassero maledizioni, oppure al fatto che i poveri in quel giorno girassero per le case chiedendo da mangiare e, se rifiutati, auguravano malanni e sfortuna.

Insomma, in sintesi, tutt’altro che la celebrazione dell’oscurità ma, anzi, un’esortazione alla comprensione, alla generosità, oltre che alla conciliazione. Con l’avvento del cristianesimo, come per un’enormità di altre ricorrenze, le feste pagane vennero sostituite con quelle cristiane e Samhain divenne Ognissanti. Ma chi era ancora legato a questa antica tradizione spostò al giorno prima la ricorrenza (31 ottobre) chiamandola, cristianamente, All Hallow’s Eve (1795) ovvero vigilia di ognissanti.

Anche il Natale (prima festa della luce, Saturnalia - 17 al 23 dicembre - e Natalis Solis, nel mondo Romano e pre-romano) e il presepe (nel mondo romano la celebrazione dei Lari durante i Saturnalia), ad esempio, subirono la stessa sorte venendo cristianizzate. Ciò va detto perché quando il cristianesimo divenne istituzionale e cominciò la sua attività evangelica dovette scendere a patti con la millenaria e preesistente tradizione pagana, mantenendo quindi le stesse ricorrenze ma cambiandone nomi e significati. Con la globalizzazione, il cinema e la letteratura, la festa di Halloween dal mondo anglosassone è arrivata fin qui, nel bacino del Mediterraneo. 

Detto ciò, al di là dei cenni storici e delle sensibilità di ognuno, forse si potrebbe accettarla per quello che è, ovvero una festa, un’occasione di gioia, un momento per stare insieme e fare baldoria, anche con i bambini. Davvero siamo diventati così tristi da non rendercene conto? Eppure di bisogno di festeggiare e stare insieme ce ne sarebbe molto, visto quello che succede nel mondo attorno a noi, ma anche in “casa”.

È vero che la polemica è un’attività floridissima in ognuno di noi, ma, probabilmente, accogliere quello che c’è di bello e sano nelle cose che abbiamo attorno è una capacità che dovremmo riscoprire, magari scrollandoci di dosso qualche livore e frustrazione di troppo, che ci appesantiscono e ci fanno vivere male. Per cui, evviva Halloween!